Gazzettino – Autostrade. Un coro di proteste: “Zaia, abbassa le tariffe”.
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2014
E i “padroncini” smentiscono il ministro Lupi
Filippin: «Prima il caos dei treni, ora la stangata decisa da Cav»
VENEZIA – Il rincaro delle tariffe è una mazzata per gli automobilisti, i pendolari, gli autotrasportatori. Infatti, è subito un diluvio di reazioni da parte di esponenti politici ed economici. Che rispondono criticamente anche a Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, che ha proposto «l’introduzione subito di un sistema di abbonamenti anche sul sistema autostradale con l’obiettivo di ridurre i costi del 20 per cento». Secondo le associazioni di categoria è impraticabile. Paolo Uggè, presidente Fai Conftrasporto: «Chi paga i 20 miliardi necessari?».
Sul territorio veneto è un fioccare ininterrotto di proteste. Rosanna Filippin, segretaria regionale del Pd: «Prima il caos degli orari ferroviari, adesso la stangata da parte della società che fa capo alla Regione: Luca Zaia riduca gli aumenti autostradali». Antonio De Poli, senatore Udc: «Le autostrade venete hanno subito rincari record, mentre alcune aree del Paese sono state “graziate”. Il governo riveda gli aumenti».
E dal palazzo della Regione si fanno sentire Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, del Pdl-Nuovo Centrodestra. «Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti, le tariffe non possono diventare proibitive e lo stesso discorso vale per le tratte venete della Società Autostrade». Chiedono la convocazione della commissione Trasporti regionale. «Una cosa è certa, un pendolare da Padova Est a Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è uno stipendio medio che si volatilizza. Il nostro non è un no pregiudiziale, ma un appello perché ci si muova con gradualità».
E da Roncade, il deputato Pd Simonetta Rubinato fa quattro conti per le famiglie costrette a trasportare periodicamente in ospedale malati di tumore. «Per chi deve raggiungere Padova o Verona, entrando a Treviso Sud, il costo fra andata e ritorno, considerando pedaggio e carburante, varia fra i 30 e i 50 euro. Con quattro viaggi la settimana, si arriva a 500-800 euro mensili. Bisogna riconoscere agevolazioni a chi deve recarsi in centri di cura fuori dalla provincia di residenza».
Infine, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale ex Udc, attacca Flavio Tosi, presidente della A4 Holding (ex Serenissima) che ha definito «inevitabili» gli aumenti. «Non provi a scaricare le colpe su altri, perchè da quasi un decennio a comandare in autostrada è la Lega».
Gli aumenti dei pedaggi danneggiano soprattutto pendolari e autotrasportatori
LA STANGATA – I forti rincari messi in atto dalle società concessionarie ostacolano la mobilità nell’area destinata all’integrazione
“Balzelli” autostradali record, scacco alla Città metropolitana
PASSANTE – L’arteria che ha risolto i problemi del traffico nell’area di Mestre è costata più di un miliardo di euro.
2.80 È IL COSTO IN EURO
1.000 EURO IN PIÙ
«Ma questo è un balzello che colpisce pesantemente il reddito mensile di decine di migliaia di pendolari che si spostano nell’area metropolitana centrale del Veneto». Beppe Caccia, gianburrasca razionale della politica veneziana (e non solo), disvela con un termine di derivazione antica, il paradosso che interseca la riforma amministrativa che ancora non c’è e la politica tariffaria praticata sulla pelle di chi è già abituato a muoversi nel Veneto, in treno o in auto, come in un agglomerato urbano diffuso. Perchè il balzello iniquo, in un tempo lontano, veniva imposto nel momento in cui un viandante o una merce entravano in una città, protezionismo di un’economia nient’affatto liberale.
Invece, questa imposizione continua lungo le vie di comunicazione autostradali che vanno da Vicenza a Treviso, da Padova a Venezia, assomiglia tanto, in una logica di Città Metropolitana nascente, a una tassa per un cittadino che si trasferisca da un quartiere all’altro di una realtà territoriale condivisa. Come se a un veneziano fosse chiesto, sul Ponte della Libertà, di pagare per entrare a Mestre. O viceversa. Come se un padovano dovesse aprire il portafogli per spostarsi da piazza delle Erbe alla Zona Industriale. È l’effetto dei rincari d’inizio anno per gli automobilisti e dei nuovi orari, accoppiati agli annosi disservizi, per i pendolari dei treni.
Tutto in nome di logiche di bilancio, tutto in regola con le norme, perfino benedetto dalla legge di stabilità. Ma il risultato è ciò che conta: muoversi per lavoro o studio, per diletto o necessità, è più difficile e più caro. E pensare che la legge di riforma delle città metropolitane è in dirittura d’arrivo, approvata alla Camera a fine anno, attende solo il voto in Senato. La Letta-Delrio potrebbe modificare la geografia del Veneto, a partire da Venezia e provincia, per proseguire con accorpamenti di altre realtà territoriali, sugli assi Verona-Vicenza-Rovigo o Padova-Treviso. E questo rende più irridenti gli aumenti tariffari che si stanno abbattendo sugli automobilisti. A partire dalla stangata sulla Venezia-Padova che, come ha ammesso il presidente di Cav, Tiziano Bembo, «serve a pagare il Passante».
Giorni fa Luigi Brugnaro, past president di Confindustria Venezia, ha scritto al Gazzettino trionfante: «L’anno nuovo porta in dote la Città metropolitana di Venezia, un obiettivo al quale abbiamo lavorato a lungo». Gli imprenditori hanno bisogno della libertà di movimento e delle integrazioni (che semplifichino) come dell’aria che respirano le loro aziende. E nella legge nuova di zecca è scritto (articolo 1, comma 2) che tra le finalità delle Città metropolitane ci sono «lo sviluppo strategico del territorio», nonchè la «promozione e gestione integrata di servizi, infrastrutture e reti di comunicazione». E all’articolo 9, comma 1, lettere b), c) e d), si elencano pomposamente «le seguenti funzioni fondamentali»: «mobilità e viabilità», «pianificazione territoriale di strutture di comunicazione», «strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici».
Per il momento ci sono i rincari che il comitato Opzione Zero di Mira bolla con comunicati di fuoco che attaccano anche il progetto della Orte-Mestre e annunciano un dossier sul Passante «con le spericolate operazioni finanziarie della Cav e i possibili collegamenti con il cosiddetto “sistema Veneto” al centro delle inchieste della magistratura».
«La stangata è il risultato di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, serviti ad ingrassare i profitti del sistema politico-affaristico di imprese come la Mantovani. Ricordate come i Galan e gli Zaia glorificavano il Passante e la nascita di Cav spa come straordinario esempio di “federalismo autostradale” e ci raccontavano la balla che tutto sarebbe stato pagato dai privati?» denuncia Beppe Caccia. Ovviamente in attesa di repliche da parte degli interessati.
Giuseppe Pietrobelli
Il “reggente” Ivo Rossi: «La Regione si prenda le proprie responsabilità. Veneti non tutelati»
«La Regione si prenda le sue responsabilità». Ad andare all’attacco è il vicesindaco reggente Ivo Rossi che spara a zero contro l’aumento delle tariffe autostradali.
«Sarebbe importante che la Regione studiasse una salvaguardia per chi, residente nell’area metropolitana, fa un uso sistematico delle autostrade tra Padova, Venezia e Treviso – spiega Rossi da sempre sostenitore della Città metropolitana- : le tecnologie ci sono, occorre stabilire se Zaia e la sua Giunta siano in grado di sostenere questa volontà». «Dopo tanti proclami da parte del Governatore del Veneto – rincara la dose il primo cittadino – sarebbe ora che arrivasse un segnale forte di attenzione verso chi in Veneto ci vive, sul fronte dei trasporti tra i diversi quartieri della grande area metropolitana che si snoda lungo l’asse dell’A4 e del Passante». «Chiediamo a Luca Zaia di tradurre in fatti il suo »Prima il Veneto”. La Cav è controllato a metà dalla Regione ed a metà dall’Anas: la Regione potrà fare qualcosa o è sempre compito di qualcun altro? Questa volta alibi non ce ne sono” dice ancora Rossi che poi conclude polemicamente: «Non vorremmo che, dopo aver vessato le aziende di trasporto pubblico comunale e provinciale, con riduzione dei trasferimenti regionali a fronte di costi crescenti, la mannaia della Regione penalizzasse ulteriormente proprio quei cittadini, che almeno a parole, voleva privilegiare».
Il vicesindaco Simionato: «Una contraddizione e uno smacco al progetto delle aree integrate»
«Una contraddizione, uno smacco alla città metropolitana». Così il vicesindaco del Comune di Venezia, Sandro Simionato, a proposito dell’aumento dei pedaggi autostradali del 250 per cento e dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato dei treni.
«Se per le autostrade si sa che l’aumento è anche legato alla realizzazione del passante di Mestre – prosegue Simionato – per quanto riguarda i treni non c’è una giustificazione. E qui appare evidente come sia necessaria una redistribuzione delle competenze a livello territoriale, perchè gli enti locali sono tagliati fuori da queste manovre e non hanno margine di intervento».
Insomma, una contraddizione per l’idea di città metropolitana che tutti a parole vorrebbero veder realizzata, ma che di fatto si scontra con tante forme di sgretolamento del territorio, anche per quanto riguarda la mobilità.
Nel frattempo la Regione ha deciso di disdire il contratto di servizio con Trenitalia che però rimarrà valido per tutto il 2014 e anche per l’anno successivo, in attesa del bando per un nuovo gestore.
«Certo – conclude Simionato – ma per altri due anni che cosa dobbiamo fare? Aspettare il treno sperando che arrivi o, meglio, che parta quando serve? La mobilità è uno degli assi portanti della città metropolitana, bisogna garantire nel territorio la massima celerità negli spostamenti della popolazione. Questi interventi vanno invece nella direzione opposta e rappresentano una grande contraddizione».
Giovanni Manildo: «Spingere la PaTreVe. Gli aumenti non aiutano servono agevolazioni»
«La mia opinione è che la mobilità nell’area della PaTreVe debba essere incentivata non ostacolata. E l’aumento delle tariffe non aiuta di certo. Mi vedrò con il sindaco di Padova e di Venezia per parlare di questo problema. Stiamo pensando a come introdurre delle tariffe agevolate per i pendolari anche se una soluzione andrebbe chiesta alla Regione e a Zaia». Giovanni Manildo, sindaco di Treviso, parte da un presupposto: la PaTreVe esiste già nei fatti anche se non ancora da un punto di vista giuridico. Ed esistono anche i flussi di persone che si spostano da Treviso a Padova e Venezia o che fanno il tragitto inverso per andare a lavorare o per raggiungere la propria abitazione. La città metropolitana è quindi una realtà con cui fare i conti e la politica dell’aumento delle tariffe, nel caso dei pedaggi dell’autostrada, va nella direzione contraria. «Sì, questi aumenti vanno dalla parte opposta rispetto al percorso giuridico intrapreso – continua Manildo – sono convinto che non sia questo quello di cui ha bisogno la nostra area, ma di una politica che renda ancora più fluida una mobilità che già esiste e ha proporzioni rilevanti. Tra Treviso, Venezia e Padova la gente si sposta per motivi di lavoro o di famiglia. Per questo sono rimasto molto colpito dalla notizia dei rincari sulle autostrade. E anche sugli orari dei treni e la loro frequenza avevamo posto delle questioni ben precise a Chisso. Con gli altri sindaci ci parleremo ragionando sulla possibilità di introdurre delle agevolazioni. Anche se poi la questione andrà girata alla Regione».
«Bloccate subito gli aumenti sulla Dolo-Padova»
Mozione del capogruppo dell’Udc di Venezia Simone Venturini, subito appoggiata dal consigliere Beppe Caccia
Il Capogruppo del Unione di centro in Consiglio Comunale di Venezia, Simone Venturini, è intervenuto con una mozione contro gli aumenti delle tariffe autostradali nella tratta Dolo-Padova e sulla mancata realizzazione dell’arretramento ad ovest del casello di Villabona. «Gli aumenti sono inaccettabili per modalità e per entità – secondo Venturini – L’utilizzo dell’automobile e dell’autostrada, specie nelle tratte utilizzate dai pendolari, non può diventare un lusso per pochi.» Venturini chiede al Consiglio Comunale di assumere una posizione netta: «CAV e Regione congelino immediatamente gli aumenti nell’attesa di un serio piano per la mobilità nell’area metropolitana Patreve e dell’arretramento della barriera di Villabona, operazione già prevista ma mai realizzato».
Anche il Consigliere comunale della lista “In Comune” Beppe Caccia chiede «il congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi autostradali». Secondo Caccia «la stangata è il risultato prevedibilissimo di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, narrati come strumento risolutivo dei problemi della mobilità in Veneto. Ricordate come i Galan e gli Zaia glorificavano la realizzazione del Passante e la nascita di CAV SpA come straordinario esempio di “federalismo autostradale” e ci raccontavano che tutto sarebbe stato pagato dai privati? E invece pagano i cittadini.»
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Scusate: ma tutte queste “eminenze” politiche che definire
inutili è fargli un complimento, dov’erano quando non sono
stati rispettati i patti oppure quando si è deciso di spennare
il popolo che lavora e produce oppure studia ???
Soltanto ora si accorgono che non sono stati capaci di
risolvere i problemi delle comunità che rappresentano ???
E’ arrivata l’ora di mandarli tutti a casa a lavorare (se ne sono
capaci), di qualunque colore politico siano.