Nuova Venezia – Piano casa, Venezia e’ diversa da tutti
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6
dic
2013
l’opinione
di Andrea Ferrazzi – Assessore all’Urbanistica Comune di Venezia Delegato Nazionale Anci Urbanistica
Votato il Piano casa dal Consiglio Regionale Veneto tra polemiche e discussioni accese, si tratta ora di capire come si inserisce nella pianificazione urbanistica del nostro territorio. Perché sta qui il punto. Oggi più che mai vi è bisogno di pianificazione che non può essere costituita dalla sommatoria di interventi parziali e settoriali che rischiano di compromettere ancor più la qualità delle nostre città e del territorio tutto. Quella qualità, sia chiaro, che oltre ad essere una valore imprescindibile per una sana convivenza civile, è anche il vero patrimonio economico della nostra regione che, non a caso, è ancor oggi al primo posto nazionale per turismo ma che rischia di perderlo.
Il Veneto è al secondo posto nazionale per cementificazione; abbiamo un surplus di edificato residenziale e produttivo che rischia di diventare un peso per tutti noi. Il territorio metropolitano veneziano e regionale è ormai un costruito indistinto, in cui il fenomeno della dispersione urbana ha raggiunto un punto limite. Si parla di “sprawl”, cioè di città slabbrate, indistinte, letteralmente “spaparanzate” nel territorio. Dunque, paradossalmente, territori senza città, territori senza “luoghi” e simboli nei quali ritrovarsi come persone e come comunità. E dunque comunità “spaesate”, prive di riconoscimento e di identità. Il Piano casa si applica non solo all’edilizia residenziale (nella quale, peraltro, nei primi due provvedimenti legislativi l’utilizzo si è concentrato quasi esclusivamente sulle nuove costruzioni, spesso invendute, e sugli ampliamenti e non sulla rigenerazione legata alla bio edilizia), ma anche su quella produttiva, ricettiva, commerciale, settori in cui vi è un surplus di edificato e che potranno vedere un’ulteriore ampliamento e dunque consumo del suolo basato su pure logiche speculative.
Aver inoltre eliminato ogni possibilità da parte dei comuni di diversificare gli interventi a seconda della specificità del proprio territorio aggrava ulteriormente la situazione. Venezia non è infatti Bussolengo e Cortina non è Adria. Interventi omogenei su realtà così diverse rischiano di generare situazioni non sostenibili, soprattutto nei centri storici. Si tratta invece di procedere con forza verso il consumo di suolo zero (obiettivo dell’Unione europea per il 2050) e di operare, attraverso la rigenerazione urbana, verso il riuso dell’esistente evitando di consumare terreno libero. La normativa urbanistica, oggi farraginosa e contraddittoria tra il livello nazionale e quello regionale, dovrà essere rivista per costruire città compatte, smart, energicamente efficienti e sostenibili nonchè socialmente integrate. È anche attorno a questi concetti che l’Urbanistica va definendo oggi il proprio senso e il proprio futuro. La posizione dei comuni del veneto e dunque dell’Anci non è perciò una mera difesa delle proprie prerogative, bensì un cogliere esattamente questi temi evitando che la logica emergenziale della crisi economica (peraltro drammaticamente vera) comporti danni peggiori dei benefici anche per la stessa economia.