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VENEZIA – Pallido in volto che sembra l’Ermengarda del Manzoni, fa la sua apparizione al 9° piano del torrione di Veneto Strade il commissario alle emergenze viarie Silvano Vernizzi. Parlando si rilassa e dopo un’ora di movimentazione di carte sul tavolo, sembra un altro. La sala è piena di giornalisti e telecamere, c’è da scommettere che neanche il 31 dicembre 2016 quando scadrà da commissario Vernizzi ne avrà tanti. Ha convocato la conferenza stampa per dare «la massima trasparenza» all’inchiesta avviata dalla Corte dei Conti sulla superstrada Pedemontana veneta.

Bello sentirgli dire «massima trasparenza» sapendo che ha fatto di tutto per impedire che l’atto aggiuntivo alla convenzione firmato nel 2013 – atto che aumenta i costi del project – fosse reso noto ai contribuenti.

Vernizzi continua a sostenerlo, citando due pareri dell’avvocatura di Stato, superati dalla realtà, perché l’atto aggiuntivo è stato reso pubblico dal notaio presso il quale lo stesso Vernizzi e Matterino Dogliani, responsabile della società concessionaria, sono andati a registrarlo.

Tanta insistenza per una causa persa è commovente. È da augurarsi che il resto della replica alla Corte dei Conti non abbia la stessa consistenza.

Da Roma sono arrivate 70 contestazioni, alle quali Vernizzi deve rispondere entro lunedì. Ieri si è dichiarato pronto a farlo e ne ha sintetizzato i contenuti.

 

Emergenza. Lo stato di emergenza è stato dichiarato dal Cdm dei ministri il 15 agosto 2009, successivamente prorogato dal governo Berlusconi e da Monti, il quale pure ha rivoluzionato la normativa. C’è una sentenza a sostegno della Corte Costituzionale, c’è una proroga Renzi fino al 31 dicembre 2016.

Vernizzi omette di dire che contro l’emergenza il Comune di Villaverla ha fatto ricorso al Tar del Lazio e ha vinto, ottenendo un risarcimento di cui il commissario ha dovuto farsi carico.

 

Costi pubblici. La Pedemontana doveva costare 1 miliardo e 828 milioni di euro da progetto preliminare ma al progetto esecutivo è arrivata con 2 miliardi 258 milioni. L’aumento è di 429 milioni, dovuti a una serie di motivazioni, alcune delle quali lasciano perplessi. Esempio: + 195 milioni per recepimento prescrizioni Cipe ex delibera 96/2006 e per richieste enti locali. Passi per gli enti locali, ma le prescrizioni Cipe sono precedenti alla stipula della convenzione. Cosa rimaneva da recepire? In ogni caso, come vengono coperti questi aumenti? La risposta di Vernizzi è tassativa: «Con il contributo pubblico a totale carico dello Stato, il quale partecipa al project con un esborso di 614.900.000 euro».

 

Costi dei privati. Se aumenta il contributo pubblico, deve aumentare anche quello dei privati. Qui bisogna fare un atto di fede nelle dichiarazioni di Silvano Vernizzi: «A me non importa come o dove i privati vanno e recuperare 1 miliardo 643 milioni di euro che devono mettere nel project. Mi basta sapere che lo fanno. So che hanno provveduto all’aumento di capitale richiesto. E per il finanziamento dalle banche, mi hanno fatto sapere che otterranno il clousing finanziario entro marzo».

 

Garanzie. Il clousing finanziario è la copertura assicurata al concessionario dalle banche: la Sis copre i 1600 milioni richiesti dall’intervento, in piccola parte con mezzi propri, per il resto con finanziamenti bancari. Ma qui è notte fonda: il concessionario avrebbe dovuto avere la copertura bancaria già in partenza dei lavori quattro anni fa. Aspettiamo pure la fine di marzo, si suppone del 2015.

Nel frattempo i bene informati spiegano che Dogliani ha incaricato un fondo inglese di raccogliere denaro offrendo un rendimento del 10% ma a oggi è arrivato solo a quota 600 milioni. Manca un miliardo all’appello.

 

I lavori. Vernizzi dice che il cronoprogramma è rispettato «più o meno». Impossibile stabilire quanto più e quanto meno, perché il cronoprogramma è allegato all’atto aggiuntivo, che nessuno dovrebbe conoscere. In compenso sappiamo che finora il pubblico ha sborsato 180 milioni di euro e il privato solo 100. Eppure il project stabilisce il contrario: tre parti di spesa al privato contro una del pubblico.

Renzo Mazzaro

 

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