Gazzettino – Le “fabbriche” abusive dell’alta moda.
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14
ott
2013
RIVIERA DEL BRENTA Tutte gestite da cinesi. Scoperti 22 lavoratori in nero. Sequestri anche a Cavarzere
Blitz dei carabinieri: chiusi dieci laboratori illegali che producevano scarpe e abiti per griffe italiane ed estere
OPERAZIONE A TAPPETO – Due dei 22 laboratori cinesi controllati dai Carabinieri di Chioggia, dall’Ispettorato e dalla Direzione provinciale del Lavoro
Blitz nei laboratori dei cinesi “in nero”
CARABINIERI – Maxi-operazione in Riviera, a Cavarzere e a Cona. Comminate multe per 60mila euro
Chiuse 10 ditte su 22 controllate. Fornivano scarpe e capi alle griffe dell’alta moda
Chiuse 10 ditte, scoperti 22 lavoratori in nero e applicate sanzioni amministrative per oltre 60mila euro.
Stangata delle forze dell’ordine nei confronti di aziende del veneziano che sfruttano il lavoro nero. La maggior parte delle aziende controllate, tutte gestite da cinesi, lavora nel reparto calzaturiero della Riviera del Brenta per prestigiosi marchi nazionali ed internazionali del settore. Idem per i laboratori tessili operanti nel territorio Cavarzerano che confezionano vestiario per notissime firme di alta moda. I laboratori chiusi dai carabinieri si trovano uno a Fossò, uno a Vigonovo, uno a Fiesso d’Artico, quattro a Cavarzere, uno Campolongo Maggiore, uno a Campagna Lupia ed uno a Cona.
L’ennesima operazione delle forze dell’ordine contro il lavoro nero ha impegnato per giorni i carabinieri della Compagnia di Chioggia e del nucleo dell’Ispettorato del Lavoro, congiuntamente agli ispettori della Direzione Provinciale del Lavoro di Venezia, mettendo in campo 35 carabinieri e 24 ispettori del lavoro.
Sono stati sottoposti a controllo 22 laboratori, tutti di cittadini cinesi, nei quali lavoravano solo ed esclusivamente loro connazionali. E, su 22 controllati, sono state riscontrate irregolarità in materia di lavoro su 12 laboratori, di cui dieci sono stati chiusi con provvedimento di sospensione immediata in quanto impiegavano manodopera in nero con una percentuale superiore al 20% della forza lavoro presente.
I lavoratori controllati sono stati 120 e per 22 di loro è stato riscontrato il lavoro in nero. Un operaio è risultato essere anche clandestino, e il titolare del laboratorio nel quale lavorava è stato denunciato in stato di libertà, come è stato denunciato anche l’operaio straniero per il reato di clandestinità. Alle ditte controllate sono state complessivamente comminate sanzioni amministrative comminate per oltre 60.000 euro.
Per poter continuare a lavorare tutte le aziende sospese dovranno ottemperare alla regolarizzazione dei lavoratori in nero, provvedendo alla loro assunzione e al ripristino delle condizioni di tutela assicurativa e contributiva, nonché pagare una cospicua multa di sanzioni accessorie. Da segnalare che qualche tempo fa l’”Associazione Tomaifici Terzisti Veneti” aveva inviato alla Guardia di Finanza di Venezia un dossier-denuncia con tanto di nominativi, targhe e luoghi di quanti lavorano in nero.