Lettera aperta di Eleonora Speranza nalesso
Pubblichiamo con piacere la lettera aperta di Eleonora.
Sabato 26 settembre scorso, come tante, tante altre persone sono andata a vedere lo spettacolo di Bertelli, Balasso e Paolini organizzato dai tre artisti, in collaborazione con il Comitato Opzione Zero e Jole Film, per raccogliere fondi da destinare alle vittime del tornado dello scorso 8 luglio. Lo spettacolo è stato organizzato in via Seriola a Dolo, definita dallo stesso Paolini “La strada più stretta della Pianura Padana”: una location insolita ma significativa perchè la via passa in mezzo ai campi dietro la fornace dove il fortunale ha fatto innumerevoli danni.
Ed io, i miei amici e la mia sedia a rotelle color ciclamino eravamo lì, assieme a tutti gli altri: ragazzi, ragazze, uomini, donne, bambini, bambine, cani, cimici (mamma mia, quanti cimici!). Alle 17.15 eravamo tutti lì, come formiche. E perchè anch’io, così come altri che non avevano la sedia a rotelle elettrica siamo riusciti ad andare? Per l’ORGANIZZAZIONE. Il Comitato Opzione Zero e la Jole Film si erano organizzati per permettere anche a disabili, donne incinta ed anziani di accedere il più comodamente possibile alle zone rurali in cui a breve si sarebbe tenuto lo spettacolo. Almeno due volontari pronti ad aiutarti ad ogni difficoltà, indipendentemente dal fatto che tu fossi accompagnato. Addirittura c’era una zona ristoro. Addirittura avevano recintato fossati secchi e messo tavole per poterli attraversare, con tanto di paratie laterali per non cadere.
Immagino che questa organizzazione abbia comportato dedizione, ampie vedute, cura per i dettagli, sensibilità e buona volontà. Ma l’organizzazione ce l’ha fatta.Credo che le persone che si sono adoperate per la buona riuscita dell’evento abbiano avuto soddisfazione. Io me lo auguro vivamente, soprattutto per contraccambiare la serenità che, una volta ogni tanto, ho provato nel partecipare ad un evento pubblico senza diventare matta per conciliare la mia voglia di vivere e partecipare alla vita sociale con i limiti imposti dalle barriere architettoniche ma più spesso da dimenticanza, faciloneria e menefreghismo.
Per una persona come me, in carrozzina, andare a La Biennale di Venezia, soprattutto nella zona dei Giardini è quasi un viaggio della speranza.
La mia patologia m’impone una carrozzina semplice, non a telaio rigido come quella di Zanardi oppure l’uso di un deambulatore.
Ma quanto matta divento con la ghiaia tra i vari padiglioni? Se in tre o quattro amici non si coordinano per trascinarmi dove le ruote della carrozzina affondano nei punti di ghiaia più profonda (zona fronte padiglione USA, Giappone, Gran Bretagna, ad esempio) io La Mostra INTERNAZIONALE d’Architettura non la vedo. Così come non vedo i padiglioni dell’Egitto o dell’Olanda (sempre ad esempio) l’anno successivo quando fanno La Mostra INTERNAZIONALE d’Arte.
Spesso, richiedendo la pedana per entrare nel padiglione della Spagna (sempre più ad esempio), ti sbolognano dicendo che devi aspettare perchè è momentaneamente in uso in un altro punto de La Mostra INTERNAZIONALE d’Arte.Io non credo di avere qualcosa da insegnare alle persone, ma i fatti dimostrano che il Comitato Opzione Zero e la Jole Film hanno qualcosa da insegnare in merito ad accessibilità, sensibilità ed organizzazione a Baratta, all’organizzazione de La Biennale e forse qualcosina anche a Brugnaro, dal momento che si è recentemente unito al club delle teste pensanti della venezianità. La disponibilità economica di cui dispone La Biennale sono sicura gli permetterà di fare grandi cose.
Un sasso lo aveva già tirato Bertolucci qualche anno fa, qualcuno lo raccoglie?E. S. Nalesso
No comments