Gazzettino – Piano casa, frenata del Governo
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24
gen
2014
VENETO – I ministeri Cultura e Ambiente hanno riscontrato criticità nella legge regionale e chiesto chiarimenti
Le contestazioni: eccessivo consumo di suolo e Comuni penalizzati. Oggi esame a Palazzo Chigi
Il Piano Casa Ter della Regione Veneto oggi potrebbe essere impugnato dal Governo davanti alla Corte costituzionale. Tante le “criticità” riscontrate nella legge 32 dello scorso novembre da due ministeri – Beni attività culturali e Ambiente – e riferite lunedì scorso a Venezia dall’Ufficio per l’esame di legittimità della legislazione regionale. L’impugnazione dipenderà da come saranno valutate le controdeduzioni inviate mercoledì dal segretario generale della Programmazione della Regione, Tiziano Baggio. Ma l’aspetto curioso è che di questo stop, Palazzo Balbi non ha fatto parola: l’annuncio è arrivato dall’opposizione con una nota di Bruno Pigozzo (Pd). Così sintetizzabile: quelle di Palazzo Chigi sono le stesse nostre contestazioni.
Ecco le criticità messe per iscritto in tre cartelle dall’Ufficio del Dipartimento per gli Affari regionali.
Primo: in Veneto con il Piano Casa Ter si rischia di consumare ancora troppo suolo facendo solo del male ai veneti. “La possibilità consentita dalle disposizioni della legge regionale di continuare ad edificare, in deroga ai parametri dello strumento urbanistico comunale, non può avere quale riflesso che un ulteriore aumento del consumo del suolo, con una dispersione insediativa che diviene fonte di costo per le imprese e per i cittadini”.
Secondo: il Piano Casa Ter esclude interventi di ampliamento solo nel caso di pericolosità idraulica. Da Palazzo Chigi fanno notare che andavano escluse anche le aree connotate da “pericolosità idrogeologica”.
Terzo: i Comuni con il Piano casa Ter non contano più niente. Ma questo “svuotamento delle competenze in materia urbanistica” potrebbe violare l’articolo 118 della Costituzione”.
Quarto: obiettivo del Piano Casa dovrebbe essere la riqualificazione, ma le norme approvate in Veneto vanno ben oltre, al punto di “modificare l’assetto paesaggistico complessivo del suolo”.
E ancora: aver escluso dagli ampliamenti edilizi i centro storici “ma non anche le aree e gli immobili sottoposti a vincolo paesaggistico”.
E poi permettere di alzare i palazzi del 40 per cento finendo così “per cambiare l’architettura della città”, alterando “sensibilmente lo sky line del territorio”. Per non dire dell’eliminazione dell’obbligo di rispettare la sagoma esistente dell’edificio.
Insomma, quelli sollevati a Roma non sono dettagli. E Bruno Pigozzo, che con i colleghi del Pd giusto la settimana scorsa ha presentato una proposta di legge per correggere il Piano Casa Ter, non può che condividere l’intervento di Palazzo Chigi. «È proprio per le stesse osservazioni formulate ora dal Consiglio dei ministri che lo scorso novembre abbiamo contro il nuovo Piano Casa». Soluzioni? Pigozzo, vicepresidente della commissione Urbanistica, non ha dubbi: «La maggioranza prenda atto della proposta di modifica al Piano che abbiamo depositato e si proceda velocemente alla sua approvazione».
Una curiosità. Pochi minuti dopo la notizia dello stop romano data da Pigozzo, nelle redazioni è arrivato un altro annuncio: il convegno sul Piano Casa che lunedì ad Asiago vedrà come relatori il vicepresidente della Regione Marino Zorzato e il presidente della commissione Bilancio Costantino Toniolo. Per i geometri partecipanti, il convegno comporterà tre crediti formativi. Qualsiasi cosa dica oggi il Consiglio dei ministri?