Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Il progetto dell’Asl coinvolgerà anche i sindaci

SAN DONÀ – In bicicletta da un distretto all’altro, per risparmiare carburante e guadagnarci in salute facendo del movimento fisico. L’idea è del Dipartimento di Prevenzione, nell’ambito del progetto «Guadagnare in salute»: da lunedì verranno messe a disposizione dei dipendenti quaranta biciclette, del tipo «olandesina» provviste di cestino e doppio borsone posteriore per trasportare documenti, acquistate con un contributo della Regione.

Si tratta della prima Asl del Veneto ad avviare questo tipo di iniziativa che, nel suo progetto complessivo, prevede di incentivare l’attività motoria; per questo saranno organizzati anche dei corsi di Nordic Walking. Da domani, dunque, i dipendenti potranno raggiungere le varie sedi dell’Azienda sanitaria, utilizzando queste bici.

E non è tutto. Altre venti biciclette saranno consegnate ai sindaci del Veneto Orientale, con l’esplicito invito a utilizzarle, dando così il buon esempio per incentivare l’attività fisica. La consegna domani, alle 11, nella sede dell’Asl 10, in piazzetta De Gasperi.

I venti amministratori si presteranno anche ad una foto che diventerà una sorta di «spot» per promuovere movimento e attività fisica, oltre all’uso alternativo alla macchina, così da risparmiare carburante e limitare l’inquinamento. Il programma complessivo di «Guadagnare salute» prevede lo sviluppo coordinato di azioni di contrasto ai principali fattori di rischio: sedentarietà, errata alimentazione, fumo, abuso di alcol.

(f.cib.)

 

Gazzettino – Riviera. Scarpe cinesi, tremano i calzaturieri

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

26

apr

2015

RIVIERA DEL BRENTA – Controlli a tappeto di Direzione provinciale del lavoro, Finanza e Spisal

Offensiva contro abusivi e lavoro sommerso, ora rischiano pure i committenti italiani

NEL MIRINO – L’offensiva della Guardia di Finanza contro il lavoro sommerso dei calzaturifici non riguarda solo i negozianti cinesi. «I controlli li abbiamo estesi anche ai committenti italiani, responsabili sul fronte dell’elusione contributiva», spiega la Direzione provinciale del Lavoro.

GRANDI GRIFFE – L’operazione “Colpo di tacco” ha interessato 48 tomaifici, di Riviera e Miranese. «È riduttivo – incalza Cossu – tacciare i cinesi di concorrenza sleale, ma chiediamoci chi dà loro lavoro come contoterzisti. Sono i calzaturifici italiani, anche quelli legati alle grandi griffe.

ELUSIONE CONTRIBUTIVA Se i laboratori cinesi non pagano, imprese locali responsabili in solido

Calzature in nero, a rischio pure gli italiani

LA NOVITÀ «Chi dà lavoro ai tomaifici stranieri risponde in caso di inadempienze»

«Questa volta non ci siamo limitati ai laboratori cinesi, ma i controlli li abbiamo estesi anche ai committenti italiani, chiamati in causa come responsabili solidali sul fronte dell’elusione contributiva». Così Franca Cossu, combattiva responsabile della Direzione provinciale del Lavoro, sintetizza l’aspetto innovativo dell’ultima offensiva contro il sommerso nel calzaturiero, sferrata in Riviera e nel Miranese insieme a Guardia di Finanza, Spisal e Inps. Quell’operazione “Colpo di tacco”, che da novembre a ora ha interessato 48 tomaifici, con irregolarità riscontrate nel 70% dei casi e chiusura di otto opifici.

«È riduttivo – incalza Cossu – tacciare i cinesi di concorrenza sleale, ma chiediamoci chi dà loro lavoro come contoterzisti. Sono i calzaturifici italiani, anche quelli legati alle grandi griffe, al lusso e non solo del made in Italy, perché qui, sia chiaro, non stiamo parlando di contraffazione. E allora c’è il committente serio che va a verificare le condizioni del laboratorio cui si affida e fornisce anche il materiale, garantendo quindi la qualità sul prodotto finito. D’altro canto c’è il calzaturificio che pensa solo a spendere meno e quindi non si fa scrupolo di come le tomaie vengono confezionate».

Si sa il modo più facile per abbassare i costi di produzione è quello dello sfruttamento dalla manodopera, dell’evasione fiscale e previdenziale, del mancato rispetto della normative igienico-sanitarie della sicurezza, dell’impiego di materiale scadente.

«A eccezione dei soliti furbi, il nostro intervento non è mai repressivo fine a se stesso. Quindi – afferma Cossu – non vogliamo punire la committenza, bensì renderla consapevole: per questo con l’Inps intendiamo far rispondere in solido, per quanto riguarda il mancato versamento dei contributi ai lavoratori, i destinatari del prodotto richiesto. Mi spiego: il laboratorio cinese ha gli occupati in regola per tre ore la giorno, ma di fatto il consumo di energia, il numero di paia consegnato al giorno, la fatturazione, ecc. dimostrano che l’impiego orario della manodopera doveva essere almeno il doppio se non di più allora se non paga il cinese, deve pagare l’italiano. Il motivo? Spesso una volta eseguito l’accesso ispettivo e perfezionato l’esito, quando si torna non si trova più la stessa azienda, bensì la stessa committenza, a conferma di una filiera fissa».

Ammonta a 54.918 euro il primo verbale per elusione contributiva “conto terzi”, notificato a un calzaturificio rivierasco e già saldato.

E se esternalizzare, anche ai cinesi, segmenti della produzione applicando le regole è una prassi prevista dalla legge, non lo è in particolari condizioni.

«Ad esempio – conclude Cossu – quando si ricorre alla cassa integrazione in deroga per i propri dipendenti, che è a carico della fiscalità generale. È successo per un’unica azienda che, fortunatamente rappresenta un’eccezione, e nei confronti della quale verranno elevare non solo contestazioni amministrative ma anche penali».

Monica Andolfatto

 

DOLO – Per cinque anni è stato sindaco a Pianiga, domani gli tirerà la volata il segretario nazionale

La Lega sceglie Di Luzio, arriva Salvini

E lunedì Jacopo Berti (M5S) presenterà la Peruzzo. Per Indipendenza Veneta martedì sbarca Morosin

GRANDI MANOVRE – Si attendono le mosse del sindaco Gottardo, dei suoi ex-assessori e dei tosiani

Sciolti gli indugi, Antonio Di Luzio è il candidato della Lega Nord.
Ad una settimana dalla presentazione delle liste per le comunali, si muovono le artigliere pesanti per dare una mano ai pretendenti locali. È il caso della Lega che domenica 26, alle 19.30, nella sede di via Mazzini presenterà il candidato sindaco Antonio Di Luzio, che in passato è stato anche a capo dell’amministrazione di Pianiga. A sostenerlo giungerà nientepopodimeno che il segretario nazionale Matteo Salvini. Di Luzio, nato a Dolo nel 1961, laureato, impiegato, ha una lunga storia politica alle spalle: per cinque anni, dal 2003 al 2008, è stato sindaco a Pianiga, per 2 assessore al Bilancio a Stra, per 5 anni consigliere in Provincia a Venezia ed ancora consigliere a Pianiga dal 2008 al 2013. Il suo programma elettorale si basa su famiglia, lavoro e sicurezza.

Lunedì, alle 21, il Movimento 5 Stelle presenterà all’Ex Macello la candidata Valentina Peruzzo e la lista che correrà alle prossime comunali. Anche in questo caso a perorare la causa un nome di spicco, Jacopo Berti, che è il candidato presidente alla Regione del Movimento. Interverrà pure il deputato Emanuele Cozzolino.

Sempre l’ex Macello ospiterà, martedì, alle 20.45, il cartello Indipendenza Veneta, che introdurrà il candidato a governatore Alessio Morosin; presenti anche Michele Favero, Renzo Fogliata e Federico De Marchi.

Tornando alle Comunali, si ricorderà che la prima lista a presentarsi è stata “Dolo Democratica – Alberto Polo sindaco” mentre si cerca di capire quante saranno alla fine le liste presenti nella scheda.

Certamente scenderà in campo “Il Ponte”, che conferma Giorgio Gei quale candidato sindaco.

Si ripresenta anche l’attuale sindaco Maddalena Gottardo che guida una civica nella quale, dell’attuale maggioranza, sembrano probabili le presenze degli assessori uscenti Giuseppe Pasqualetto e Cecilia Canova.

Gli altri assessori, invece, si proporranno in una formazione che raggruppa il centrodestra e che sta definendo il nome del concorrente: si fa il nome dell’assessore Alessandro Ovizach.

Da capire se vi sarà anche una lista che comprenda i fuoriusciti dalla Lega, convogliati nell’area tosiana.

Potrebbe esserci anche una lista a sorpresa. Insomma, le prossime elezioni si annunciano molto incerte.

 

MIRA –  I giovani miresi, impegnati nel Bilancio partecipativo, attenti alla riqualificazione dei parchi pubblici e alla messa in sicurezza delle strade e delle scuole. Saranno i cittadini a decidere quello, tra i sei progetti elaborati, nel quale il Comune dovrà impegnare i 50mila euro messi a disposizione. Le proposte saranno illustrate martedì 28, alle 20.30, alla biblioteca di Oriago.

I sei piani, elaborati dai giovani, riguardano: la riqualificazione del Parco di Valmarana; la riqualificazione del Parco del Donatore; la manutenzione di alcune strade comunali (via Sabbiona, via Forte Poerio, via Valmarana, via Risorgimento, Riviera S. Pietro); interventi di messa in sicurezza stradale; la messa in sicurezza con due scale antincendio della scuola media “Galilei” a Gambarare; l’aggregazione giovanile e l’informazione con la riqualificazione del centro Dedalo, la nuova ludoteca, un pannello luminoso).

I progetti, che saranno posti anche nel sito internet del Comune, saranno illustrati dagli stessi giovani e da esponenti dell’amministrazione. Il prescelto verrà realizzato utilizzando i 50mila euro previsti dal bilancio e la sua realizzazione sarà vincolante nell’ambito degli interventi 2015.

(L.Gia)

 

SALZANO – Un biglietto unico per integrare i trasporti in treno, in autobus e in vaporetto. Un accordo tra Regione, Actv e Trenitalia per prevedere biglietti e abbonamenti cumulativi, sulla scia degli esperimenti positivi già adottati in molte altre zone d’Italia.

È questa l’altra grande richiesta che arriva dai pendolari, stufi di dover pagare due volte anziché una. «Quando un treno viene soppresso molti decidono di prendere un bus – racconta uno studente di Spinea -. Paghiamo già l’abbonamento del treno, ma in quel caso siamo costretti a anche a comprare un biglietto del bus. Questo non è giusto».

Anche il sindaco di Salzano Alessandro Quaresimin punta forte su questa soluzione: «Si parla tanto di città metropolitana, un biglietto unico integrato sarebbe un ragionamento corretto in quest’ottica».

Sulla stessa linea Bruno Pigozzo: «La Regione deve incentivare l’aggregazione tra i vari gestori del trasporto pubblico. Con un biglietto unico per treno, autobus e vaporetto si potrebbe risparmiare nettamente sulla burocrazia per poi tornare ad investire sul servizio».

In Regione l’ipotesi è stata valutata più volte, ma ai vari studi non ha ancora fatto seguito un passo concreto.

(g.pip.)

 

SALZANO  «Binario da raddoppiare tra Maerne e Noale»

“Un bus in piu’? Solo pagando”

La protesta del sindaco: «Actv non ha i fondi e li chiede al Comune»

C’è chi chiede un treno in più per poter rientrare la sera da Venezia e chi invoca un autobus per raggiungere l’ospedale di Dolo. I lavoratori della domenica si lamentano per la carenza di convogli nei giorni festivi, gli studenti descrivono invece pullman stracolmi su cui è difficile perfino salire. I problemi del trasporto pubblico nel Miranese sono tanti e sono sempre molto sentiti, e ogni tema è stato affrontato giovedì sera alla Filanda di Salzano in un’assemblea che ha visto intervenire il sindaco Alessandro Quaresimin, il consigliere regionale Bruno Pigozzo, il sindacalista Cgil Ilario Simonaggio ed Elena Guida in rappresentanza del comitato di pendolari.

Si è parlato sia del servizio Actv sia di quello Trenitalia, partendo sempre da una considerazione di Pigozzo: «In Veneto l’ultimo Piano complessivo dei trasporti risale al 1990. Sono passati 25 anni».

Per quanto riguarda gli autobus Salzano è sicuramente il Comune più penalizzato del Miranese, essendo il meno collegato con Venezia.

«Qui il servizio Actv si sta spegnendo un po’ alla volta – ha detto Quaresimin -. Alla domenica praticamente non ci sono più bus, ma anche le corse scolastiche sono insufficienti rispetto all’utenza. Un altro problema è che non ci sono mezzi diretti all’ospedale di Dolo, e Actv con noi è stata chiara: una corsa aggiuntiva si può prevedere, autisti e mezzi sono a disposizione. Ma loro non hanno disponibilità economiche, la corsa dovremmo pagarla noi. Sì, con quali soldi?».

Il sindaco ha parlato poi del problema-treni: «Il nuovo orario cadenzato ha comportato molti problemi, sulla Bassano-Venezia la situazione è scoraggiante: il nostro parcheggio ferroviario era sempre pieno, ora è mezzo vuoto perché molti scelgono altre stazioni o si muovono in auto».

Elena Guida entra nel merito: «Mancano corse al mattino presto e alla sera, per operai o commesse che lavorano a Venezia è un problema serio. Nei festivi ci sono meno treni, come fanno tutti quelli che lavorano a Venezia nel weekend?».

L’altra grande richiesta è il raddoppio di binario almeno tra Maerne e Noale: «È indispensabile per consentire una maggior fluidità di traffico ferroviario. Se ne parla da anni, manca la volontà politica regionale», sbotta Quaresimin.

Simonaggio chiama in causa Renato Chisso, arrestato per lo scandalo-Mose: «Per anni abbiamo avuto un assessore regionale interessato soprattutto a strade ed autostrade, piuttosto che alla mobilità su treno. Questo è il risultato».

Gabriele Pipia

 

Gazzettino – “Dateci treni veloci e orari umani”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

25

apr

2015

TRASPORTI – I pendolari, dopo le polemiche con la Regione, presentano un pacchetto di richieste

Potenziare la linea Udine-Trieste. Battaglia per il Micotra dal mare a Villach

TRIESTE – «Che questa figuraccia della Regione serva almeno a far capire la nostra condizione reale e a darci una mano vera. Ma adesso mettiamoci una pietra sopra».

I pendolari, per bocca di Andrea Palese del Comitato Alto Friuli in piena condivisione con gli altri Comitati regionali, chiudono la polemica sulla sostituzione del treno a beneficio dei dipendenti regionali da Trieste a Udine e rilanciano sul terreno delle prossime battaglie: un orario che da dicembre diventi strutturato, andando «ben oltre quello cadenzato», in base a una serie di segnalazioni contenute in un nuovo documento che ci si appresta a consegnare a Trenitalia. E poi: i treni transfrontalieri con la Carinzia Micotra in partenza non più da Udine ma da Trieste alla volta di Villach, «in modo da soddisfare ad un tempo le esigenze di noi pendolari e dei turisti», andando oltretutto a «servire la ciclovia Alpe Adria dall’Austria fino a Cervignano». L’idea è del leader del Comitato pendolari Fvg, l’udinese Marco Chiandoni, innamorato dei treni, umiliato dai loro disservizi e convinto, come Palese, che il Micotra sia «un’eccellenza regionale da valorizzare».

Non solo: «Ci battiamo anche per un treno veloce Udine-Trieste, contando sulla circostanza che da giugno a settembre entreranno finalmente in esercizio tutti e 8 i sospirati treni Civity, confortevoli e sicuri».

I pendolari attestano a Trenitalia di aver «cambiato completamente verso» nei rapporti con i viaggiatori: «Dirigenza in presa diretta con noi e i nostri problemi, personale viaggiante sorridente e sensibile», insomma «tanta collaborazione anche se è chiaro che non dobbiamo pretendere miracoli, non tutto è dovuto e la verità in tasca non ce l’ha nessuno». In ogni caso è un fatto che le Ferrovie «ce la stanno mettendo tutta»: parola di pendolari, impensabile in questi termini anche soltanto pochi mesi fa.

Ma accanto allo zucchero, come nella migliore tradizione epifanica, c’è anche qualche pezzetto di carbone, che naturalmente viene destinato a Mamma Regione: «Mi sono laureato in diritto regionale con il nostro amatissimo Statuto di autonomia – spiega Palese – ma continuo a vederlo svilito, prima ancora che minacciato». In altre parole: «La Regione ha le competenze e i soldi per organizzare meglio i servizi, dunque cosa aspettiamo? Non vorranno mica farci attendere il 2017 con l’entrata in servizio del gestore unico del trasporto su gomma? Non se ne parla nemmeno».

Maurizio Bait

 

SAN STINO – Marzo da record per la piattaforma logistica. Con 45mila tonnellate di merci scambiate, l’interporto sanstinese dell’Mvo (Magazzino veneto orientale) e la Rail Cargo Group delle Ferrovie austriache, ha stabilito il primato da quando ha iniziato ad operare nel 2003. Dopo la crisi del 2012, già nel 2013 la piattaforma con una media di 30mila tonnellate mensili e due treni merci al giorno in entrata e uscita, era tornata a buoni livelli. Ora si viaggia a una media di tre treni multicliente chattel via Villach (andata e ritorno) al giorno. Le merci vengono scaricate e distribuite in tutta Italia, isole comprese.

«A parte il record di marzo – spiega Roberto Dal Mas, direttore della struttura – dall’inizio dell’anno abbiamo avuto un incremento del 10%. Segno che l’economia si sta muovendo bene sia in in import che in export». La piattaforma logistica di San Stino si sviluppa in un’area di 130mila metri quadri con due capannoni da 24mila metri quadri, 3 chilometri di binari, ed è dotata di una serie di moderni carriponte.

Ma alcune nubi si stanno profilando: tra Mestre e Portogruaro, a fine giugno chiudono le due ultime stazioni. Con San Donà chiude anche la stazione di San Stino (non ci saranno più capistazione e deviatori) e quindi Rfi non potrà più garantire le manovre con personale in loco: tutto dovrebbe essere telecomandato dalla centrale di Mestre. A San Stino la mancanza del capostazione e del manovratore potrebbe limitare l’operatività della struttura logistica. A preoccuparsi sono soprattutto i sindacati, Orsa in particolare.

(m.mar)

 

TRIESTE – Da qui al 2038 pedaggi rincarabili dell’1,5% all’anno anziché del 2,11%. Autovie Venete presenta allegati e correttivi al Piano finanziario: prevede investimenti pari a 900 milioni per completare l’asse Portogruaro-Palmanova e altri 500 per finire il lotto Gonars-Villesse e realizzare quello fra San Donà e Portogruaro). Ora si attende ora un via libera interlocutorio dal Ministero delle Infrastrutture.

Già, perché la vera partita si gioca a Bruxelles, dove la delegazione governativa italiana – ora anche con il placet del neo-ministro Graziano Delrio, punta al riconoscimento per la Spa autostradale e per Autobrennero delle caratteristiche di società in house.

Debora Serracchiani chiede verifiche e approfondimenti tecnici, amministrativi e strategici, sebbene una serie di chiarimenti pare abbia stemperato i dubbi su questa soluzione: in pratica il Governo affida senza gara la gestione della rete alla Regione Fvg, che a sua volta la affida ad Autovie Venete. Ma c’è un inghippo mica da ridere: Autovie dovrebbe sottoporsi al controllo analogo di bilancio con la Regione, cosa di per sé abbastanza invalidante sul piano dell’agilità strategica e operativa. E soprattutto dovrebbe essere scorporata dal controllo di Friulia e planare direttamente nel grembo di Mamma Regione. Serve una legge e ancor più servono complessi passaggi tecnici. Gli utili di Autovie non fornirebbero più uova d’oro al desco di Friulia, questo è pacifico, ma anche con i numerosi soci privati si profilano accordi di non immediata definizione. Non è problematica, invece, la presenza minoritaria di tali soci: la Direttiva europea 23/2014, infatti, ne ammette l’esistenza, ma a condizione che non possano in alcun modo modificare le strategie dell’azienda.

La prospettiva di questa imponente operazione legislativa e tecnica si fa ogni giorno più concreta, mentre a Bruxelles si sta per calendarizzare un nuovo confronto del Governo italiano con le Direzioni generali della concorrenza e del mercato interno prima del via libera politico della Commissione europea. Contatti si sono avuti in questi giorni anche fra Autovie e Autobrennero, per le quali si disegnano analoghe prospettive di matrice pubblica.

M.B.

 

Gazzettino – Vittorio Veneto. Pedaggio gratis: A27 dice no.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

25

apr

2015

VIABILITA’ – L’unica possibilità: il Comune dovrebbe pagare al posto degli automobilisti

Il sindaco incontra Autostrade: nessuno spiraglio per liberalizzare il tratto tra i 2 caselli

Autostrada senza pedaggio solo se il Comune o un altro ente copriranno il mancato incasso. Pare debba rimanere un sogno la possibilità che i vittoriesi possano viaggiare gratis nel tratto compreso tra il casello Vittorio Veneto nord e quello sud dell’A27.

È quanto emerso al termine dell’incontro di giovedì tra il sindaco Roberto Tonon e il direttore del IX tronco di Società Autostrade per l’Italia, Alessandro Melegari. Tonon si è recato a Tavagnacco (Udine) per affrontare la possibilità di liberalizzare il tratto dell’A27 vittoriese, dunque fare in modo che le auto in transito di alcune categorie di utenti non paghino il pedaggio e utilizzino l’A27 quale tangenziale. Liberalizzazione che oggi è praticata nel tratto tra Dolo e Mirano, e in altri casi in Italia.

«La Società Autostrade non ha lasciato aperto alcun spiraglio per una qualche forma di liberalizzazione del nostro tratto, a meno che il Comune o altro soggetto non paghi l’intero mancato incasso» fa sapere Tonon.

«Chiaro che la liberalizzazione non ce la possono regalare – afferma l’assessore Alessandro Mognol, da sempre sostenitore dell’apertura del tratto autostradale quale alternativa al traforo Anas – All’epoca l’assessore Bruno Fasan aveva parlato di circa 60 mila euro all’anno quale somma da versare a Società Autostrade: credo che sia una cifra che l’amministrazione vittoriese, magari sentendo anche l’interesse dei comuni vicini, possa permettersi, almeno per avviare una sperimentazione. Senza contare – chiude – che con i soldi del traforo potrebbe rimanere aperta per oltre 900 anni».

Il tono della nota inviata ieri dal municipio però non lascia margini di trattativa tra le parti.

«Nel rispetto del programma di mandato dell’amministrazione – evidenzia Tonon – abbiamo voluto approfondire con Società Autostrade l’ipotesi di utilizzo del tratto tra i caselli nord e sud con funzioni di attraversamento della città, a seguito del dibattito in corso. E a scanso di equivoci – conclude – l’incontro non aveva nulla a che vedere con la questione del traforo, i cui lavori procedono, e per la quale si stanno studiando le migliorie».

Claudia Borsoi

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui