Gazzettino – “E’ ora che il Consorzio apra i suoi armadi”
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
16
ott
2014
Caccia e Bettin sul Mose
LAGUNA ED ECONOMIA Un chiarimento del ministero delle Infrastrutture per dirimere la vicenda
LA POLEMICA – I 140 milioni stanziati dal Cipe da designare tra distinte proposte
Altro che cantieri aperti e celebrazioni del Mose! Beppe Caccia e Gianfranco Bettin, dell’associazione “In Comune” chiedono che il Consorzio Venezia Nuova apra i suoi armadi. E lo fanno nel giorno in cui il Consorzio Venezia Nuova celebra la posa dell’ultimo cassone, alla bocca di porto di Malamocco (ne riferiamo nel fascicolo nazionale). «Ci riferiamo – attaccano – agli armadi dove il Consorzio custodisce gelosamente i propri segreti restano sempre chiusi. Quanto è costato, davvero, il cassone che è stato ieri appoggiato sui fondali? Dove sono finiti, non i quaranta milioni al centro dell’inchiesta della Procura di Venezia sul criminale sistema Mose, ma le centinaia di milioni di euro prelevati dalle tasche di tutti i cittadini contribuenti, visto che per le opere di salvaguardia, come abbiamo calcolato, sono state spese circa il 50% delle somme stanziate dallo Stato?».
Caccia e Bettin chiedono che vengano resi pubblici i bilanci e i bilanci delle imprese consorziate. «Perché, a due mesi dalle esplicite dichiarazioni pubbliche dell’ing. Piergiorgio Baita – concludono – l’attuale presidente del Consorzio Venezia Nuova, Mauro Fabris, non ha ancora risposto alla richiesta di rendere pubblico il contratto di “consulenza strategica” che lo ha legato per anni al Consorzio stesso?».
Posato l’ultimo cassone del Mose
L’operazione ieri alla bocca di porto di Malamocco, ora si devono realizzare le paratie mobili previste per il 2016
L’ultimo cassone del Mose è stato posato, l’opera architettonica è completata all’85%. L’ultima struttura in cemento armato è una “spalla” collocata alla bocca di porto di Malamocco (nella laguna centrale, al confine tra l’isola del Lido e Pellestrina) e ieri è stata trainata, varata e affondata nella sua postazione sotto il mare. Grande quasi come tre campi da basket (superficie di 60,2 metri per 20, altezza 26,5 metri) la sua posa mette la parola fine alla fase di installazione dei 35 cassoni. Nel contempo però, termina anche l’obiettivo dei circa 13 ettari dell’isola-cantiere di Malamocco, un vero e proprio villaggio attrezzato con infrastrutturazioni, macchinari e 340 posti letto che da contratto dovrebbe essere demolita dal Consorzio Venezia Nuova. «Demolirla sarebbe uno spreco – afferma il presidente di Cvn Mauro Fabris – per il momento continueremo ad utilizzarla per lo stoccaggio delle paratoie, ma la decisione sul suo futuro spetta alla prossima amministrazione cittadina». Intanto i lavori proseguono perché, da cronoprogramma, il Mose dovrà essere consegnato funzionante nel 2016 per il collaudo finale nel 2017. «Contiamo di salvare Venezia dall’acqua alta già nell’inverno 2017. – ha detto il direttore generale di Cvn Hermes Redi – Ad oggi, le tempistiche del Mose sono rispettate, ma a monte vi sono ancora i ricorsi che stanno rallentando i contratti per l’assegnazione delle gare per la realizzazione delle 78 paratoie. A cui si aggiunge il crocevia di finanziamenti governativi che ancora devono arrivare». Quelli già stanziati, ma non ancora deliberati dal Cipe, (441 milioni di euro), e l’ultima tranche di finanziamenti non ancora stanziati (226 milioni di euro) destinati agli inserimenti architettonici. L’opera ha avuto finora un costo totale di 5.493 milioni di euro, ad oggi ne sono arrivati dallo Stato 5.267. «Non possiamo andare oltre il nostro indebitamento con le banche – ha aggiunto Redi – che ammonta a circa 800 milioni di euro per aver anticipato le spese di tre anni di lavori». Parole d’ordine sono «discontinuità e trasparenza» con il passato, in riferimento agli scandali giudiziari. Ma chi gestirà il Mose nel 2020? Lo stabilirà un bando del Provveditorato alle opere pubbliche, ex Magistrato alle Acque.