Nuova Venezia – L’Italia seduta su 500mila frane
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
18
nov
2014
I dati Ispra descrivono il Paese più fragile e “consumato” d’Europa
ROMA – L’Italia Paese dal suolo fragile. In Europa sembra essere quello che si sgretola di più: delle 700 mila frane censite nel Vecchio continente, 500 mila sono catalogate in Italia facendo del nostro territorio «uno di quelli maggiormente esposti». Ogni anno infatti avvengono tra le 1.000 e le 2.000 frane, di cui il 10% classificate come «pericolose» e capaci di causare «vittime, feriti e danni a edifici e infrastrutture». Questo il quadro disegnato dal geologo Alessandro Trigila, responsabile dell’Inventario nazionale dei fenomeni franosi dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
Trigila non nasconde il fatto che in Italia si siano fatti «tanti errori di pianificazione». «Solo negli ultimi cinque anni – ricorda – gravi eventi franosi hanno causato vittime e ingenti danni a centri abitati e a infrastrutture di comunicazione». Tra questi per esempio «nel 2014 a Roma 66 frane nell’area urbana; nel 2013 nelle province di Parma e Reggio Emilia; il 25 ottobre 2011 nelle Cinque Terre, Val di Vara (Sp) e Lunigiana (Ms); il 15 febbraio 2010 a Maierato (Vv); il 1 ottobre 2009 a Giampilieri (Me)». Dai dati Ispra emerge che la popolazione esposta a frane in Italia supera il milione e che quella esposta ad alluvioni supera i 6 milioni.
«Tutte le frane censite – spiega Trigila – sono frane ora ferme e tranquille che però potenzialmente potrebbero innescarsi; potrebbe essere una qualsiasi di quelle 500mila». Gli errori italiani legati alla pianificazione riguardano per esempio il consumo di suolo che, secondo l’Ispra, viaggia «al ritmo di 7 metri quadrati al secondo, pari a 100 campi di calcio al giorno. Abbiamo un territorio fortemente antropizzato che, a parte gli 8.000 Comuni, è fatto da tantissimi piccoli paesini e frazioni».
Poi naturalmente la natura fa la sua parte: sicuramente bisogna tener presente che l’Italia ha un «suolo fragile dal punto di vista geoglogico» e che la struttura «orografica» incide molto, con «il 75% di territorio collinare-montano». A questo bisogna aggiungere «un’urbanizzazione non ordinata» soprattutto perché si è «costruito nelle zone sbagliate». E poi, con lo sviluppo sono «aumentate le aree potenzialmente a rischio».
Ma, avverte Trigila, «dal dopo-Sarno ad oggi i vincoli inseriti hanno aiutato in qualcosa. Riteniamo ci siano più soluzioni: delocalizzare in alcuni casi edifici non compatibili, fare interventi di messa in sicurezza e pianificazione territoriale ed infine stabilire vincoli», alcuni sottoposti al «controllo dei comuni» e altri che andrebbero «recepiti da parte di chi ancora non lo ha fatto». Così come è importate avere «banche dati sempre aggiornate».