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MARGHERA – Eni, la svolta ambientale con la raffineria “ecologica”

MARGHERA – Con la “svolta ambientale” meno emissioni, garantita l’occupazione a 180 addetti

In arrivo il via libera per la riconversione dell’impianto, dal 2014 la produzione di biodiesel

LA LOGISTICA – Distribuzione di carburanti alimentata dall’oleodotto

Rischiava di essere rottamata assieme ai suoi circa 300 addetti, invece sarà riconvertita. La raffineria Eni di Marghera, dopo 87 anni di onorato servizio, diventerà la prima Green Refinery “riciclata” al mondo. L’inizio della produzione, come annunciato a suo tempo dall’Eni, è previsto per la fine di marzo 2014 ma prima c’è da affrontare la riconversione dell’impianto.

«L’iter autorizzativo è in via di completamento», spiega l’ingegner Giacomo Rispoli, responsabile ricerca e grandi realizzazioni del gruppo Eni. Dopo aver presentato al ministero dello Sviluppo economico i pareri positivi delle autorità locali e del ministero dell’Ambiente, si attende la delibera di Giunta regionale per il rilascio della determina dirigenziale del ministero per dare il via ai lavori, previsto entro la fine di ottobre. Il costo dell’operazione si aggira sui cento milioni di euro, mentre la costruzione ex novo di un impianto di produzione di biocarburanti ne avrebbe richiesti 6-700.

Nel frattempo Eni ha già ordinato gli apparecchi che trasformeranno l’impianto di Marghera per la produzione di biodiesel, in base a un progetto brevettato dalla holding energetica. La raffineria al momento è ferma e solo una parte di questa continuerà a lavorare la virgin nafta per la produzione di idrogeno, che a sua volta servirà a produrre il combustibile “verde”. Il complesso, una volta a regime, lavorerà l’olio di palma che sarà sbarcato a Marghera dall’Estremo oriente. Il trattamento con l’idrogeno, in base un brevetto innovativo, produrrà un additivo che sarà poi miscelato al gasolio, con una resa nettamente migliore rispetto al biodiesel in commercio, e con una concentrazione di origine vegetale superiore (fino al 30% rispetto al 7% attuale).

«Ma la nostra ricerca – prosegue Rispoli – si concentra anche su altre materie prime come le microalghe, i grassi animali e gli scarti agricoli», dai quali estrarre i lipidi da trattare per produrre biodiesel. Che oltre ad alimentare camion e auto potrebbe in futuro far navigare le navi, se avrà successo una sperimentazione in atto con la Marina.

Nel 2015, una volta a regime, la raffineria di Marghera garantirà metà del fabbisogno attuale di biodiesel per Eni. Ma il sito veneziano, che si estende per 110 ettari, continuerà a distribuire carburanti tradizionali per tutto il Nordest, attraverso l’oleodotto che collega la raffineria al terminal di San Leonardo, all’imbocco del canale Malamocco-Marghera. Tutto ciò con emissioni nell’atmosfera più limitate, con l’impiego sempre più ridotto di sostanze petrolifere e con la garanzia di 180 posti di lavoro. Un piccolo miracolo, con la crisi economica che ha ridotto i consumi mettendo in crisi le raffinerie in mezza Europa.

 

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