Citta’ della Moda (“Verve”)
Très chic
Quinta Avenue? Via Montenapoleone? Via del Corso? Gli Champs Elysées? Roba vecchia. Il vero fulcro pulsante dell’universo glamour è ormai sotto casa, fra Fiesso d’Artico e Lughetto.
Le scarpe, come dire, c’erano già, tacco dodici e griffe che non hanno bisogno di presentazione. Ora, accanto agli storici calzaturifici d’alta classe, frutto di una tradizione antica di artigiani-artisti arriva il sospirato museo che, però, occupa una superficie infinitesimale della cosiddetta Città della Moda, un complesso commerciale dedicato al distretto calzaturiero che propone, fronte Naviglio, torri alte fino a 50 metri senza alcuna attinenza e rispetto per la delicata bellezza del luogo costellato da ville venete.
Modello tridimensionale di “Città della Moda”
Il progettato edificatorio, voluto dall’amministrazione comunale di Fiesso d’Artico, chiamato impropriamente “Città della Moda“ altro non è che un nuovo passo volto alla trasformazione di un territorio in una più estesa e sconvolgente metropoli. Fiesso d’Artico, con le sue molte ville patrizie, è situato nel bel mezzo della Riviera del Brenta, fiancheggiato da due storici corsi d’acqua, il Serraglio e il Naviglio del Brenta. I suoi 6,3 kmq. lo pongono fra i comuni più piccoli del Veneto. Ha una densità abitativa di 1100 abitanti per kmq. e un tasso di inquinamento inferiore solo a Porto Marghera. E’ carente di aree verdi, ha una viabilità interna risalente a oltre trent’anni fa, ed è tagliato per tutta la sua lunghezza dalla strada statale 11 percorsa nelle ore di punta da 2400 automezzi.
Malgrado questi dati sconfortanti l’amministrazione comunale ha adottato, e in larga parte attuato, un P.R.G. che prevede uno spaventoso aumento di aree edificabili e la soppressione di quei pochi spazi verdi che testimoniano l’equilibrio che con lungimiranza si era ricercato e realizzato nel passato. La cosiddetta Città della Moda è un esempio di follia urbanistica che, se realizzata, cancellerà una delle più belle aree libere rimaste nel territorio fiessese.
L’area indicata dall’amministrazione per edificare questo orrore urbanistico è di circa 12 ettari. E’ un terreno agricolo situato tra Via Piove e Via Vecchia ed è fiancheggiato per tutta la sua lunghezza dal canale Naviglio. Se realizzata, questa cementificazione diventerebbe il simbolo di una esasperante e caotica urbanizzazione che dai paesi rivieraschi coinvolgerebbe un po’ tutta la terraferma veneziana nell’esplicita ricerca del consenso politico in favore dei soli interessi economici coinvolti. Malgrado da decenni questa politica territoriale, da più parti, venga considerata suicida per i risvolti traducibili in traffico incontrollabile, inquinamento ambientale ed acustico, vittime sulle strade, decadimento della qualità della vita, difficoltà di accesso ai centri storici ecc. ecc., malgrado i Comuni si siano sempre dichiarati in prima linea nel perseguimento di questa filosofa di vita ed abbiano versato fumi di lacrime per la loro impotenza a fronte di situazioni come questa, ora, spinti da lobby affaristiche e con l’intento di far cassa, diventano i proponenti e i realizzatori di progetti che porteranno alla totale compromissione dei territori e dei loro abitanti. Inclusa la paralisi della strada provinciale piovese che riverserà un traffico aggiuntivo calcolabile in 10-12.000 veicoli in più al giorno, compromettendo inesorabilmente la qualità della vita dei residenti della frazione di Paluello, di via Piove e di gran parte di quelli di Fiesso d’Artico.
CITTA’ DELLA MODA, I NUMERI:
45.000 mq. la superficie interessata dal progetto su
115.000 mq di superficie totale dell’area.
130.000 mc. da edificare complessivamente
Dei quali12.000 mq. destinati a negozi
750 i posti auto al coperto
250 i posti auto all’aperto
Altezze max: 6,00 m. di terrapieno più18,00 m.di fabbricati
Da 3 a 10 anni per completare i lavori
Il primo intervento riguarda la costruzione di una piastra di mq. 25.000 capace di contenere 25 negozi, 750 posti auto al coperto e 250 allo scoperto
Questo primo intervento richiederà l’impiego di 40.000 mc di calcestruzzo la cui movimentazione richiederà 4000 autobetoniere da 10 mc. ciascuna inoltre serviranno almeno 3-4000 tonnellate di ferro da armatura che, naturalmente, dovrà essere trasportato con l’uso di camion.