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Il convoglio parte al minuto 11, quello in arrivo deve giungere al minuto 14: ma il binario è unico

Orario cadenzato e ritardo programmato nella linea Montebelluna-Padova. Già, perché c’è una incongruenza lampante nel nuovo orario cadenzato per la linea Montebelluna-Padova: il treno in partenza per Padova parte al minuto 11, quello in arrivo da Padova deve giungere al minuto 14. Dato che è binario unico, per buona parte delle corse giornaliere il treno per Padova non può partire in orario, deve prima attendere l’arrivo del convoglio da Padova. E infatti i tempi di percorrenza Montebelluna-Fanzolo sono più lunghi di alcuni minuti dei tempi che impiega il treno ad andare da Fanzolo a Montebelluna. Sarà perché i treni lungo tale linea sono quasi sempre in ritardo e quindi l’incongruenza passa inosservata, però alla fine è l’orario stesso a sancire il ritardo nell’ora di partenza.

«L’orario cadenzato va bene come filosofia perché gli utenti memorizzano meglio l’orario», dice il sindaco di Montebelluna, Marzio Favero, «certo ha creato vari problemi, soprattutto ai pendolari. Ne ho parlato con l’assessore Chisso, che ha capito, ha chiesto un po’ di pazienza e promesso che saranno cercate le soluzioni ai problemi sorti con il nuovo orario cadenzato. Da parte mia ho raccolto le segnalazioni dei pendolari e le ho trasmesse alla Regione e a Trenitalia».

E a Montebelluna con l’orario cadenzato sembra essere nato un problema indiretto. L’allungamento delle code ai passaggi a livello. «L’impressione è che il periodo di chiusura dei passaggi a livelli sia stato allungato», dice il sindaco, «perché le code di macchine ferme sono diventate molto più lunghe rispetto a quando c’era il vecchio orario. È una impressione e per verificare se è così o no ho chiesto al comandante della polizia locale di verificare i tempi di chiusura dei passaggi a livello, perché se sono aumentati chiederò che si intervenga in modo da ridurli per non creare eccessivi problemi al traffico».

(e.f.)

 

PENDOLARI  «Per andare a Verona costretta a fare due abbonamenti»

Non c’è una sola tratta che si salva. Il nuovo orario cadenzato scontenta proprio tutti. Anche spostarsi tra Treviso e Verona è diventata una corsa ad ostacoli, e piuttosto costosa. Sì perché o all’andata o al ritorno è necessario salire sulle Frecce. E il costo del biglietto va quindi alle stelle. È il caso di Silvia De Rosa, trevigiana che a Verona si reca tutti i giorni per lavoro.

«Ho scritto all’assessore Chisso, al Ministro dei trasporti per lamentarmi e segnalare cosa non funzione. Anche a Trenitalia che mi ha risposto che non c’è in vista alcuna modifica all’orario», dice.

La tratta Treviso-Verona già prima dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato non era particolarmente fornita. D’altra parte i pendolari sono decisamente meno numerosi rispetto alla Treviso-Venezia che pure non ha mai mancato di generare polemiche e lamentele. Per recarsi a Verona c’è un solo diretto, alle 7.12 della mattina. Perso quello, è necessario andare a Mestre, e lì cambiare treno per prendere il diretto verso Verona. L’alternativa è cambiare a Vicenza. «Il problema, oltre i disagi per gli orari, è che si devono fare più abbonamenti», prosegue Silvia De Rosa, «per Trenitalia un abbonamento vale solo per una tratta».

E il fatto che un pendolare si abboni alle Frecce non cambia nulla, non dà il diritto di viaggiare su un treno di livello inferiore, su una tratta diversa.

«Il mensile sulle Frecce costa 180 euro. E l’unico diretto della mattina è proprio un Frecciabianca. Mentre al ritorno sono costretta a passare per Mestre», continua. Per protestare Silvia De Rosa ha deciso di pagare un solo abbonamento: «La situazione era già difficile prima, ora con l’orario cadenzato i treni sono addirittura diminuiti», conclude.

Federico Cipolla

 

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