Nuova Venezia – Mestre. Business commerciale anche all’Angelo
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
18
gen
2014
IL CASO
di Paola Gasbarri – Cobas Sanità Venezia
Ha fatto bene l’assessore Bettin a revocare la concessione all’impresa di onoranze funebri all’interno della struttura ospedaliera
Cobas Sanità rileva con favore l’intervento dell’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia, Gianfranco Bettin, finalizzato alla revoca della concessione all’impresa di onoranze funebri, all’interno dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Con la scusa del meccanismo del project financing, purtroppo, il mercato del “caro estinto” – e cioè la possibilità che Asl, ospedali, Comuni favoriscano il lavoro di alcune imprese, prassi dichiarata illecita da alcune sentenze del Tar e Consiglio di Stato – sembrava proprio esser rientrata dalla finestra.
«I negozi non vengono più visti come fonte di reddito fine a se stessi, ma come un servizio ulteriore che migliora la qualità dell’offerta ospedaliera», aveva dichiarato Piergiorgio Baita, vicepresidente della Veneta sanitaria, poco dopo l’attivazione del nuovo ospedale di Mestre. Servizio, non business? Infatti: Alla pasticceria Santi si possono ordinare orzo, ginseng e cioccolata calda, ma non un caffè. La tazzina resta esclusiva dell’altro bar H Group, sempre nella hall. E molti clienti sono ancora costretti a fare mezza colazione da una parte, mezza dall’altra. Gli interessi privati stanno di fatto devastando la sanità pubblica. Tutto è divenuto un affare che, con il sistema degli appalti e subappalti, sta determinando dei costi ormai non più controllabili. La gestione di tutto questo denaro oggi lega politica, imprenditoria, multinazionali e banche. Cobas Sanità chiede infine chiarimenti circa quel 5% dell’impresa funebre dell’Ospedale dell’Angelo che risulta appartenere all’Ocral dell’Asl 12 Veneziana. Gli Organismi per attività culturali, ricreative e assistenziali, promossi all’interno delle Aziende, sono previsti dall’articolo 11 della legge 300/1970 – “Statuto dei lavoratori”, e sono gestiti a maggioranza dai “rappresentanti dei lavoratori”. Che cosa c’entrano questi affari poco chiari, con gli interessi dei lavoratori e con le loro rappresentanze? Il sindacato deve tornare a vivere soltanto dei soldi dei suoi iscritti e non di enti bilaterali o altre forme di finanziamento pubblico o privato. I lavoratori hanno il diritto di farsi rappresentare da chi vogliono e la legge deve garantire il diritto di ogni organizzazione sindacale a concorrere liberamente alla rappresentanza dei lavoratori. Se il sindacato non dipende solo dalle quote dei lavoratori, sarà un sindacato sempre più ricattabile e in mano alle controparti.