Gazzettino – Venezia. La pista che piaceva a tutti dimenticata senza appello.
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14
feb
2015
LA POLEMICA – L’Ordine degli ingegneri mise a disposizione del Comune il progetto della ciclabile staccata dal ponte
Per loro rimane una ferita aperta, oltre a uno smacco per l’ennesima occasione perduta per riqualificare e mettere in sicurezza la pricipale via d’ingresso a Venezia: il Ponte della Libertà. A riaprire il caso che coinvolge il Collegio Ingegneri della provincia di Venezia e due noti professionisti, l’architetto Gian Paolo Mar e l’ingegner Franco Pianon, è stata la la pubblicazione, nell’edizione di martedì del Gazzettino, dell’immagine del “loro” progetto per la pista ciclopedonale al posto di quello che in effetti sta per essere completato.
Già, perché ben prima che si mettesse mano all’attuale passerella a sbalzo ci avevano pensato loro a progettare una soluzione che prevedeva una pista ciclopedonale in sede propria, a Sud del Ponte (e al riparo dal vento essendo lievemente ribassata), e allo stesso tempo un accesso per i mezzi di soccorso in caso di emergenza. Il tutto “foderato” di pannelli fotovoltaici che avrebbero alimentato l’illuminazione del Ponte, di piazzale Roma e del Parco di San Giuliano.
«L’impulso – ricorda Pianon – era stato del Collegio Ingegneri, ma l’idea si era presto trasformata in un progetto, presentato dall’allora sindaco Orsoni al Centro Candiani e finito su alcuni giornali stranieri».
«La Soprintendenza – prosegue l’architetto Mar – all’epoca aveva disposto di realizzare la pista ciclopedonale di una sede propria, staccata dal Ponte».
In un successivo incontro – e dopo alcune conferenze di servizio – in municipio i progettisti erano stati invitati a procedere con la progettazione esecutiva. Erano stati presi contatti con un’azienda danese interessata a realizzare le piattaforme in Frp, un materiale plastico che non avrebbe richiesto manutenzione.
Poi, all’improvviso, il progetto si arenò. O meglio, il Comune decise, senza mai avvisare i progettisti, di procedere con una soluzione alternativa. Troppo costoso, si diceva, il progetto originario: «Ma il costo stimato di circa 20 milioni si sarebbe dimezzato – ribatte Pianon – con l’impegno della società fornitrice dei materiali, senza contare che avrebbe potuto ottenere i fondi dell’Expo e senza considerare il risparmio energetico prodotto dai pannelli».
Di quel progetto, che sarebbe stato pronto per il 2015, rimane solo un faldone di planimetrie e calcoli strutturali. In compenso la passerella “economica” a sbalzo sarà inaugurata a breve ma non sarà praticabile dai ciclisti se non fra due anni, quando sarà completato (e finanziato a parte) il tratto fra i Pili e via della Libertà.