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Nuovi guai per Mazzacurati

Scandalo Mose, è indagato per concussione ai danni delle coop

Nuovi guai per Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova. È indagato per concussione nei confronti della coop di Chioggia alla quale chiedeva di partecipare alla raccolta fondi pro mazzette.

Mazzacurati è indagato per concussione alle coop

Oggi Matteoli risponderà al Tribunale dei ministri: l’ex titolare dell’Ambiente è sospettato di aver esercitato pressioni sul Cvn per favorire un’impresa amica

VENEZIA – Giornata densa sul fronte inchiesta Tangenti Mose& Co. L’ex ministro Matteoli. Oggi, davanti al Tribunale dei ministri, verrà interrogato l’ex ministro all’Ambiente Altiero Matteoli: la Procura chiede di poter indagare nell’ambito di un filone sulle opere di bonifica di Porto Marghera, dopo che l’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita ha dichiarato ai pm (e ripetuto davanti al Tribunale dei ministri) che Matteoli si sarebbe adoperato per indurre l’ex presidente del Cvn Mazzacurati, a far partecipare ai lavori la «Socostramo » di Erasmo Cinque. Matteoli repsinge ogni addebito. “Il supremo”concussore. L’ex presidente Giovanni Mazzacurati deve rispondere non di corruzione, ma della più grave accusa di concussione nei confronti della coop di Chioggia alla quale chiedeva di partecipare alla raccolta fondi pro-mazzette. Lo sostiene il Tribunale del Riesame (presidente Angelo Risi) nell’ordinanza con la quale concede gli arresti domiciliari a Stefano Boscolo Bacheto, che con la coop San Martino, dal 2008, ha partecipato al giro di fatture gonfiate per costituire il fondo-nero-paga- mazzette del Consorzio. Accogliendo in parte le tesi degli avvocati Franchini e Tosi, per il Riesame Boscolo è autore di numerosi reati, ma non di corruzione: «I contraenti non avevano operato, in condizioni di parità: Mazzacurati “il Supremo”, “il capo” aveva creato un sistema che gli consentiva di violare le regole delle assegnazioni. Agiva quindi in una posizione di forza nei confronti della coop di Chioggia che temeva, a ragione, di essere penalizzata in caso di mancata accettazione della “proposta”». Per il collegio l’accusa dev’essere di concussione fino al 2012 e concussione per induzione dopo, anche per Pio Savioli (Coveco) per 150 mila euro incassati nel febbraio 2013. «All’’interno del Cvn le decisioni erano prese dal “Supremo” e ratificate dai consiglieri che contavano: Mazzi, Baita, Tomarelli col loro 80%, i Boscolo erano esclusi e potevano puntare sull’attivismo del loro intermediario Savioli, esattore e agente di collegamento tra Cvn e aspiranti appaltatori» nel «meccanismo infernale imposto da Mazzacurati a chi voleva lavorare ». Venuti, prestanome di Galan. Nel lasciare in carcere il commercialista padovano Paolo Venuti, il Riesame sottolinea come dalle intercettazioni «risulta “apertis verbis” che i coniugi Venuti-Farina sono, per loro ammissione, prestanome” di Galan, ma altresì che hanno ricevuto precise disposizioni sulla destinazione da dare alle liquidità occupate all’estero». «Ma sono in Svizzera, sono in Croazia?» chiede Alessandra Farina al marito in un colloquio: «…Quelli in Svizzera li tengo io e quelli in Croazia li tiene lui». «Sì vabbè ma quanti sono i suoi». «1.800.00», risponde Venuti. I coniugi – secondo l’accusa – sono sotto pressione: Galan vuole destinare i soldi alla figlia Margherita, la moglie Sandra Persegato li vorrebbe investire in un affare di gelaterie in India. «Per carità», dice Alessandra Farina, «sono della Margherita… perché se lui morirà prima io cosa faccio?». Venuti: «…cioè a tutti gli effetti». Farina: «Sono miei». Venuti: «Quindi potrai fare una donazione alla Margherita che è la figlioccia mia, un appartamento puoi comprare…». Farina: «Se muoio prima io…vanno in asse ereditario mio?». Venuti: «Sì». Lei: «Se si spupazza Enrico». E ridono. Venuti: «Lei non sa niente, quanto come chi, non può pretendere neanche un euro perché non esiste nulla».

Roberta De Rossi

 

L’INTERROGATORIO, il drammatico FACCIA A FACCIA MENEGUZZO-TONINI

«Spaziante ci parlava di una pm e diceva che è molto determinata»

Perché avrei dovuto mettere a rischio un’azienda da 1 miliardo per 700 mila euro?

Mazzacurati mi faceva tenerezza, credo di essere stato strumentalizzato da lui

VICENZA – Sono le 12.45 di lunedì 16 giugno. All’interno del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Lucca il pubblico ministero veneziano Paola Tonini chiude l’interrogatorio di Roberto Meneguzzo, l’amministratore delegato di Palladio Finanziaria arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mose con l’accusa di essere il “collettore” delle mazzette date a Marco Milanese (braccio destro del ministro Tremonti) da Giovanni Mazzacurati (ex presidente del Consorzio Nuova Venezia). Passano solo pochi secondi e il pm, su richiesta dell’indagato, deve riaprire il verbale. «Nell’attesa della stampa del presente verbale, l’indagato ha inteso rendere ulteriori dichiarazioni, in particolare…», riporta il pm. «Chiedo un confronto con l’ingegner Giovanni Mazzacurati » (il capo del consorzio Venezia Nuova, arrestato un anno fa, sulle cui deposizioni si basa l’accusa): così fa mettere nero su bianco Roberto Meneguzzo. Che preannuncia una nuova puntata nella vicenda che lo coinvolge. Un confronto all’americana con la persona da cui si è sentito «violentemente strumentalizzato ». Meneguzzo e Mazzacurati. «Milanese ogni tanto mi diceva: “Gestisci tu Mazzacurati, perché altrimenti mi riempie di telefonate” – dice Meneguzzo rispondendo al pm Tonini – con Mazzacurati ho avuto un atteggiamento di grande attenzione, mi faceva anche un po’ di tenerezza: era un signore di 80 anni, avevo un atteggiamento protettivo». Pm: Quindi era sempre lei che faceva da tramite tra Milanese e Mazzacurati? M:Facevo la segreteria. Pm: Lei ha detto che ogni mese c’era un incontro a Milano M:OaRoma. Pm:Chi partecipava? M: Sempre Milanese e Mazzacurati, talvolta anch’io. Mazzacurati era ansioso, si muoveva a 360 gradi, parlava con Letta, con Tremonti, con Incalza». Il pm insiste con Meneguzzo sui soldi che Mazzacurati avrebbe versato a Milanese. Pm: Lei ha conoscenza del pagamento di somme di denaro da parte di Mazzacurati? M:No. Pm: Sa spiegarsi le dichiarazioni di Mazzacurati su questo? M. Non lo so. Non so se Mazzacurati abbia effettivamente pagato Milanese o se li sia tenuti per sé e per la sua famiglia (si parla della presunta tangente di 500mila euro elargita il 14 giugno 2010, ndr). Pm: Quindi lei sapeva che Mazzacurati aveva una sommadi denaro con sé? M:No Pm: Sapeva che era stata richiesta una somma di denaro? M:No. Il ruolo della Gdf. Nell’interrogatorio di Roberto Meneguzzo (ora agli arresti domiciliari a Vicenza) grande spazio viene preso dal ruolo del generale Emilio Spaziante della Finanza (all’epoca dei fatti Comandante interregionale dell’Italia Centrale a Roma). L’attenzione si focalizza sull’incontro del 5 luglio 2010 tra Milanese, Meneguzzo, Spaziante e Mazzacurati. Un incontro in cui il Comandante della Gdf mette in guardia Mazzacurati sull’esistenza di un’indagine penale sul Consorzio Venezia Nuova. «Spaziante lo informa (Mazzacurati, ndr) dettagliatamente della verifica in corso e che questa verifica non riguarda solo gli aspetti fiscali ma che c’è anche un’indagine penale». Pm: E che cosa dice quindi: “c’è un’indagine penale”, cosa? M: Dice che vogliono verificare perché ci sono dei fondi neri e dice che questi fondi neri secondo loro sono stati costituiti con delle cose estere. Pm: Spaziante su questa indagine che era in corso, ha fatto nomi, ha detto di quale procura si trattava? M: Sì, ha detto che c’era, immagino parlasse di lei (Paola Tonini, ndr) che c’era una pm molto determinata che stava seguendo le indagini. «Usate il Blackberry». Spaziante per comunicare tra loro, invita tutti a usare il Blackberry. «Lui (riferito a Spaziante ndr) disse che il Blackberry era meno facilmente intercettabile, quindi al fine di evitare che rimanessero tracce di usarlo… lui (sempre Spaziante, ndr) disse che è bene essere riservati in queste indagini, visto che ci sono delle indagini in corso e di ridurre le conversazioni ». «Una volta Mazzacurati venne da me e mi disse: “Anch’io adesso ho un Blackberry” e mi ricordo anche che mi spiegò che Spaziante gli aveva spiegato come cancellare i messaggini del Blackberry». , Su Baita. «Io ho visto Baita perché a un certo punto una delle nostre società decise di valutare l’ipotesi di lavorare nel project financing nell’ospedale di Schio dove c’era Baita tra i consorziati. Baita mi era stato descritto come una persona pericolosa, inaffidabile, da un mio carissimo amico che è mancato, Vittorio Altieri. Con Baita ho sempre voluto evitare qualsiasi rapporto di lavoro». Su Claudia Minutillo. «L’ho vista una o due volte quando era la segretaria di Galan, dieci anni fa, poi basta». Lo sfogo. Verso la fine dell’interrogatorio, Roberto Meneguzzo si lascia andare a uno sfogo: «Ma la mia utilità in tutta questa vicenda qual è? Quella di portare a casa un contratto di 700 mila euro per una società di terzo livello del gruppo Palladio? Cioè, a parte che ho già perso la mia credibilità e molte altre cose, su un bilancio di un miliardo di euro di Palladio rischio tutto per portare a casa 700mila euro? Onestamente… io ho un rimpianto: mi sono dato da fare, perché Mazzacurati mi faceva… mi suscitava un senso di tenerezza e di protezione. Credo di essere stato violentemente strumentalizzato da Mazzacurati ».

Matteo Bernardini

 

Expo-Sogin, Maltauro conferma le accuse e inguaia Grillo, Cattozzo, Nucci e Alatri

MILANO – L’ex senatore del Pdl Luigi Grillo e l’ex esponente ligure dell’Udc-Ncd Sergio Cattozzo, ora in carcere nell’ambito dell’inchiesta sulla «cupola degli appalti», «mi dissero che sarebbero riusciti in qualche modo tramite Nucci e Alatri ad incidere sulle modalità di assegnazione dei punteggi di gara in mio favore». È un passaggio dell’interrogatorio reso dall’imprenditore Enrico Maltauro ai pm di Milano Claudio Gittardi e Enrico D’Alessio lo scorso 27 maggio e ora tra gli atti depositati al Tribunale del Riesame nell’appello presentato dalla Procura contro il rigetto da parte del gip di 12 arresti, tra cui quelli dei due ex manager di Sogin Albero Alatri e Giuseppe Nucci. Nel verbale, pur con molti omissis, Maltauro ricostruisce ancor più nei dettagli rispetto agli interrogatori precedenti la vicenda relativa all’appalto di Sogin che riguarda l’impianto di Saluggia (Vercelli) e per il quale era stata promessa «una somma complessiva» di 1,5 milioni. L’imprenditore ha spiegato che già «nel corso del primo incontro» con Cattozzo e Grillo, «costoro mi fecero subito intendere di poter intervenire su alcuni funzionari» di Sogin, «mi fecero sicuramente i nomi di Nucci e Alatri (…) per agevolare quanto meno l’aggiudicazione finale della gara in favore della mia azienda».

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