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Nell’ex cava di ghiaia “Castagnole” si dovevano stoccare 430 mila metri cubi di rifiuti speciali. Ora parola a Venezia

PAESE – Lunedì sera dal consiglio provinciale è arrivato il “no” all’unanimità da parte del Sant’Artemio al progetto presentato dalla Dal Zilio Inerti per l’impianto, da realizzare nell’ex cava di ghiaia “Castagnole”, dove stoccare 430 mila metri cubi di rifiuti speciali non tossico nocivi, tra cui fanghi derivanti dalle bonifiche o materiali di costruzione.

«La commissione ambiente della Provincia aveva già bocciato il progetto, tenuto conto anche del parere negativo dell’Arpav dal momento che l’impianto non si inserisce nella gerarchia dei rifiuti», spiega l’assessore provinciale all’Ambiente, Alberto Villanova. Ed è con questa premessa che il consiglio provinciale ha espresso il proprio parere unanime contro l’impianto, unendo nella decisione la maggioranza e l’opposizione. Si tratta di un parere vincolante, quello del Sant’Artemio, che ora verrà trasmesso alla Regione a cui spetta la decisione definitiva.

Ma il pronunciamento del consiglio provinciale dell’altra sera rappresenta di fatto un importante stop al piano della Dal Zilio Inerti.

«Il parere dell’Arpav sulla discarica è stato confortante perché in linea con le politiche ambientali della Provincia», continua l’assessore Villanova, «In materia di rifiuti, puntiamo sempre più al recupero».

L’impianto che la Dal Zilio Inerti ha chiesto di realizzare all’ex cava “Castagnole” prevede il conferimento di circa 560 mila tonnellate di rifiuti in otto anni.

Contrari al nuovo sito sia il Comune di Paese che l’associazione Paeseambiente. Del caso è stata informata anche la Commissione europea attraverso l’interrogazione dell’eurodeputato Andrea Zanoni. Il progetto era vecchio di tredici anni ed era tornato negli ultimi mesi alla ribalta dopo le vittorie da parte dei proponenti al Tar e al Consiglio di Stato che sembravano, almeno sulla carta, aver dato un punto di vantaggio alla Dal Zilio Inerti. Ma di traverso si sono messi i cittadini, gli ambientalisti, il Comune e da ultima la Provincia. Ora la parola passa alla Regione che non potrà non tenere conto del pronunciamento.

Rubina Bon

 

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