Gazzettino – Falo’ nella notte, polveri alle stelle
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
7
gen
2015
Falò, polveri sottili alle stelle. Psicosi da allarme chimico
Un’aria acre, quasi irrespirabile, che ha fatto temere una nuova emergenza ambientale. ALmeno 200 telefonate di allarme sono giunte lunedì sera ai Vigili del fuoco a causa dei falò dell’Epifania, che hanno causato un’impennata dei valori delle polveri sottili nell’aria.
Impennata folle dell’inquinamento atmosferico dal tramonto e fino al mattino seguente
Come dopo una battaglia. L’odore acre di bruciato si è diffuso nell’aria poco dopo il tramonto. E si è intensificato con il passare delle ore, fino a penetrare nelle case. Tanto che a centinaia hanno chiamato il numero dei Vigili del fuoco per chiedere che cosa fosse successo.
Non è passata inosservata, soprattutto all’olfatto, la notte dell’Epifania, con i riti contadini dei falò propiziatori che, a Mestre come in tutta la provincia, hanno attirato migliaia di persone suscitando un certo allarme fra quanti, ancora ieri mattina, non sapevano spiegare il motivo di un odore così penetrante. A farne le spese, ancora una volta, è stata la qualità dell’aria. E qui non si tratta soltanto di olfatto: le centraline dell’Arpav che misurano in diretta le concentrazioni di polveri sottili hanno rilevato picchi record di inquinamento: in via Tagliamento alla Gazzera, in prossimità della tangenziale, verso mezzanotte il Pm10 è schizzato a 255 microgrammi.
Ancora più elevato il valore registrato al Parco Albanese a Bissuola, in pieno centro urbano: il valore ha superato le coordinate della grafica, andando verso quota 300 microgrammi. Sei volte sopra i limiti di legge. Lo stesso dato rilevato a San Donà di Piave dalla centralina che misura il Pm2.5, ovvero le particelle di polveri inalabili inferiori a 2.5 micron, in grado di penetrare fin negli alveoli polmonari.
Per dare un termine di paragone, il limite giornaliero previsto dalla legge è di 50 microgrammi, misurati però sulla media delle 24 ore. Se non altro, dopo i picchi della notte di lunedì, i valori sono scesi drasticamente: a metà pomeriggio di ieri i valori delle polveri erano calati attorno a quota 50 microgrammi. Ma la preoccupazione rimane, anche perché dall’inizio dell’anno il livello delle polveri sottili, che nel corso del 2014 sono state superati 66 volte a Marghera (via Beccaria) e 46 volte al Parco Bissuola (i superamenti consentiti dalla legge sono 35 in un anno), sono stabilmente sopra i limiti.
«I falò della befana – spiega Paolo Dalla Vecchia – assessore all’Ambiente uscente della Provincia – segnano un picco elevato ma si esauriscono in una giornata. Il problema è che la crisi economica, se da un lato ha limitato le emissioni di origine industriale, dall’altro ha aumentato l’uso delle stufe a legna e a pellet, con un effetto nocivo per la qualità dell’aria».
E in questa situazione, con le finanze pubbliche all’osso, è già un successo che ci siano strumento in grado di monitorare costantemente l’inquinamento atmosferico: «Ho partecipato all’ultimo comitato di indirizzo dell’Arpav – conclude Dalla Vecchia – nel quale si è parlato del rischio di ulteriori tagli al bilancio dell’agenzia. Mu auguro che quantomeno non venga meno il finanziamento delle centraline per la qualità dell’aria».
Alberto Francesconi
L’EX ASSESSORE DA VILLA «I roghi alimentano una situazione già grave»
«C’è da sperare che, nei falò dell’Epifania, venga bruciata solo legna e non materiali più inquinanti». Ezio Da Villa, ex assessore provinciale all’Ambiente, non è stupito dell’impennata dei valori dell’inquinamento atmosferico rilevati dall’Arpav. «Il problema dei fuochi – spiega – si somma al clima di alte pressioni di questi giorni che ha favorito il ristagno delle sostanze inquinanti negli strati bassi dell’atmosfera. Dove permangono le emissioni delle caldaie, delle stufe a pellet e dei gas di scarico delle auto». Come dire che l’inquinamento non è tutta colpa dei falò.
«Certo – prosegue Da Villa – i roghi non sono una buona pratica ma non credo che siano tali da causare problemi di carattere sanitario. A patto, naturalmente, che vengano alimentati da legna e non da altri materiali più inquinanti. Per questo sarebbe opportuno regolamentare l’accensione dei fuochi in occasione dell’Epifania». Di sicuro, il clima di questi giorni non ha favorito la dispersione dei fumi nell’aria: «I dati rrivelano che basta poco per elevare le concentrazioni di sostanze inquinanti nell’aria – insiste l’ex assessore, esperto di tematiche ambientali – In via Beccaria a Marghera i valori sono fuori norma quasi tutto l’anno e i valori della centralina, spostata da via Fratelli Bandiera dove si diceva che i dati fossero falsati dalla vicinanza delle fabbriche, sono allarmanti. Lo diciamo da tempo ma nesdsuno interviene».
(a.fra.)
L’EFFETTO – E l’odore acre nell’aria risveglia l’allarme chimico
Gente intimorita dallo spettro dell’ incidente industriale
Proteste anche sul litorale, duecento telefonate ai pompieri
Le prime chiamate allarmate sono cominciate verso l’ora di cena per smettere solo a tarda notte. Duecento o forse più le persone che fra lunedì e martedì hanno preso d’assalto il centralino dei vigili del fuoco di Mestre. Da tutta la provincia ma soprattutto da Mestre e dal centro storico. Aria irrespirabile, disturbi agli occhi, gola secca, odore acre: per chi da anni convive con un moloc quale è il Petrolchimico di Marghera, l’associazione di questi sintomi con il rischio chimico è pressoché spontanea. Un timor panico che a fatica è stato fugato dalle rassicurazioni fornite con garbo e gentilezza dai pompieri in servizio in sala comunicazioni. No, niente fuga di gas o di altre sostanze nocive da qualche azienda che tratta sostanze pericolose.
A creare ansia e apprensione sono state le esalazioni sprigionate nell’atmosfera dalle decine di falò accesi in occasione dell’Epifania. Tanti, troppi pan e vin? In quantità tale da comunque da far esplodere la concentrazione di polveri sottili come rilevato dalle centraline dell’Arpav. Un disagio che si è ripetuto, fotocopia, anche ieri, quando il rito si è consumato definitivamente, rimandando l’appuntamento con la Befana al prossimo anno.
Anche lungo il litorale l’aria è diventata irrespirabile. È l’effetto causato in tutto il litorale dall’accensione dei numerosi falò dell’Epifania. Da Punta Sabbioni a Jesolo, da lunedì sera al pomeriggio di ieri sono state decine le proteste segnalate. Una situazione legata agli innumerevoli falò bruciati che hanno rilasciato nell’atmosfera i fumi della combustione rendendo l’aria irrespirabile, almeno fino al primo pomeriggio di ieri. Non a caso c’è stato chi già da lunedì sera, appena terminato il rito della bruciatura, ha percepito un forte odore di bruciato e in alcuni casi mal di gola e bruciore agli occhi. Con questa situazione ieri mattina è stato difficile, per non dire impossibile, aprire le finestre di casa. Senza dimenticare che già nella serata di lunedì di fronte all’odore acre dell’area c’è stato anche chi ha deciso di non uscire dalla propria abitazione. Il tutto con le immancabili code di proteste e discussioni, anche via Facebook.
Fortunatamente a risolvere il problema ci ha pensato la brezza marina, che almeno per la zona del litorale ha ripulito l’aria, eliminando la puzza ma soprattutto fuliggine e fumo. A Jesolo, dal comando della Polizia locale è stato accertato che nei sette “Pan e vin” ufficiali, ovvero coordinati dal Comune, sono state effettuate tutte le verifiche del caso senza riscontrare irregolarità. Uguale lo scenario a Cavallino, dove gli agenti hanno anche controllato i falò domestici, diffidando due persone dal bruciare materiale non consentito. E il problema potrebbe essere proprio legato ai numerosi falò privati, allestiti nelle case di campagna e più difficili da controllare, nei quali oltre alla vegetazione, a bruciare in alcuni casi sono anche teli di nylon, plastica e copertoni.
A San Donà di Piave, infine, la burocrazia ha spostato il “Pan e vin” in golena. A migliaia si erano riversati nel Parco Golenale lunedì per la tradizionale festa dell’Associazione nazionale bersaglieri. Invece questa volta si è dovuto fare il tutto all’interno. «Troppa burocrazia con ispettorato di porto, magistrato alle Acque e prescrizioni di vario genere. E così alla fine si è dovuto fare sul parco», ha spiegato l’assessore alla Sicurezza Luigi Trevisiol.
LA TRADIZIONE «Non ci fermeremo per un po’ di odore»
LA FAMIGLIA DE TONI «Sistemi di aspirazione e solo legna certificata»
Tre mesi spesi a raccogliere legna da assemblare in decine e decine di fascine che il 5 gennaio sera di ogni anno bruceranno assieme al Pan e vin. Materiale maturale, nessun additivo, un sistema di aspirazione a camino (ben 7) per favorire verso l’alto il tiraggio del fuoco e quindi non creare alcun problema di ricaduta di faville verso il basso. Predisporre un falò, in casa de Toni alla Gazzera, è un’arte di famiglia centenaria e quando si sente parlare d inquinamento c’è chi non crede alle proprie orecchie. «Ma di cosa siamo parlando? – sbotta Oraldo De Toni, uno dei sei fratelli della famiglia originaria di Caorle che dal 1961 realizza il Pan e Vin nei campi dietro la loro casa alla Gazzera – Certo bisogna saperli fare. Ma non sono certo illegali e soprattutto dannosi come si vole far credere. Noi iniziamo ad ottobre a pensarci, raccogliendo la legna nei fossati e attorno ai campi. Legno che servirà a costruire le fascine che poi un giorno prima del falò vengono accatastate da un gruppo di lavoro di 12 persone con una tecnica collaudata, sicura, in cui troviamo spazio per 7 camini di trazione. La mia famiglia segue questa usanza e tradizione dal ’400. Non ho alcuna intenzione di farla finire perché a qualcuno dà fastidio un po’ di odore acre di fumo e di legna bruciata». «La nostra è legna asciutta, a quell’ora lunedì scorso c’era anche un clima favorevole e non c’è stato alcun tipo di conseguenza dal falò» spiega Sisto De Toni, un altro dei fratelli.
(r.ros.)