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L’inchiesta del pm Tonini al cuore del sistema-Venezia: fondi neri creati dalle aziende per pagare l’affidamento di nuovi appalti

VENEZIA – Mantenere la pax tra le aziende e sostenere i politici chiamati a ricoprire posti chiave per assicurare i lavori: i fondi neri, per milioni di euro, potrebbero essere serviti a questo secondo l’ipotesi investigativa della Guardia di finanza di Venezia. Se accontenti tutti, nessuno si lamenterà, almeno che non arrivi una semplice verifica fiscale della Finanza, come è accaduto alla cooperativa San Martino di Chioggia, a scoprire false fatturazioni e fondi neri. Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria stanno cercando di mettere uno vicino all’altro i tasselli dell’inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova, che due settimane fa ha visto finire agli arresti domiciliari sette persone, tra le quali il presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati per un appalto pilotato al porto, con accuse di turbativa d’asta e fatture false. Ma nelle oltre 700 pagine dell’informativa dei finanzieri – in gran parte coperte da omissis – ci sono già riferimenti ai presunti finanziamenti illeciti per le campagne politiche del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che ha già respinto al mittente tutte le accuse, al consigliere regionale del Pd, Giampietro Marchese, di cui venerdì sera è stata annunciata l’auto-sospensione dal partito, e di Renato Brunetta – anch’egli ha ribadito che tutti i finanziamenti sono regolari – quando tre anni fa si candidò per guidare Ca’ Farsetti. Il filone dei presunti finanziamenti illeciti alla politica è quello più delicato dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paola Tonini, che a partire da questa settimana sentirà prima Pio Savioli, una delle figure chiave dell’indagine, e poi di nuovo Giovanni Mazzacurati, già interrogato giovedì, negli uffici della Finanza di Mestre, alla presenza anche del pubblico ministero Stefano Ancilotto, che sta indagando invece sui fondi neri della Mantovani a trazione Piergiorgio Baita. L’ex ad dell’azienda pigliatutto in Veneto per ciò che riguarda le grandi opere ha già raccontato la sua versione dei fatti – i verbali sono secretati – e ottenuto così il via libera per il patteggiamento a 22 mesi. Pio Savioli, se veramente vuoterà il sacco, potrebbe fornire spunti tra i più preziosi per l’indagine. L’uomo del Consorzio Veneto cooperativo nel Consiglio direttivo del Consorzio è ritenuto dai finanzieri la longa manus di Mazzacurati, il collettore del denaro pagato dalle aziende, nella misura dello 0,5% del valore dell’appalto, per avere la garanzie di poter lavorare. Soldi che, secondo i finanzieri, in parte restano nella tasche di Pio Savioli (tra il 5% e l’8%) e in parte andavano ad alimentare quei fondi nero i cui ultimi destinatari sono con buona probabilità indicati negli omissis posti dal pubblico ministero sulla relazione della finanza che, in laguna, fa tremare destra e sinistra.

Francesco Furlan

 

INTERROGATORIO – Savioli, doppio round davanti ai magistrati

Un’altra settimana importante per l’inchiesta: l’interrogatorio del consigliere Pio Savioli è previsto tra lunedì e martedì mentre giovedì primo agosto ci sarà il Riesame. Attualmente Savioli infatti si trova agli arresti domiciliari. Se decidesse di parlare forse gli potrebbero essere revocati. Venerdì 2 agosto invece dovrebbe esserci il Riesame per presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, e di altre persone coinvolte nell’inchiesta. Ulteriori sviluppi dell’indagine sono previsti dalla fine di agosto.

 

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