Nuova Venezia – Svuotacarceri, salvagente per i corrotti
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
2
lug
2014
Svuotacarceri, salvagente per i corrotti
Decreto del Governo subito in vigore: anche gli arrestati per il Mose fra i possibili beneficiari
Sarà il giudice a decidere Fuori di prigione gli indagati che rischiano condanne inferiori a tre anni: numerosi gli indiziati di stalking che verranno rimessi in libertà
VENEZIA – Il decreto del governo per svuotare le carceri è stato pubblicato in sordina nella Gazzetta ufficiale venerdì scorso, quindi è già entrato in vigore, e sta mettendo in allarme tutti i giudici italiani, i quali da lunedì si stanno accorgendo di quanti detenuti in custodia cautelare o già condannati in primo grado devono o dovranno uscire dal carcere. A Venezia, ieri, la Corte d’appello ha dovuto scarcerare due imputati, condannati a pene tra i due e i tre anni, lo stesso hanno fatto i giudici monocratici e quelli delle indagini preliminari del Tribunale per indagati in custodia cautelare per cui la previsione di pena non supera i tre anni. Il governo, con un decreto legge di cui nessuno sta scrivendo o parlando sta svuotando le carceri più ancora di quanto siano riusciti a fare altri provvedimenti tacciati di questo compito dall’opposizione. Il decreto influirà anche sui procedimenti per corruzione come quello veneziano sul Mose. Si tratta del numero 92 del 2014, conosciuto sotto il titolo «Risarcimento ai detenuti per la pena inumana» perché contiene una serie di indicazioni provenienti dalla Corte europea per quanto riguarda la detenzione nelle galere italiane, ma incide anche sul codice di procedura penale affermando che il giudice, in previsione di una pena inferiore ai tre anni, non potrà emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, e in previsione di una pena inferiore ai due anni non potrà neppure disporre gli arresti domiciliari. Naturalmente chi si trova già in carcere e ricade in questa previsione deve essere immediatamente liberato. Saranno numerosi, ad esempio, gli indagati per stalking che verranno liberati, visto che la pena minima prevista è di due anni e se uno è incensurato davvero difficile che venga condannato ad una pena superiore, così per quanto riguarda gli autori dei furti. Toccherà ai giudici, invece, scegliere sul da farsi quando i reati contestati sono quelli legati alla corruzione. Il minimo della pena per questo reato previsto dal codice è di quattro anni, ma soprattutto se l’imputato è incensurato, grazie alle attenuanti difficilmente la condanna supera i tre anni. A meno che non scattino particolari aggravanti, come quella ad esempio della considerevole cifra della mazzetta pagata dal corruttore e riscossa dal corrotto. In teoria, quindi, gli indagati arrestati nell’ambito del procedimento sul Mose non dovrebbero rientrare tra coloro che possono usufruire della nuova normativa, difficilmente però tra loro ci sarà chi subirà una condanna superiore ai tre anni, soprattutto per coloro che sceglieranno i riti alternativi (patteggiamento e abbreviato) per i quali è previsto uno sconto di un terzo sulla pena finale. Sarà il giudice a dover valutare e decidere.
Giorgio Cecchetti
Tomarelli vuota il sacco e torna a casa
Il manager della Condotte ai domiciliari dopo un lungo interrogatorio.
Il Riesame: accuse fondate sulla villa di Galan
VENEZIA – L’imprenditore romano della «Condotte d’acqua» Stefano Tomarelli, uno che secondo l’accusa assieme a Giovanni Mazzacurati decideva come e chi pagare con i fondi neri, è stato scarcerato ieri con il parere favorevole dei pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini. Dopo un lungo interrogatorio in cui ha sostanzialmente confermato le dichiarazioni dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova ha ottenuto gli arresti domiciliari e non è escluso che nei prossimi giorni accada lo stesso per l’ex presidente del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, anche lui già sentito a lungo dagli inquirenti. Dal Tribunale del riesame di Venezia, seppur indirettamente, arriva una conferma dell’impianto accusatorio costruito dalla Procura veneziana nei confronti dell’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. Nelle motivazioni dell’ordinanza in cui sono stati concessi gli arresti domiciliari per l’architetto Danilo Turato si sostiene che «si dece confermare la validità e completezza del compendio indiziario». Soprattutto grazie alle dichiarazioni di Piergiorgio Baita, il quale ha spiegato che per il corpo centrale e per la barchessa della villa di Cinto Euganeo ma «Mantovani » aveva speso una prima fetta di 700 mila euro e una seconda di 400 mila. Per i magistrati «la credibilità intrinseca delle dichiarazioni di Baita» è fuori discussione e possiedono «i requisiti di spontaneità e disinteresse ». «Basta rilevare», si legge nell’ordinanza, «che Baita si è accusato di numerosi reati del tutto ignoti all’accusa nel momento in cui era intervenuto il suo arresto che all’epoca, si riferiva solo a ipotesi secondarie rispetto a quanto successivamente emerso…Le dichiarazioni di un chiamante in correità possono anche ed eventualmente avere quale obiettivo quello (legittimo) di conseguire benefici, ma ciò non comporta automaticamente la loro inattendibilità». Anche alla dirigente tecnica del Consorzio, l’ingegnere Maria Tersa Brotto, il Tribunale concede gli arresti domiciliari pur scrivendo che «non solo è ad integrale conoscenza di tutte le iniziative di Mazzacurati, ma vi ha partecipato fornendogli un contributo di partecipazione adesivo e consapevole». Nei computer in uso alla Brotto, ad esempio, la Guardia di finanza ha trovato «centinaia di documenti formalmente riferibili al Magistrato alle acque e personalmente predisposti dalla Brotto». Una circostanza che dimostra quanto asservito al Consorzio fosse la struttura che doveva controllare l’attività delle imprese. La difesa, tra l’altro, ha depositato una dichiarazione dell’attuale direttore del Consorzio Hermes Redi, «il quale conferma che tale prassi è tuttora in atto». Inoltre, i giudici scrivono che la Brotto è perfettamente a conoscenza del tentativo di Mazzacurati di influire ad altissimi livelli sulla nomina del nuovo presidente del Magistrato alle acque.
Giorgio Cecchetti
SCANDALO MOSE – Strane le critiche alla grande opera
Siamo veramente il paese dei balocchi. Davanti alle notizie sullo scandalo del Mose assistiamo, giustamente, ai giudizi di molti cittadini, relativi allo scandalo stesso. Ma quello che trovo strano sono le critiche all’opera dal punto di vista tecnico-burocratico di gente e partiti (all’epoca) favorevoli all’opera nonostante i vari rilievi che emergevano. Ricordo anche chi mi diceva: «Non mi interessano i costi basta che l’opera funzioni”, e io ricordare che anche i costi erano importanti e si potevano contenere anche col mettere in campo altri progetti. La stranezza è che molti parlano senza sapere. Mi spiego. All’epoca (e parlo di molti anni fa)una parte della città (contraria all’opera) informava l’altra parte di tutta una serie di problemi che vanno dalla concessione unica (controllore – Controllato) ai rilievi tecnici vari (sperimentazione – economicità – reversibilità) e tanto altro (Valutazione Impatto Ambientale negativa ma anche il non rispetto della morfologia lagunare) a finire con i rilievi della società Principia sulle cerniere. Tutto questo istituendo anche dei punti informativi (bacino Orseolo per esempio). Ecco ricordo da ex presidente della X^ Commissione Consiliare Ambiente e LeggeSpeciale che ai rilievi fatti da vari Comitati riuniti nei No MosE, rilievi puntuali tra l’altro, in molti rispondevano che questi erano “ quelli del NO”a tutto. Ecco oggi spero che questi cittadini debbano ricredersi. Davanti al No degli anti Mose esistevano anche delle proposte ( altri progetti magari mai esaminati) ma vari interessi prevalevano su una discussione nel merito tesa a dimostrare non solo di un iter burocratico che non rispondeva ai dettati della legge ma anche dell’eccessività dei costi compresa la manutenzione che a mio avviso non è mai stata discussa abbastanza. Ho voluto ricordare questa vicenda che si può collegare anche al problema dell’entrata delle grandi navi in laguna e agli interessi che vi ruotano attorno. Oggi in molti dicono che Non fanno danni…. Non vorrei che a danno fatto questi cambiassero idea….Sempre quando è troppo tardi ma sempre presto per salire nel carro dei giusti.
Danilo Rosan – Venezia