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I consiglieri provinciali chiedono alla Zaccariotto di intervenire

MIRANO – Mozione del gruppo consigliare del Pd in Provincia sul confuso aumento delle tariffe autostradali. Guerrino Palmarini, Lionello Pellizzer, Loredana Serafini Amato, Serena Ragno, Mariagrazia Madricardo ed Elisabetta Populin, chiedono che il Consiglio provinciale impegni la giunta Zaccariotto, come uno dei suoi ultimi atti, a promuovere un confronto consigliare e in sede di commissione con il presidente di Cav, Concessioni autostradali venete. L’obiettivo è quello di discutere la questione delle tariffe e le conseguenze in atto sui livelli di traffico delle strade provinciali.

La mozione chiede, inoltre, alla giunta di sostenere l’arretramento della barriera di Villabona a Dolo e affrontare i problemi in rapporto con Regione, Ministero delle Infrastrutture, società autostradali e Cav.

«I recenti aumenti delle tariffe autostradali hanno prodotto un sensibile aumento del traffico sulle strade provinciali, anche a causa dell’introduzione delle contraddittorie e non sempre economicamente convenienti agevolazioni per i pendolari », sostengono i consiglieri democratici, «l’equiparazione delle tariffe nel tratto Villabona- Vetrego ha consentito di eliminare il traffico anomalo causato dall’uscita con immediato rientro al casello di Vetrego, ma gli utenti del tratto autostradale Mestre-Padova hanno più convenienza ad utilizzare ora l’accesso all’autostrada dal casello di Crea, in territorio di Spinea, riducendo in questo modo i costi di percorrenza, ma aggravando pesantemente il traffico sulla viabilità ordinaria e provinciale».

Filippo De Gaspari

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NUOVA VENEZIA – «Asl 13, il direttore faccia chiarezza»

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2

apr

2014

Mira. Oggi conferenza dei sindaci: Gino Gumirato chiamato a dare garanzie sulla sanità in Riviera

MIRA. «Siamo pronti a guidare una protesta che porterà la gente sotto gli uffici della direzione dell’Asl 13 a Mirano, se il direttore generale Gino Gumirato non ci assicurerà che l’ospedale di Dolo non sarà depotenziato». Non usa mezzi termini il presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta Giampietro Menin alla vigilia della conferenza dei sindaci dell’Asl 13 oggi alle 15,30 in sala del consiglio comunale a Mira, quando sarà presentato il piano aziendale.

Rassicurazioni pretende anche il sindaco di Campolongo Alessandro Campalto. «Ci risulta che il direttore generale» ribadisce Campalto «punti a trasformare l’ospedale di Mirano in ospedale di rete per il bacino dell’attuale Asl 13, ma questo sarà messo in discussione quando gioco forza tutto graviterà intorno a Mestre. Peggio ancora sarà per l’area della Riviera sud. L’ospedale di Dolo rischia di fare la fine di quello di Noale, diventerà una grande lungodegenza. I comuni di Campagna Lupia, Camponogara, Fossò, Vigonovo e Campolongo spesso come utenza hanno gravitato sull’ospedale di Piove di Sacco. Quest’ultimo però verrà assorbito da Padova. Per raggiungere un polo chirurgico bisognerà andare a Mirano cioè a 30 chilometri di distanza. Intorno a questi comuni dal punto di vista sanitario ci sarà il deserto dei servizi».

Un appello ai sindaci è lanciato a Dolo da Giorgio Gei (Ponte del Dolo). «I sindaci della Riviera non diano nessun tipo di avvallo all’atto aziendale» auspica «Debbono invece ribadire quanto più volte già espresso con atti istituzionali: nessuno spostamento di reparti sino al varo delle schede territoriali. Debbono anche chiedere sia fatta chiarezza sulla vicenda Pronto Soccorso, sui progetti presentati, sui costi e sugli importi effettivamente stanziati».

Chiede attenzione anche il sindaco di Vigonovo Damiano Zecchinato. «I servizi sul territorio» dice «vanno potenziati e non smantellati. Faremo molta attenzione al piano che ci sarà presentato da Gumirato».

Bacchetta la Regione il consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo. «L’Asl 13 non deve continuare a essere penalizzata» dice Pigozzo «quando invece è una delle strutture virtuose sotto il profilo dell’efficienza. Ora bisognerà capire se saranno trovati i fondi per la messa a norma ad esempio delle strutture ospedaliere di Dolo. Mancano poi delle risposte precise per la Riviera e il Miranese in merito alla collocazione delle strutture sanitarie intermedie. Sono stati destinati a questa Asl 111 posti letto per queste strutture che serviranno a decongestionare quelle per acuti. Le preoccupazioni dei sindaci sono condivisibili. Domani (oggi per chi legge, ndr) servono risposte precise e convincenti».

Smorza i toni più bellicosi, invece, il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asl 13 Fabio Livieri. «Non c’è alcuna volontà, credo, da parte del direttore generale di punire la sanità della Riviera del Brenta. Si tratta di paure infondate e spesso strumentali, mosse spesso da logiche di parte e di partito».

Alessandro Abbadir (ha collaborato Giacomo Piran)

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CHIOGGIA – Il comitato che raccoglie firme per la realizzazione della ferrovia Chioggia-Padova e Venezia chiede alla Regione di pubblicare lo studio di fattibilità.

«Chisso – afferma l’avvocato Giuseppe Boscolo – ha detto che costa un miliardo e che dai biglietti si recupera solo il 10%. I dati dello studio dimostrano che costerebbe la metà e si potrebbe recuperare il 50% e non il 10. Le cifre vengono gonfiate perché non si vuole fare quest’opera. Chiediamo degli incontri informativi che, finora, ci sono sempre stati negati».

Dubbi anche sulla nuova Romea commerciale: «Si ritiene – continua il portavoce del comitato che ha già raccolto oltre 500 firme – che questa libererà Chioggia dall’isolamento. Ma le strade di collegamento alla nuova autostrada, le cosiddette opere complementari, sono in forte dubbio. Anche la nostra amministrazione e il Consiglio comunale in particolare, dovrebbero muoversi per sostenerci e cercare di portare a casa un’opera che a Chioggia serve da diversi decenni e che è sempre stata negata».

(m.bio.)

 

Nuova Venezia – Mira “Bisogna completare l’idrovia”

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30

mar

2014

Nessun dubbio degli esperti al convegno “La memoria dei fiumi”

MIRA. Il completamento dell’Idrovia Padova – Venezia è elemento di stabilizzazione e messa in sicurezza idraulica del territorio veneziano e padovano.

Queste le conclusioni a cui è giunto ieri mattina il convegno “La memoria dei fiumi” organizzato dall’assessorato all’urbanistica del Comune di Mira.

«Il ripetersi sempre più frequente di situazioni di criticità idrogeologica in conseguenza di perturbazioni atmosferiche anche di breve durata, impone l’urgenza», hanno sottolineato gli organizzatori, «di conoscere e approfondire la trasformazione urbanistica del territorio e i cambiamenti climatici in corso, per individuare le soluzioni più efficaci per impedire danni da allagamento che colpiscono pesantemente i cittadini e le attività economiche».

È stata così fatta una mappa storica delle criticità e dei fenomeni di allagamento dal 1882 in poi e sottolineate le emergenze attuali. Dopo l’apertura dei lavori da parte dell’assessore Luciano Claut, ha parlato Francesco Rech, dirigente tecnico del servizio meteorologico di Arpav. C’erano anche i tecnici competenti dei bacini di bonifica e docenti dell’ Iuav. Dopo ogni intervento si è dato spazio alle domande del pubblico. «C’è la certezza», ha detto Claut, «che serve un’azione programmata e coordinata per dare risposte di sviluppo in sicurezza ad un ambito territoriale come il nostro di grande fragilità idrogeologica».

Il comitato Brenta Sicura che punta alla realizzazione dell’idrovia ha apprezzato le considerazioni emerse dal convegno.

(a.ab.)

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LA GRANDE OPERA

«Gli incentivi europei per abbassare le emissioni di carbonio possono dare una grossa mano alla realizzazione dell’idrovia Padova-Venezia». Ad affermarlo è il deputato al Parlamento europeo, Andrea Zanoni, che a dicembre del 2012 aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se l’Europa avesse intenzione di stanziare dei fondi per la realizzazione dell’importante canale idroviario in grado di collegare Padova al Mare Adriatico.

«Approvando la Proposta di Risoluzione su “NAIADES II”, un programma di azione a sostegno del trasporto sulle vie navigabili interne, il Parlamento europeo ha ora preso posizione anche sulla questione dell’idrovia Padova-Venezia. Abbiamo compiuto un grande passo avanti per raggiungere gli obiettivi di un’economia a basse emissioni di carbonio espressamente indicati nel Libro bianco sulla politica dei trasporti dell’UE. Oggi potremmo avere a disposizione uno strumento per incentivare il completamento dell’importante idrovia Padova-Mare» ha replicato l’europarlamentare Zanoni. La Proposta di Risoluzione è stata votata lo scorso febbraio a Strasburgo.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, che è anche membro europeo della Commissione ENVI – Ambiente Sanità Pubblica e Sicurezza alimentare al Parlamento europeo, ha sottolineato l’importanza del documento che è stato approvato con 428 voti favorevoli, 46 contrari e solo 11 astenuti.

«Il risultato delle votazione potrebbe svolgere un ruolo decisivo nelle forme di trasporto sostenibile, in primis le potenzialità del trasporto sulle vie navigabili – ha spiegato Zanoni. Mi auguro che dia impulso e contribuisca a portare a compimento l’importante opera dell’idrovia “Padova-Mare”. È il momento giusto per riprendere in mano il progetto».

(v.com.)

 

L’unificazione Venezia-Padova-Treviso andrà avanti ma Zaia cercherà in tutti i modi di spaccare in due la regione   

VENEZIA – Uno scontro istituzionale senza precedenti. Una bomba sul cammino dei rapporti tra Regione, Province e Comuni. Un coltello nei rapporti tra le forze politiche. Il Veneto si trova alla vigilia di uno scontro dalle conseguenze imprevedibili: ad appena un anno dalla scadenza elettorale regionale.   Il tema è la nuova Città metropolitana di Venezia, che di fatto svuota e congela la Provincia guidata da   Francesca Zaccariotto. E consegnerà dal primo gennaio 2015 al sindaco Giorgio Orsoni le «chiavi» della   cassaforte del Veneto: un ente dalle competenze di area vasta, dalla pianificazione alla gestione integrata   dei servizi, dalle infrastrutture alle reti di comunicazioni. Praticamente, azzoppa la Regione del Veneto togliendole la «polpa» sulla gestione del territorio del cuore del Veneto: Mestre, Padova e Treviso. 

L’approvazione l’altro giorno in Senato del disegno di legge Del Rio su Province e Città metropolitane   vara definitivamente (alla Camera l’approvazione è prevista per martedì) il nuovo assetto delle   autonomie locale. Le Province di fatto vengono svuotate, diventando enti di secondo grado. I comuni   mantengono la loro autonomia ed assorbono parte delle competenze delle Province.

La nuova città   metropolitana di Venezia, che per ora coinciderà con il perimetro della provincia veneziana, potrà essere   aperta all’aggregazione di realtà limitrofe. Ecco la bomba ad orologeria per la Regione guidata da Zaia.   Nel Veneto la situazione è esplosiva perché, per la prima volta nella storia, Venezia, Padova e Treviso sono guidate da giunte di centrosinistra. E tutti e tre i sindaci hanno dichiarato la loro volontà di aderire   alla futura città metropolitana.

Il disegno di legge del governo di Matteo Renzi, fortemente   accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, affloscia le competenze della Regione del Veneto, finora saldamente in mano al centrodestra.

Getta acqua sul fuoco il sindaco Giorgio Orsoni: «Le città metropolitane possono diventare il motore di sviluppo del paese, finalmente si   avvia questo processo di riforma che risponde a un grande disegno strategico del governo». E non nasconde le sue preoccupazioni: «Nel Veneto c’è una situazione delicata: va costruito un percorso   condiviso, sarà mia cura cercare di raccordarmi con il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto.   É un percorso da fare insieme, altrimenti perdiamo tutti del tempo. Sarebbe assurdo far prevalere i conflitti. Credo che la politica debba indicare una strada, impegnandosi fino in fondo per coltivare e   accompagnare questo progetto».

La procedura per giungere, a partire dal gennaio 2015, all’avvio della città metropolitana è chiarita dal disegno di legge approvato dal Senato. Dall’entrata in vigore della   legge Orsoni diventerà, oltre che sindaco di Venezia, anche «sindaco metropolitano»: entro il 30   settembre i sindaci e i consiglieri comunali di tutta la provincia dovranno eleggere il consiglio metropolitano di 18 membri e durata di 5 anni.

In teoria, è possibile che il consiglio metropolitano esprima una maggioranza di diverso colore politico del sindaco della città capoluogo. Il consiglio metropolitano è in pratica una «super giunta» con poteri di indirizzo e di controllo. Sotto c’è solo la conferenza metropolitana, composta da tutti i sindaci della provincia, con poteri solo propositivi e   consultivi.

Che fine farà la Pa.Tre.Ve? Secondo il disegno di legge approvato è consentita l’iniziativa   dei comuni di aderire successivamente al loro insediamento. La procedure prevede un parere obbligatorio della Regione. Nel caso (scontato) di parere contrario, il governo promuove un’intesa tra Regione e comuni interessati da definire entro novanta giorni. Trascorso tale termine, decide il Consiglio dei ministri. Fuor di cavillo, è evidente che nel Veneto la città metropolitana sarà incoraggiata dal centrosinistra, che controlla le maggiori città, e osteggiata dal centrodestra e dalla Lega Nord in particolare. La mediazione possibile è che, per adesso, Giorgio Orsoni vada avanti – d’intesa con   Francesca Zaccariotto – nel costruire la città metropolitana di Venezia. Lasciando perdere l’allargamento a Padova e Treviso. La Regione, nel frattempo, cercherà di ostacolare la nascita di questo nuovo ente in tutti i modi, compresa l’approvazione di una legge regionale che, di fatto, ne impedisca la nascita. Insomma, uno scontro che rischia di paralizzare ancora per molto tempo tutte le scelte strategiche di questo territorio.

Daniele Ferrazza

 

ENTRO IL 30 SETTEMBRE

Sarà Orsoni ad indire le elezioni

Mercoledì il Ddl Delrio tornerà alla Camera, il governo molto probabilmente metterà la fiducia, e il   voto quindi slitterà a giovedì o venerdì. Dopodiché, con la pubblicazione in gazzetta ufficiale,   l’istituzione della città metropolitana diverrà legge. «Finalmente» dice Andrea Martella, vice- capogruppo del Pd alla Camera, «riusciremo nell’obiettivo di istituirla, riformando le   amministrazioni locali». Cosa cambierà? Come detto la presidente della Provincia, Francesca   Zaccariotto, e la sua giunta, resteranno in carica fino al 31 dicembre 2014. Non è ancora chiaro se resterà in carica anche il consiglio, o se le funzioni dell’assemblea debbano – come pare – essere   assunte dalla presidente.

Nel frattempo il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, dovrà  indire, entro il 30 settembre, le elezioni del consiglio metropolitano. Il consiglio metropolitano è  eletto a suffragio indiretto. Suoi elettori sono i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni ricompresi nella Città metropolitana.

Entro il 31 dicembre 2014 il consiglio metropolitano approva lo statuto. Il 1° gennaio 2015 le città metropolitane subentrano alle province.

Gli organi della Città metropolitana sono: il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano (composto per Venezia da 18 membri) e la conferenza metropolitana, composta dai 44 sindaci dell’ex provincia di Venezia.

 

«Città metropolitana? Sarà caos totale»

Zaccariotto (Provincia): «Sei mesi di governo provvisorio e nessun passaggio di consegne». E se la prende con Dalla Tor.

È più sconsolata che arrabbiata, certa del fatto che «fino a fine anno sarà un caos», e sconcertata dal   fatto che il suo vicepresidente, il senatore Mario Dalla Tor (Ncd) abbia schiacciato il bottone senza   battere ciglio, obbedito agli ordini di scuderia senza dire che «questa legge così com’è fa schifo».   Dove per questa legge la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, parla del disegno di   legge (Ddl) Delrio – prevede l’abolizione delle provincie e per ciò che riguarda Venezia l’istituzione   della città metropolitana – sul quale il governo Renzi aveva posto la fiducia, approvato mercoledì   sera dal Senato dopo una giornata molto tesa. Va da sé che nessun tacchino ha voglia di essere   invitato al giorno del ringraziamento – e ieri nella riunione di giunta in tanti si sentivano nei panni   del pennuto – ma questo più che un tacchino – riflette la Zaccariotto – è un pasticcio, e neppure   riuscito tanto bene.

Il perché lo spiega la presidente della Provincia in scadenza di mandato a   maggio. «Da quando entrerà in vigore il Ddl Delrio io e la giunta resteremo in vigore fino al 31 dicembre, a titolo gratuito» dice «e io non posso vivere di volontariato, quindi non potrò dedicare alla Provincia il tempo che dedico oggi. Senza contare il fatto che potremo intervenire solo per atti   urgenti e improrogabili». Cede il tetto di una scuola? Si ripara. C’è una buca sulla strada? Resta dov’è, almeno fino a che non arriva il sindaco metropolitano, alias Giorgio Orsoni. «Saranno mesi   di caos», sottolinea la presidente, anche perché è stata modificata quella parte della legge che prevedeva – per gestire la transizione – un comitato composto dal presidente della provincia, dal sindaco del comune capoluogo, dal presidente della Regione, e da un altro sindaco della futura città.   Così, come previsto con il nuovo testo, non ci sarà nessun passaggio di consegne. «Città   metropolitana e provincia si occuperanno delle stesse cose, scuole, infrastrutture, turismo, lavoro»,   aggiunge la Zaccariotto, «e anche il personale verrà totalmente assorbito dal nuovo ente, quindi non   si capisce dove stia la novità. Cambierà solo il nome». Oltre, ovviamente, alla struttura, dal   momento che il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, sarà sindaco della città   metropolitana, composta da due assemblee, il consiglio metropolitano (una sorta di giunta) e la   conferenza metropolitana, composta dai sindaci. «E ho l’impressione che non servirà a snellire ma   appesantirà le decisioni: pensi che fatica mettere d’accordo 44 sindaci con testi diversi, di partiti   diversi, e con obiettivi diversi». Chissà come avrà fatto Dalla Tor – bisbigliavano ieri gli assessori –   a votare una legge del genere. «Sono molto dispiaciuta», affonda la Zaccariotto, «che sia stato   proprio il mio vice a votare questa legge».

Francesco Furlan

 

Uno studio di Confindustria evidenzia le potenzialità della linea bellunese e del trasporto integrato

BELLUNO – Confindustria Belluno Dolomiti crede nel rilancio del sistema ferroviario provinciale e lo fa forte dell’analisi di uno dei più importanti studi di ingegneria dei trasporti d’Europa: Ibw – Husler di Zurigo, lo stesso che si è occupato della ferrovia della Val Venosta. Gli esperti svizzeri ritengono, infatti, che l’attuale linea che va da Feltre a Belluno e quindi a Longarone e in Alpago insiste su un bacino di 150 mila residenti e 70 mila lavoratori, più che sufficiente per pensare ad un servizio ferroviario di eccellenza.

«Le potenzialità di uno sviluppo adeguato del trasporto su rotaia», afferma Sandro Da Rold, membro della giunta esecutiva di Confindustria Belluno Dolomiti con delega al turismo, «sono enormi e riguardano sia i residenti che i turisti. Ma è innanzitutto necessario soddisfare tre condizioni fondamentali. La prima riguarda l’integrazione gomma-rotaia, con la creazione di un unico sistema di trasporto pubblico, gestito da un solo soggetto. La seconda rimanda alla necessità di un orario cadenzato dei treni, al fine di garantire che, in una determinata ora, partano dalle stazioni principali almeno due mezzi in direzioni diverse. Ad esempio, da Belluno a mezzogiorno partono un treno per Longarone e un altro per Feltre. E così ogni ora. La terza condizione è invece relativa alle caratteristiche dei treni, che devono essere moderni, puliti e confortevoli oltre a garantire l’accesso senza dislivelli anche a disabili o cicloturisti con un sistema analogo a quello delle metropolitane».

«L’analisi degli svizzeri», prosegue Sandro Da Rold, «sottolinea anche l’opportunità di potenziare i collegamenti con Venezia,Padova e Calalzo, anche nell’ottica di un accesso turistico».

E proprio il turismo potrebbe trarre enormi benefici da una rinascita del sistema ferroviari bellunese. «In effetti», afferma ancora Sandro Da Rold, «se si pensano agli altri casi di successo, come la Val Venosta, i risultati potrebbero essere importanti. Ma è necessario un capovolgimento di prospettiva: il treno non è più solo un mezzo di trasporto, ma parte essenziale dell’offerta turistica del territorio. I cicloturisti sono sicuramente dei potenziali utenti, ma è necessario sviluppare le piste ciclabili. Il treno, poi, potrebbe essere utilizzato dai turisti che già scelgono le nostre località per trascorrere una giornata particolare. E poi c’è il bacino, enorme, dei turisti, soprattutto stranieri, che vanno a Venezia e che in un’ora potrebbero raggiungere le Dolomiti patrimonio dell’Umanità. Ma è indispensabile costruire un prodotto. Da questo punto di vista, anche le stazioni devono avere un significato in termini di richiamo turistico. Ad esempio, Feltre potrebbe essere la porta d’accesso al Parco naturale delle Dolomiti, Sedico per il turismo religioso, Longarone per il Vajont». «Gli svizzeri», conclude Da Rold, «sono convinti delle enormi potenzialità turistiche del nostro territorio, edovremmoesserlo anche noi bellunesi».

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movimento 5 stelle

«La ferrovia deve essere centrale»

D’Incà appoggia il comitato pontalpino. Bond chiede lumi a Rfi

BELLUNO – Il Movimento5 Stelle sostiene il nuovo comitato in difesa del treno. Il deputato Federico D’Incà accoglie con entusiasmo la notizia della nascita del comitato “Si Reg” (Sì regionale al passaggio a Nord-Est), istituito sabato scorso in occasione dell’assemblea in difesa della tratta ferroviaria Ponte nelle Alpi- Calalzo di Cadore, attualmente chiusa per manutenzione.

«È fondamentale», precisa il deputato delM5S bellunese, Federico D’Incà, «anche e soprattutto nel Bellunese, dare alla ferrovia una centralità nel sistema generale dei trasporti e garantire i servizi ai cittadini, quindi non posso che dare il mio totale appoggio al nuovo comitato pro-treno e condividerne gli intenti ».

D’Incà, oltre che unirsi al coro di richieste per una rapida riapertura della tratta ferroviaria Belluno-Calalzo, rilancia l’idea della metropolitana di superficie, valutando anche possibili collegamenti con la Valsugana, la Pusteria, la costituenda rete delle piccole ferrovie delle Alpi, nonché con l’anello ferroviario delle Dolomiti.

«Occorre mettere alle strette Rfi, la società che gestisce l’infrastruttura ferroviaria e che spesso non si coordina nemmeno con Trenitalia, che è invece il ramo che si occupa del servizio. Rfi ha enormi responsabilità nella gestione dell’infrastruttura e nel Bellunese questo è un fatto evidente, diventato urgenza con la chiusura della tratta Ponte nelle Alpi-Calalzo», dice il capogruppo regionale di Fi, Dario Bond. «Come fatto per Trenitalia, costantemente sotto stress per i continui disagi, ora bisogna spostare il tiro anche su Rfi».

Il consiglio regionale ha approvato, durante la discussione della finanziaria 2014, un ordine del giorno con il quale impegna la giunta regionale ad avviare l’iter per la progettazione preliminare dell’ idrovia Padova-Mestre come canale navigabile e scolmatore.

Positivo il commento di Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale di Federazione della Sinistra, primo firmatario della richiesta di ordine del giorno assieme ai consiglieri Ruzzante, Bond, Laroni, Lazzarini, Furlanetto,Bozza e Pipitone. «Quest’opera consentirà di trasferire via acqua direttamente all’interporto di Padova oltre 5 milioni di merci che oggi viaggiano da Venezia a Padova via strada e ferrovia», spiega Pettenò, «con beneficio evidente per il territorio e gli abitanti che vedranno diminuire il traffico di attraversamento ».

L’infrastruttura consentirà di migliorare la sicurezza idraulica. «È un ennesimo passo avanti per un’opera che servirà a ridimensionare il rischio di piene eccezionali», conclude Pettenò, «per questo la Giunta dovrà attivare la concertazione con tutti i soggetti istituzionali interessati, nonché istituire un apposito tavolo tecnico politico al fine di contribuire all’avvio della progettazione ».

Giacomo Piran

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ACCORDO TRA I COMUNI

Piattaforma condivisa e una sola tessera per usare le due ruote a Mestre, Padova e Treviso

La nascita dell’area metropolitana di Treviso, Padova e Venezia passa anche dalle due ruote: al via nei prossimi mesi la “Patreve” delle biciclette. Il servizio di bike sharing presente nei tre capoluoghi sarà potenziato e uniformato. A breve, con un’unica tessera, si potrà infatti accedere alla flotta di biciclette messe a disposizione da Bicincittà, azienda del Gruppo Comunicare, presente con la propria piattaforma di bike sharing nei tre capoluoghi veneti. Notevoli i vantaggi per il cittadino.

Ad esempio uno studente, un lavoratore oppure un turista, tesserati a Treviso, potranno noleggiare con la stessa card anche una bici nel capoluogo patavino oppure a Mestre. Successivamente anche le tariffe per l’utenza e gli abbonamenti saranno uniformati in tutto il territorio metropolitano per l’interscambio delle bici.

La rivoluzione green della Patreve è dunque cominciata. Se Padova ha appena esordito con 25 postazioni ed è stato subito successo, con un migliaio di iscritti in poche settimane, Treviso adesso fa un ulteriore passo in avanti e porta da 16 a 22 le proprie postazioni. Nel Comune di Venezia, il sistema del Bike sharing è una realtà da tempo con 18 postazioni per il noleggio ma negli ultimi mesi gli atti vandalici e i furti hanno messo in serissima discussione la funzionalità del servizio. Postazioni con biciclette assenti, perché rubate o rotte, altre con mezzi senza ruote o danneggiati. Un problema che perdura da tempo nonostante Avm intervenga con continue campagne di manutenzione e l’impressione è che la situazione difficile finisca con l’allontanare gli utenti da un servizio su cui il Comune di Venezia, aveva, invece, puntato molto per promuovere la ciclabilità in terraferma. Postazioni di bici in affitto sono presenti anche in alcuni dei parcheggi scambiatori.

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Nuova Venezia – La A4 torna a distribuire gli utili

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21

mar

2014

Assemblea dei soci della autostrada brescia-padova

Ai soci andranno 12 milioni di euro, resta lo scoglio Valdastico Nord

VERONA – L’autostrada Brescia-Padova torna a distribuire utili ai soci. L’assemblea della A4 Holding ha approvato ieri il bilancio consolidato 2013, e come noto per la prima volta dopo sette anni è stato dato il via libera a una distribuzione di utili per oltre 12 milioni, di cui 9 milioni risultanti da utili accantonati nel 2007.

«Il risultato netto consolidato 2013 registra un importante incremento rispetto all’esercizio precedente» spiega Giulio Burchi, ad di A4 Holding, «grazie a una migliore marginalità operativa e a minori oneri da attività finanziarie».

Il fatturato complessivo registra un calo del 6,5%, passando da 592,9 milioni del 2012 a 554,5 milioni nel 2013. Cresce invece l’indebitamento finanziario per un totale di 698,4 milioni.

«La situazione patrimoniale della Holding è positiva con 712,78 milioni di attivo, 51 milioni di passivo e un patrimonio netto di 661 milioni di euro », ha fatto sapere Burchi. «La proposta di destinare 3 milioni ai dividendi è stata approvata dai soci. A questa cifra vanno aggiunti 9,75 milioni di dividendi del 2007, bloccati finora per garantire l’equilibrio finanziario ».

Tra le controllate che finora hanno dato qualche grattacapo, vale la pena citare Infracom: la società di telecomunicazioni ha chiuso il 2013 con una perdita netta di 5,06 milioni di euro, rispetto ai 17,15 milioni del 2012.

Tra i temi affrontati in assemblea, non poteva mancare la realizzazione della Valdastico Nord, a cui è subordinato il rinnovo della concessione della Brescia-Padova. «Il progetto definitivo è già pronto e il ministero ci ha confermato la volontà di portarlo al Cipe: qualora si verificassero problemi, non perderemmo comunque la concessione, ma si dovrà rivedere il piano finanziario», ha affermato Schneck, sostenuto da Bruno Chiari, direttore generale di A4 Holding.

 

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