Gazzettino – Un “cerchio magico” attorno all’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati
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29
lug
2014
CERCHIO MAGICO – Da un’intercettazione emergono le manovre dell’ad di Thetis e la guerra tra imprenditori
Un “cerchio magico” attorno all’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Era stato costruito da parte dei più stretti collaboratori dell’ingegnere, ormai ottantenne, in quei mesi vicino al pensionamento, per aiutarlo a prendere le decisioni, ma anche e soprattutto per cercare di piazzarsi in prima fila al momento in cui ci sarebbe stato lo sprint per prendere il suo posto al vertice del Cvn. È quanto emerge da un’intercettazione ambientale registrata dalla Guardia di Finanza all’inizio di gennaio del 2013. A parlare è Claudia Minutillo, l’ex segretaria del Governatore del Veneto, Giancarlo Galan, all’epoca amministratrice di Adria Infrastrutture, la società del gruppo Mantovani, attraverso la quale Piergiorgio Baita partecipava ai principali lavori in project financing della Regione. «Siamo alla guerra ormai, allo scontro finale in Cvn con Thetis e la Brotto (l’amministratrice della società di progettazione facente capo al Consorzio, ndr) – spiega la Minutillo all’assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso, in visita nell’ufficio della manager – Purtroppo Mazzacurati questa cosa non la governa più perché lui dice c’ha la sindrome delle badanti. Sai le badanti cosa usano fare… i testamenti a favore, no? Lui ormai non c’è più…».
La Minutillo è preoccupata. Confida a Chisso che chi ha in mano in quel momento il Cvn sta facendo la guerra al gruppo Mantovani (che pure è tra i principali soci del Consorzio) e gli chiede di intervenire: «C’è una cosa che noi ti chiediamo con forza… è una cosa che non avevo mai pensato di doverti chiedere – precisa la Minutillo all’assessore – Baita dice che tu dovresti intervenire direttamente su Mazzacurati e parlargli in prima persona… dicendogli che è insostenibile questa situazione della Brotto… che continua a fare la guerra al gruppo Mantovani… che è impensabile che si tutelino di più due aziende romane rispetto a un’azienda veneta… Condotte e Glf tutto sono fuorché venete…»
La Minutillo spiega a Chisso di essere andata a pranzo con la responsabile della comunicazione del Cvn, Flavia Faccioli e di aver saputo che la Brotto «sta dicendo delle cose inenarrabili, ma soprattutto nei nostri confronti… la sua guerra vera è verso il gruppo Mantovani, perché lei ha l’ambizione di diventare la futura direttore/presidente al posto di Mazzacurati perché lei adesso è la factotum di tutto… É impensabile che il Consorzio anche attraverso Thetis e con la Brotto faccia la guerra ai suoi associati…»
Chisso l’ascolta limitandosi ad annuire. Poi la rassicura in merito al richiesto intervento con Mazzacurati: «Va bene ok. Va bene ho capito» le risponde. La Minutillo insiste, ricordandogli che tra tutte le priorità di cui si deve occupare, questa è la più urgente: «In ordine di importanza: Mazzacurati, accordo di programma, tangenziali venete, SR 10….», ricapitola l’amministratrice di Adria Infrastrutture. «Va bene, ok. Ho capito», ribadisce Chisso. La Minutillo non molla: «Ti prego perché quella del Mazza…. siamo ai ferri corti… e Baita vuole proprio andare allo scontro… Vuole far chiudere la Thetis. È un pozzo senza fondo… Continuiamo a drenare, siamo i soci di questa società, questa ci fa la guerra, si prende i soldi nostri, mette i timbri sui cartigli di lavoro fatto da noi, cioè una roba insostenibile… Ci dai una mano?». «Ho detto di sì – taglia corto Chisso – perché oltretutto mi trovo anche a mio agio, perché mi è sempre stata sul c…»
NUOVE ACCUSE – “Tassa” Minutillo per essere ricevuti a Palazzo Balbi
Claudia Minutillo, che gestiva l’agenda di Giancarlo Galan, si sarebbe fatta pagare da chi voleva essere ricevuto a Palazzo Balbi. C’è anche questa accusa nelle “confessioni” dell’ex presidente del Veneto.
L’INCHIESTA Nomi e cifre contenuti nel memoriale dell’ex ministro. «Sono pronto a restituire il denaro»
Ecco chi ha dato soldi a Galan
Da Moretti Polegato a Carlo Archiutti: gli industriali che avrebbero finanziato l’ex presidente nel 2005
«Quel mezzo milione rimase nelle tasche della signora»
«Zannoni e Mevorach consegnarono 500mila euro»
PAGINE SEGRETE – I nomi e le cifre coperti dagli omissis nel memoriale
Galan, ecco i dieci
Da Moretti Polegato ad Archiutti e Gentile: gli industriali
E’ lei la ladra. Non lui. Lui l’ha licenziata perchè rubava. Centinaia di migliaia di euro, non due palanche. E l’ha allontanata senza denunciarla perchè aveva paura che parlasse. E adesso parla lui. Eccome se parla, Giancarlo Galan. Parla e accusa soprattutto Claudia Minutillo, la donna che per 4 anni è stata ben più della sua ombra, quando era il potentissimo Governatore del Veneto.
A leggere la parte ancora segreta del memoriale di Galan – la parte ancora coperta dagli omissis – si scopre che la linea difensiva è duplice. Da un lato Galan ammette per la prima volta di aver preso soldi in nero, ma assicura di averli usati esclusivamente per pagare le campagne elettorali. Non come la Minutillo che li ha presi per tenerseli. E se anche Galan parla di contributi ormai coperti dalla prescrizione, sempre di tanti soldi e tutti in nero si tratta. «Ricordo che alcuni imprenditori consegnavano i denari alla Sig.ra Minutillo ed altri invece direttamente a me.»
DIECI UOMINI D’ORO
Ma chi sono i finora segreti “contributori”? Galan si ricorda dieci nomi e per quanto riguarda le cifre va a spannoni perchè, si sa, quando sono tanti, 10 mila euro in più o 10 mila in meno, come si fa a memorizzare? L’autoaccusa di Galan comincia elencando il nome di Rinaldo Mezzalira «che mi pare versò 50 mila o 100 mila euro». Poi «Giacomo detto Carlo Archiutti (ex senatore trevigiano di Forza Italia, ndr)(costui riuniva i contributi di vari suoi amici) che versò 200 mila euro». Questi due contributi sono stati versati direttamente nella mani della Minutillo – spiega Galan mentre Giovanni Zillo Monte Xillo (128 anni di rinomati cementifici del padovani) ha consegnato la mazzetta di quattrini direttamente a lui. «50 mila euro – ricorda Galan – […], Mario Moretti Polegato (mister Geox) 20 mila euro, Ermanno Angonese tra i 5 mila e i 10 mila euro, Gianni Roncato 17 mila euro, Angelo Gentile (il patron del porto turistico di Jesolo) tra i 5 mila e i 10 mila euro”. Dunque, nella lectio minor di questi contributi stiamo parlando di 357 mila euro. Tutti rigorosamente in nero. Ma adesso viene il bello.
SPARISCONO 500 MILA EURO
«Ebbene – scrive Galan nel suo memoriale segreto consegnato alla Procura delle Repubblica di Venezia – rammento perfettamente che in quei mesi di campagna elettorale la sig.ra Minutillo si appropriò indebitamente di alcune somme consegnate alla stessa da altri imprenditori, denari destinati, come detto sopra, per finanziare la mia campagna. Mi riferisco nello specifico agli imprenditori Piero Zannoni e Andrea Mevorach». Galan viene a scoprire quasi per caso che i due hanno messo mano al portafogli e in modo consistente visto che Zannoni ha contribuito con 200 mila euro e Mevorach con 300 mila. Ma quei 500 mila euro non sono serviti, secondo Galan, a pagare manifesti e cene, comizi e volantini, ma scarpe di marca, lampadari, borsette e gioielli. La prova? Galan dopo la campagna elettorale incontra i due imprenditori. Li ringrazia, ironicamente, per l’aiuto che gli hanno dato. «Fosse stato per voi…» – deve aver detto più o meno Galan ai due che non solo si stupiscono, ma giurano di essersi svenati per lui. Ed ecco il colpo di scena.
I NUMERI DI SERIE DEI SOLDI
Andrea Mevorach infatti, uomo a dir poco prudente, è in grado di provare quel che dice. «Ricordo che incontrai Mevorach a Rovigno, in Croazia e in quell’occasione mi mostrò i numeri di serie dei denari consegnati alla Minutillo». Mevorach, proprietario dell’ex Feltrificio veneto è l’imprenditore che anche recentemente ha siglato un accordo milionario con il Comune di Venezia per lo spostamento sulle sue terre del Mercato ortofrutticolo di via Torino, acquistato a suo tempo dalla Mantovani di Baita. Ebbene, Mevorach mostra a Galan i numeri di serie delle banconote. Quando si dice la fiducia…
Ancora sulla Minutillo, che diventa il bersaglio principale degli strali di Galan. L’ex Governatore ricorda la «forte contrapposizione anche caratteriale tra mia moglie e la Minutillo» e fa cenno all’inclinazione «di quella donna – la definisce così – a gestire in prima persona come propri ed esclusivi molti rapporti con interlocutori pubblici e privati, senza riferirmi alcunché».
LA DOGARESSA
Insomma Claudia Minutillo si sentiva sul serio una dogaressa e non una semplice segretaria. «Scoprii altresì che la mia odierna “accusatrice” era, in quegli anni, “a libro paga” dell’imprenditore Renato Pagnan (padovano con interessi nel rodigino) a favore del quale seguiva tutte le vicende societarie all’interno della Regione.» Non basta ancora. Secondo Galan la Minutillo non si lasciava sfuggire nemmeno i rivoli dei fiumi di denaro che arrivavano sottobanco in Regione e si faceva pagare “un ticket”, come al pronto soccorso, a chi voleva ottenere un appuntamento con Galan – «e ciò per lucrare vantaggi economici e per avere maggior potere politico». E Galan dice di poter provare che questo sia avvenuto. «L’avv. Gianandrea Rizziera, con il quale avevo un buon rapporto non era mai riuscito ad incontrarmi e a parlarmi (e non si è trattato di un caso sporadico)».
«NON L’HO DENUNCIATA PER PAURA»
Ma perchè non l’ha denunciata? «Avevo timore che la stessa potesse raccontare che per la campagna elettorale del 2005 avevo ricevuto dei finanziamenti non dichiarati.»
Per il resto il memoriale si sofferma su Baita «non ho mai ricevuto denari dall’ing. Baita» e Mazzacurati «mai da lui nulla ho ricevuto». Segue una difesa strenua di Renato Chisso – che ieri ha compiuto 60 anni – «il miglior assessore di tutte le mie Giunte» e di Paolo Venuti, il suo commercialista. Il memoriale si conclude con la puntigliosa ricostruzione dei quattrini spesi per la ristrutturazione della sua villa.
Maurizio Dianese
EX SEGRETARIA NEL MIRINO «Metteva il “ticket” sulla mia agenda»
Accuse alla potente collaboratrice: «Lucrava su chi voleva incontrarmi a Palazzo Balbi»
LINEA DIFENSIVA – Contributi già prescritti e attacco alla Minutillo: «Alcuni pagavano lei»
PRESIDENTE-OMBRA «Gestiva tanti rapporti senza riferirmi, lo faceva per denaro e per potere»
La segretaria di ferro. Una specie di vice-presidentessa ombra, come la definì Piergio Baita. La collaboratrice che a volte dormiva a Palazzo Balbi, perchè finiva di lavorare troppo tardi per andare a casa. Una donna attaccatissima al suo lavoro, capace di fare una barriera invalicabile, un filtro efficientissimo, per proteggere il presidente del Veneto dal 2000 al 2005. Dalla ricostruzione che Giancarlo Galan dà ora del lavoro di Claudia Minutillo, viene fuori l’immagine di una persona che gestiva la sua agenda in modo da far accedere alle stanze del potere solo chi voleva lei. Molti erano costretti a mettersi in coda, a restare fuori dalla porta. Altri non sarebbero mai neppure riusciti ad entrare nel salone per conferire con l’uomo più potente del Veneto.
È il sesto degli otto “omissis” svelati nel memoriale di Galan a insinuare che la Minutillo frapponesse il muro della riservatezza per un interesse personale. A volte economico, altre volte di semplice potere. «L’inclinazione di quella donna, rafforzatasi nel corso di quegli anni, a gestire in prima persona come propri ed esclusivi molti rapporti con interlocutori, pubblici e privati, senza riferirmi alcunchè, fu una delle ragioni meno rilevanti rispetto alla motivazione appena esposta, che mi indussero a licenziarla».
Galan parla di una gestione “ad escludendum”. Bisognava trovare gli argomenti giusti – anche di natura economica – per entrare nelle grazie della super-segretaria. Di certo l’indole un po’ pigra dell’esponente di Forza Italia, con tratti del carattere paciocconi e di autentica bonomia veneta, favorirono quella scalata della Minutillo.
Lucrava, cercava un proprio tornaconto. Galan parla di un vero e proprio “ticket” che si doveva pagare per accedere a Palazzo Balbi. Questa l’accusa, collaterale, dopo aver svelato l’episodio dei due versamenti – per un totale di 500 mila euro – di cui si sarebbe appropriata. Non si nascondeva, ma amava esibire vestiti lussuosi, accessori di marca, gioielli. Galan lo vedeva, ma non se ne era preoccupato fino al momento in cui aveva scoperta il “giochetto” dei 500 mila euro. E allora aveva collegato, come riporta al gip, pratiche private e pubblici comportamenti.
L’avvocato Carlo Augenti è difensore della Minutillo, che l’anno scorso venne arrestata, ma cominciò a collaborare quasi subito, portando a far iscrivere il nome di Galan nel registro degli indagati nell’aprile 2013. «Non riusciranno a dimostrare che è inattendibile, perchè la signora Minutillo ha detto la verità» spiega il legale. Che riferendosi alla rottura del governatore con la segretaria, ora definita traumatica, aggiunge: «Lo dice dopo dieci anni? Ma allora come spiega di aver acquistato quote della società dove operava Claudia Minutillo se non si fidava più di lei?».
Dovessimo arrivare, un giorno, a un confronto in udienza pubblica tra l’uomo e la donna che all’alba del nuovo millennio gestivano il Veneto, se ne vedrebbero delle belle. Chissà, tra non molto potrebbe anche accadere.
Giuseppe Pietrobelli
VENEZIA – I magistrati inquirenti valutano le prossime mosse dopo la presentazione del memoriale
Ora i Pm devono decidere se indagare (e interrogare) i “sostenitori”
Il memoriale difensivo di Galan è arrivato ieri in Procura a Venezia e i magistrati che indagano sul “sistema Mose” stanno valutando se e come sentire gli imprenditori che, secondo quanto riferito da Giancarlo Galan, avrebbero contribuito “in nero” alla campagna elettorale del 2005 per la sua ri-elezione alla presidenza della Regione. Il lungo tempo trascorso dai versamenti ha fatto in modo che l’eventuale finanziamento illecito ai partiti sia ormai prescritto (la prescrizione scatta dopo 6 anni, che diventano 7 e mezzo nel caso in cui intervenga qualche atto interruttivo, come ad esempio il rinvio a giudizio). Ciò nonostante, se la Procura decidesse di ascoltare gli imprenditori per avere conferma della versione fornita da Galan, dovrà prima iscriverli sul registro degli indagati e convocarli alla presenza dei rispettivi difensori.
Galan ha riferito l’episodio di questi finanziamenti con l’obiettivo di screditare la sua ex segretaria, Claudia Minutillo che, a suo dire, si sarebbe appropriata dei contributi versati da due di questi imprenditori. Le ammissioni di Galan, finalizzate a rafforzare la versione difensiva, rischiano però di diventare un elemento utile alla pubblica accusa: in qualche modo confermano, infatti, la circostanza che la Minutillo si occupava di raccogliere i soldi per conto del Governatore (in parte trattenendoli per sè, in parte facendoli arrivare al destinatario finale). Inoltre pongono inevitabilmente un interrogativo: è credibile che l’allora presidente della Regione si sia fatto finanziare soltanto nel 2005? Tanto più che è lui stesso a dichiarare che così facevano tutti
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Generosità discreta, anche se con cifre a cinque o sei zeri. Sostegno elettorale concretissimo, ma celato nel segreto dei rapporti interpersonali. Non passasse a nessuno per la testa di mettere nero su bianco quei nomi e, soprattutto, quelle cifre. Nè sui bilanci delle aziende donatrici, nè tantomeno in quello del partito, Forza Italia, o del candidato alle regionali del 2005, Giancarlo Galan.
Quando l’ex governatore del Veneto ha dovuto riempire gli “omissis” del suo memoriale, prima di consegnarlo venerdì scorso al gip milanese durante l’interrogatorio di garanzia, si è trovato a dover rispondere preventivamente alla prima e più evidente domanda, non solo dei suoi accusatori, ma anche dell’opinione pubblica. Perchè ha intascato i soldi in modo illecito?
Interrogativo legittimo, visto che in altri punti del documento Galan si straccia le vesti: «Non ho mai ricevuto denari dall’ing. Baita nel corso dei 15 anni di Presidenza della Regione Veneto e ciò vale anche per il periodo successivo». Purezza adamantina anche nei legami con il padre-padrone del Consorzio Venezia Nuova. «Con l’ing. Mazzacurati vi era un rapporto molto formale e mai abbiamo discusso di denaro o di finanziamenti a mio favore. Mai nulla ho da lui ricevuto».
«Ho sbagliato, ho commesso un errore. Sono pronto a risarcire tutto» è la prima sottolineatura – ammissione morale – di Galan, che nelle elezioni politiche del 2013 ha avuto come fiduciario il suo commercialista, Paolo Venuti, arrestato a giugno nella retata anti-Mose. Ora, seppur a distanza di quasi dieci anni, il deputato bolla come negativo il comportamento di allora, quando la sua rielezione a Palazzo Balbi non era neppure tanto controversa. È vero che aveva contro un impreditore come Massimo Carraro del Partito Democratico, tuttavia – lo dimostrò il risultato delle urne – la partita fu piuttosto facile. Raggiunse il 50.5%, lo sfidante si fermò al 42.4, Giorgio Panto prese il 6% dei voti. Per quanto riguarda il risarcimento o la restituzione, essa appare controversa, visto che il reato ormai prescritto non ha una persona offesa, che possa ricevere il pagamento del danno subìto. Al massimo potrebbe ridare i soldi a chi glieli versò allora.
«Erano stati gli imprenditori a insistere perchè i versamenti non fossero resi pubblici» è la seconda spiegazione di Galan. Era in qualche modo costretto a fare in quel modo: «Temevano, nel caso io non avessi vinto le elezioni, che un appoggio politico dichiarato a mio favore potesse danneggiarli nelle loro attività». Insomma, non si volevano esporre a forme di ritorsione, da parte della coalizione vincente.
Galan è abbastanza generico nell’indicare circostanze e modalità dei pagamenti. È evidente che si trattava di contanti, ma non dice come, quando e dove li intascò. E neppure precisa a chi vennero consegnati e come furono impiegati. Il riferimento è comunque alle spese elettorali di una campagna evidentemente molto costosa.
Dall’inchiesta emerge che la filosofia di Giovanni Mazzacurati e del Consorzio Venezia Nuova era quella di pagare tutti, una parte e l’altra. I finanziatori di Galan, invece, la pensavano in modo diverso. L’interessato, però si affretta a precisare che anche se ricevette i soldi – in totale poco più di 350 mila euro – non ebbe nulla a che fare con i 200 mila euro di Piergiorgio Baita dell’Impresa Mantovani. Il manager ha dichiarato di averli consegnati a Claudia Minutillo, in una saletta dell’hotel Santa Chiara di Venezia.
E Galan nega di aver beneficiato di 50 mila euro su un conto nella Repubblica di San Marino. «Si trattava di un conto ufficiale e trasparente aperto a mio nome. Non operai mai alcuna movimentazione, nè impartii disposizione». E sulla somma scomparsa, accusa in base a una perizia grafologica: «Tale conto è stato utilizzato da terzi senza che io ne fossi a conoscenza e con la falsificazione delle mie firme, che formalmente già in questa sede disconosco». Adesso il memoriale integrale, senza gli “omissis”, è diventato un’arma fondamentale nella battaglia del deputato padovano per cercare di ottenere dal Tribunale del riesame che venerdì prenderà in esame il suo ricorso contro l’ordinanza di custodia cautelare del gip Alberto Scaramuzza. Si affilano le spade, nel palazzo di giustizia di piazzale Roma, dove i pubblici ministeri si preparano allo scontro, sicuramente il più cruento di tutta l’inchiesta.
Giuseppe Pietrobelli