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Nuova Venezia – Oltre 6 mila imprese “verdi” a Venezia

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

6

nov

2014

La nostra provincia è al 13° posto nella classifica di Greenitaly, malgrado le occasioni perdute con M&G e Bertolini Group

A Venezia e negli altri 43 comuni della provincia ci sono ben 6.410 imprese “verdi”, pari al 25 % di tutte le imprese attive iscritte alla Camera di Commercio. Lo rivela il rapporto “Greenitaly 2014” – messo a punto da Unioncamere e la Fondazione Symbola – che assegna a Venezia la tredicesima posizione nella classifica nazionale delle prime 20 province italiane che nel periodo 2008-2013 hanno investito o investiranno nel 2014 in prodotti e tecnologie green. Si tratta di aziende virtuose impegnate sulla riduzione del proprio impatto ambientale a cominciare dalle emissioni in atmosfera, gli scarichi in fiumi o mari e nella gestione del proprio ciclo dei rifiuti, l’utilizzo di energie rinnovabili, l’efficienza energetica e attività sostenibili, sia nel settore manifatturiero, sia nei servizi e nel settore turistico. In tutto il Nordest ci sono circa 75.600 imprese piccole, medie e grandi che investono nel “green” e a primeggiare è il Veneto, dove se ne contano 35.700, pari al 10,4% del totale nazionale. Nel rapporto Greenitaly si cita la innovativa produzione, in provincia di Venezia, di bricole con nuovi materiali (plastica e alluminio) e, per quanto riguarda Porto Marghera, le prime riconversioni “green” di vecchi e impattanti cicli produttivi avviate dall’Eni che ha già riconvertito al biodisel la sua raffineria di petrolio e attraverso la sua controllata Versalis spa ha annunciato «un progetto di sviluppo di una piattaforma tecnologica di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, orientata allo sviluppo della tecnologia di metatesi di olio vegetale con etilene, in collaborazione con la società americana Elevance Renewables». Purtroppo, quelle dell’Eni, sono le uniche produzioni, già avviate o in via di realizzazione, di chimica verde a Porto Marghera, dove ci sono anche importanti occasioni perdute. Occasioni preziose, come quella di un investimento del colosso biochimico Mossi e Ghisolfi(M&G) che aveva chiesto, inutilmente, un’area dismessa del Petrolchimico dove investire 100 milioni di euro per la costruzione di un impianto di biocarburanti di seconda generazione. Anche la proposta del gruppo bolognese Bertolini, di affittare la Vinyls in amministrazione controllata per riavviare la produzione di cvm e soda con la prospettiva di un’acquisizione. I sindacati locali e l’allora sindaco Cacciari preferirono l’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor, che non investì un euro e portò i libri contabili della Vinyls (ex Ineos) in tribunale, mentre il gruppo Bertolini, respinto da Venezia, dirottò sull’impianto di clorosoda della Snia a Torviscosa (Udine) dove ora sta costruendo – attraverso la newco Halo Industry di cui è socia anche la Regione Friuli – un nuovo impianto da 40 milioni dove si produrrà clorosoda a basso impatto ambientale, grazie all’innovativa tecnologia a membrane al posto di quella tradizionale al mercurio. Il rapporto Greenitaly 2014 dedica una particolare attenzione a Caorle dove c’è il nuovissimo complesso turistico interamente «Casaclima», il Marina Verde Wellness Resort: il primo edificio residenziale-turistico, a sette piani e gestito da un gruppo di imprenditori locali attenti all’ambiente, realizzato quasi interamente in legno che «utilizza schermature e isolamenti, recupera energia utilizzando la geotermia di falda, i pannelli fotovoltaici, il solare termico, la ventilazione meccanica controllata, l’impianto domotico, gli ombreggiamenti e il verde dei tetti-giardino ottenendo un comfort ambientale ai massimi livelli». Tant’è che risulta essere «il primo Clima Resort in Europa con certificazione A+, ovvero casa eco-sostenibile a risparmio energetico con abbattimento dell’80% del fabbisogno di energia e conseguente riduzione nei costi di gestione».

Gianni Favarato

 

La centrale dell’Enel è ferma e l’Hydrogen Park non è decollato

Idrogeno, “rivoluzione” mancata

Il rapporto Greenitaly 2014 nemmeno cita il tentativo, sfortunato, di cominciare a Porto Marghera la “rivoluzione verde” delle nuove fonti energetiche. La prima centrale sperimentale di Enel in grado di produrre elettricità utilizzando l’idrogeno, per muovere le turbine, fu inaugurata in pompa magna il 12 luglio del 2010 a Fusina: in prima fila, con l’elmetto da lavoro in testa, c’erano l’ex governatore Giancarlo Galan e il suo assessore Renato Chisso. Alla fine del 2012, però, la centrale di Fusina – considerata un impianto pilota, con una processo produttivo brevettato dall’Enel, da sviluppare su scala industriale, che utilizzava l’idrogeno di scarto delle contigue produzioni petrolchimiche dell’Eni – è stata fermata. «La sperimentazione dell’idrogeno a Fusina», spiega una nota stampa di Enel, « della più grande centrale termoelettrica al mondo che ha utilizzato come vettore l’idrogeno, si è conclusa positivamente». «Alla fase di esercizio ha fatto seguito l’analisi dell’impianto per verificare lo stato dei componenti» continua la nota di Enel, aggiungendo che «l’ipotesi di eventuali e ulteriori sperimentazioni di questo vettore energetico saranno in funzione dei futuri scenari congiunturali». Il che significa che la lunga crisi economica globale iniziata nel 2008 ha portato ad una forte riduzione dei consumi di energia in tutto il mondo, riducendo anche l’interesse a sviluppare progetti industriali che utilizzano l’idrogeno che garantisce emissioni zero, a parte l’impatto ambientale che invece esiste a seconda della fonte da cui si attinge per recuperare l’idrogeno. Non ha avuto grandi sviluppi – a causa, anche in questo caso, della crisi economica – nemmeno il tanto decantato Hydrogen Park, il consorzio nato nel 2003 su iniziativa dell’Unione industriale di Venezia con il sostegno della Regione Veneto e del ministero dell’Ambiente che misero a disposizione 4 milioni di euro. Lo scopo era quello di promuovere nell’area di Porto Marghera lo sviluppo e le applicazioni delle tecnologie dell’ idrogeno nel settore del trasporto e della generazione, cosa che è stata fatta mettendo a punto un modello di vaporetto ecologico mosso dall’idrogeno e la sperimentazioni di procedure particolari e poco impattanti di bonifica dei terreni e delle falde acquifere. «Purtroppo», aveva spiegato il presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas, «la scarsità delle risorse destinabili alla ricerca e sviluppo a causa della crisi contribuisce a rallentare il processo di industrializzazione e di abbattimento dei costi di produzione di questi prodotti, che faticano a divenire competitivi rispetto alle soluzioni legate ai combustibili fossili».

(g.fav.)

 

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