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Nuova Venezia – “Strangolati dal turismo, senza difesa”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

19

ott

2014

Il commissario Zappalorto ammette la resa e chiede aiuto al governo per la City-tax: è difficile controllare i flussi

«Il turismo sta strangolando Venezia, pur essendo la sua principale risorsa, ma pensare di governare i flussi in arrivo è difficilissimo. La città è un piano inclinato al termine del quale c’è l’area marciana e tutti quelli che arrivano a Venezia vogliono andare là e non possiamo certo impedirglielo. È una condizione di fatto, con la quale i veneziani devono convivere. In vista dell’Expo del prossimo anno, che certamente porterà un forte aumento delle presenze, quello che possiamo fare è mettere in campo misure straordinarie, perché 150 vigili urbani sono più utili di migliaia di mappe distribuite ai turisti con itinerari alternativi. Di fronte a questa situazione ormai insopportabile dobbiamo chiedere aiuto anche allo Stato, perché la presenza di questi milioni di turisti giornalieri almeno generi risorse che possano essere utilizzate a vantaggio della città». È praticamente una dichiarazione di resa quella che il commissario straordinario Vittorio Zappalorto – che regge ora il Comune – ha fatto ieri in apertura dell’interessante tavola rotonda sui flussi turistici a Venezia, organizzata all’Ateneo Veneto dal Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano. Impossibile intervenire sui flussi per il commissario, e dunque, tanto vale accontentarsi della city-tax già evocata dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini per ottenere almeno dai turisti giornalieri sempre più debordanti, un po’ di risorse aggiuntive per governare la città. Di fatto opposto il parere del sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti Buitoni, che ieri era l’ospite d’onore, dopo aver presentato il giorno prima alla Fondazione di Venezia il suo libro “Controcorrente”, in un dibattito in cui si è parlato anche di turismo a Venezia e a cui hanno preso parte anche Cesare de Michelis, Giuliano Segre, e Maria Camilla Bianchini d’Alberigo, presidente regionale del Fai, che ieri ha moderato il dibattito. «Il punto centrale è che deve esistere una strategia per Venezia per controllare i flussi turistici – ha spiegato il sottosegretario – e io ho proposto il ticket perchè è una misura modulabile, mentre mi convince meno l’idea di una tassa e il Governo non può sottrarsi, insieme alla città, a questo compito perché l’importanza di Venezia non è certo inferiore a quella di Pompei. La rassegnazione non è ammessa, oltretutto con l’Expo alle porte che porterà 4 milioni di visitatori in più. Oggi abbiamo gli strumenti tecnologici per intervenire anche in difesa dei 56 mila veneziani rimasti che sono in balìa di questi flussi incontrollati». «Il sottosegretario Borletti Buitoni – ha dichiarato Laura Fincato, già presidente del Comitato Venezia Expo – parla di 4 milioni di visitatori a Venezia durante i sei mesi dell’Expo. Non si può pensare che tanto a maggio ci sarà un governo della città e che quindi le responsabilità cadranno sui nuovi, oppure che per gestire i flussi turistici bastino più vigili urbani, una segnaletica comprensibile o qualche app che indichi luoghi e percorsi. È un tema da affrontare subito, non solo in chiave elettorale – mi rivolgo al mio Pd – ma al primo posto in questo particolare momento. So per certo che si deve provvedere immediatamente a mettere in campo risorse, competenze, decisioni per affrontare i mesi di Expo. Hub, pontili, mezzi dedicati, collegamenti di rete, interscambio terra-acqua, parcheggi, comunicazioni ed informazioni». La presidente della Provincia Francesca Zaccariotto ha invitato a non demonizzare il turismo, che resta la principale risorsa della città, ma a pensare a come organizzare diversamente gli arrivi anche con l’aiuto dei tecnici, protagonisti della giornata ieri con le loro analisi sul turismo a Venezia, come riferiamo a parte e che hanno fornito alcune indicazioni precise, come quella, prima di tutto, di diversificare l’offerta economica della città – legandola di più alla sua tradizione e al settore culturale, oltre a quello delle imprese innovative – per qualificare diversamente anche i turisti in arrivo in città e per trovare delle alternative. Perché di solo turismo, prima o poi, si muore.

 

Concordi i tecnici rispetto ai 21 milioni di visitatori annui dei quali il 70 per cento sono giornalieri

«Va migliorata la qualità dell’offerta»

Una crescita esponenziale di visitatori, ormai intorno ai 21 nilioni l’anno di cui il 70 per cento fatto da escursionisti (a forte componente extraeuropea, americani in testa) e solo il 30 per cento da pernottanti, per un fatturato complessivo del settore turistico a Venezia che sfiora i 2 miliardi di euro. Il 70 per cento di chi arriva, lo fa per la prima volta, per l’atmosfera magica della città e il suo mito, frequenta poco i musei e si accontenta dei “brutti” negozi che trova. E l’identikit del turista veneziano fatto ieri al convegno del Fai da Lara Manente del Ciset, il Centro studi sul turismo di Ca’ Foscari. L’obiettivo deve essere quello di “fidelizzarli” – perché se torneranno vorranno vedere altro dall’asrea marciana . e soprattutto di qualificare meglio l’offerta. È quello che ha sostenuto anche il professor Fabrizio Panozzo, dicente di management anch’egli di Ca’ Foscari, soprattutto per le arti e la cultura, che ha esordito con una nota polemica ma anche giustificata: basta studi sul turismo a Venezia, ne abbiamo fin troppi e proprio questo finisce per creare confusione e apparenti contraddizioni, Ma il punto, prima ancora che nei numeri, sta per Panozzo nella qualità dei flussi turistici, che si lega indissolubilmente a quella dell’offerta della città: se è degradata, con il pullulare di negozi di vetri finti e mascherine, lo sarà anche il visitatore che ne fa uso. Da qui bisogna ripartire, riportando in città e favorendo quelle attività economiche legate alla sua cultura e tradizione, oltre che quelle innovative, che possano elevare l’offerta, oggi molto bassa, di un presunto centro d’arte come Venezia. Per il direttore dell’Ocse Sergio Arzeni, i numeri sono perà importanti, perché entro il 2030 il turismo mondiale passerà da un totale di un miliardo a un miliardo e 800 mila persone e anche Venezia vedrà praticamente raddoppiare i suoi visitatori: impossibile reggere in queste condizioni se non si adotteranno appunto strategie di contenimento. Una tassa d’ingresso è per Arzeni una misura auspicabile. Infine Laura Fregolent, docente dell’Iuav di Tecnica e Pianificazione Urbanistica ha illustrato i contenuti del laboratorio Venice Smart City che ha conteggiato in un solo giorno – il 28 agosto – e solo per le persone che avevano il wifi inserito nel cellulare, una quota di 45 mila presenze in entrata e altrettante in uscita. Una media – pur calcolata per difetto, non calcolando tutti quelli che avevano il telefonino non collegato con il wifi – che corrisponde in media a quei 21 milioni di turisti annui stimati per Venezia.

(e.t.)

 

Gregotti propone un sistema di prenotazioni obbligate legate alle modalità di arrivo

«Controllare gli ingressi in città è possibile»

«Mi dispiace dirlo, ma l’idea del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini di istituire una city tax per Venezia per “colpire” così anche il turismo giornaliero e in qualche modo limitarlo, è assolutamente inutile. Il problema non è tassare questi turisti, ma regolarne il flusso in ingresso, ed è assolutamente possibile, solo che lo si voglia». È netto il giudizio dell’architetto Vittorio Gregotti, tra i maggiori progettisti italiani e tra l’altro impegnato in queste settimane nel progetto di riqualificazione del Lido legato a Excelsior e Des Bains ma anche al complesso dell’ex Ospedale al Mare per conto di Hines, il nuovo gestore del fondo immobiliare Real Venice che ha preso il posto della EstCapital di Gianfranco Mossetto. Un progetto la cui presentazione slitterà verso fine anno perché solo di recente Hines ha raggiunto l’accordo con le banche per il suo finanziamento. «Ho casa a Venezia e una moglie veneziana», prosegue Gregotti, «ed è triste vedere la città ridotta in queste condizioni. Non capisco perché non si possa cominciare finalmente a regolamentare i flussi per una città che se non ce la fa più. In Giappone, per entrare al Palazzo Reale di Kyoto, che è un’area molto estesa, è necessario prenotare mesi prima. A Venezia si sa benissimo quali sono i modi in cui i turisti arrivano a Venezia: in aereo, per nave, per auto, con il treno. Basterebbe legare a questi quattro vettori un sistema di prenotazioni obbligate per iniziare ad avere un controllo dei flussi». Ma non è il solo campo su cui intervenire per salvare Venezia, secondo l’architetto Gregotti. L’altro è quello dell’economia. «Se Venezia non sfugge alla sola monocultura turistica, come città è perduta», spiega ancora, «e si poteva ad esempio già anni fa organizzarla come grande città universitaria, visto che tutti voglio venire qui, ma si è persa l’occasione. Il rilancio, serio, dovrebbe essere legato a tutte quelle attività artigianali che sono legate alla tradizione della città. E poi, la residenza. Il Lido, ad esempio, a inizio secolo aveva circa 100 mila abitanti non solo per il turismo balneare, ma perché c’era una politica comunale di disponibilità di case popolari a basso costo. Qualcosa si era iniziato a fare con la prima Giunta Cacciari, ma poi si è fermato. È chiaro che se non si favorisce un ritorno alla residenza stabile, questa città non ha futuro, e diventerà sempre più Hotel Venezia, per la gioia solo degli albergatori e delle categorie turistiche, ma non dei suoi ormai pochi cittadini».

(e.t.)

 

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