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Nuova Venezia – Anche Cortina boccia il Piano casa.

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4

gen

2014

Dopo Asiago, un’altra delibera per dichiarare guerra alla Regione.

L’assessore Verocai: «Ampliamenti solo per i residenti»

CORTINA – Dopo Asiago, anche Cortina dichiara guerra al nuovo Piano casa della Regione. Il primo match l’ha vinto la regina delle Dolomiti che ha bloccato la possibilità di ampliare le case ai non residenti. Le cifre dicono tutto: 6 mila residenti che diventano 50 mila turisti nell’alta stagione, il 65% di splendide seconde case, 50 alberghi che possono essere riconvertiti in altre destinazioni. Messa in archivio la vittoria un paio d’anni fa, ora si riapre il braccio di ferro con Venezia e Cortina si mette alla testa dei « sindaci-disobbedienti». In che maniera? Con una delibera che approderà in consiglio comunale, per impugnare la legge-Zorzato che consente la demolizione dei vecchi edifici e la loro ricostruzione con volumi aumentati. I legali dell’amministrazione comunale sono all’opera da settimane per redigere un documento che sia il più inattaccabile possibile e che tuteli Comune e veri residenti.

«È inaudita la proposta di Piano casa presentata dalla Regione», spiega l’assessore all’Urbanistica Stefano Verocai, «di fatto esautora i Comuni di ogni controllo del loro territorio. Il Piano casa costringe gli amministratori comunali a fare da passacarte, senza potere di veto sulle proposte edilizie: ciò spalanca le porte alle speculazioni».

«C’è già la delibera votata dal Comune di Asiago che disattende la legge regionale perché non è stata prevista la Vas, ossia la Valutazione ambientale strategica, obbligatoria per gli aumenti di volume», prosegue Verocai.

«Noi stiamo lavorando con l’obbiettivo di creare una cordata di Comuni che approvi nei rispettivi consigli un’unica delibera che si oppone al Piano casa del Veneto. Continueremo la nostra battaglia contro le seconde case che ci ha portato più volte davanti al Tar e ci ha visti spesso vincitori. Una battaglia che vuole tutelare il territorio e i veri residenti. Abbiamo approvato il Piano di assetto del territorio, il Pat, che sostituisce il Piano regolatore, ma con il nuovo strumento urbanistico il nostro documento perde di senso. Ci siamo opposti anche al vecchio Piano casa, ottenendo le agevolazioni per ampliamenti solo ai residenti.

«Un amministratore deve pensare al futuro del paese e noi lo abbiamo fatto», aggiunge Verocai, «anche tenendo in estrema considerazione le realtà produttive. La filosofia di fondo, parte dalla contrarietà alle speculazioni edilizie, si basa sulla salvaguardia sull’indipendenza nella gestione del territorio. Il Piano casa apre invece le porte ai falsi residenti».

E Cortina vuole stoppare le speculazioni, dando invece nuove possibilità solo agli ampezzani: «Abbiamo sempre dato una mano ai veri residenti. Possono fare richiesta di ampliamento coloro che vivono a Cortina dalla data di efficacia del Piano casa. Abbiamo aiutato chi necessitava di piccoli ampliamenti e chi ha case grandi e vuole ricavare appartamenti per i figli, garantendo la possibilità di farlo fino al quarto grado di parentela».

Alessandra Segafreddo

 

il convegno

Tutti gli esperti mercoledì ad Asolo

Il piano casa e la tutela del territorio è il tema del convegno promosso da Confartigianato di Vicenza e di Treviso in collaborazione con il Consiglio regionale del Veneto e la Fondazione la Fornace dell’Innovazione mercoledì 8 gennaio a Casella d’Asolo (ore 18). Parteciperanno Clodovaldo Ruffato, Mario Pozza e Agostino Bonomo, Francesco Giacomin, Marino Zorzato, Franco Conte, Bruno Barel, docente dell’università di Padova, Gian Antonio Stella, Andrea Gios e Paolo Bassani. Modera il giornalista Daniele Ferrazza.

 

L’Anci Veneto: «Ma la legge va applicata»

Dal Negro: autorizzazioni edilizie automatiche, chi le blocca rischia la denuncia per abuso di potere

Il sindaco di Asiago Non sono un grillino in cerca di pubblicità e non convocherò mai un vertice, ma tanti comuni sono al mio fianco

PADOVA – Asiago e Cortina, due città simbolo del turismo, sono pronte a dichiarare guerra al Piano casa 3 della Regione, ma la loro battaglia non trova il consenso dell’Anci veneta guidata da Giorgio Dal Negro, sindaco di Negrar, che con grande realismo ammette:

«Condivido molto poco di quella legge, ma i sindaci hanno l’obbligo di applicarla. Se un cittadino si presenta al settore edilizia con un progetto di ampliamento in mano, il dirigente è costretto a rilasciargli l’autorizzazione. E il Comune non incasserà nemmeno gli oneri di urbanizzazione. I sindaci che si rifiutano rischiano di essere denunciati per abuso d’ufficio. La disobbedienza civile serve a sollevare dibattiti sui giornali, ma le battaglie si vincono nelle aule di giustizia e stiamo valutando le strade per un ricorso alla Corte costituzionale».

Una doccia fredda, che non frena però l’entusiasmo di Andrea Gios, il sindaco di Asiago che ha fatto approvare, pochi giorni prima di Natale, una delibera votata all’unanimità dal consiglio comunale che boccia il Piano casa del Veneto perché in contrasto con le direttive Ue sulla valutazione d’impatto ambientale.

I sindaci a fianco di Gios. «Non cerco pubblicità e non convocherò nessun vertice dei sindaci. Chi pensa che io voglia guidare un nuovo movimento si sbaglia di grosso. Non sono un grillino in cerca di protagonismo. Ma ieri molti colleghi mi hanno chiamato. In primis il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni consultato sia come avvocato ed esperto della materia sia come rappresentante nazionale dell’Anci. E poi i colleghi di Cadoneghe e Falcade, una decina di sindaci vicentini mentre so che sia Padova che Treviso hanno espresso forti critiche fin dai tempi della discussione del Piano casa. Tutti sono preoccupati per la perdita di ogni potere di controllo in materia urbanistica e sono pronti a non applicare la legge regionale. Asiago ha già previsto fin dal 1998 la possibilità di ampliare le abitazioni fino ad un massimo di 320 mq ma con la legge voluta da Zorzato gli alberghi possono essere trasformati in miniappartamenti e i vecchi edifici industriali dismessi riconvertiti in centri commerciali. Sarà la fine dei nostri negozi storici a conduzione familiare», dice Gios.

La posizione dell’Anci veneta. La «trattativa» istituzionale fra Regione e Anci del Veneto è stata serrata, ma si è conclusa con la vittoria di Marino Zorzato su tutto il fronte. «Abbiamo ottenuto solo che il Piano casa 3 abbia una durata biennale, ma non c’è stato nulla da fare per gli oneri di urbanizzazione che sono stati aboliti. Dobbiamo dire di sì a costo zero, anche agli interventi di ampliamento nei centri storici. Se un cittadino vuole edificare un piano nuovo sopra il tetto di una casa in centro storico a Negrar gli debbo dire di sì. E se va in conflitto con un vicino non ci posso far nulla. C’è il rischio di una conflittualità estenuante e la legge approvata dal consiglio regionale è fatta male perché esautora i sindaci di ogni potere di controllo del territorio», dice Giorgio Dal Negro.

Le spalle al muro. Ma la proposta di Asiago, di non applicare la legge-Zorzato, è condivisa e può essere sostenuta dall’Anci? «Mi spiace deludervi, ma i sindaci sono con le spalle al muro. Noi abbiamo l’obbligo di applicare le leggi della regione e del governo, non è ammessa l’obiezione o la disobbedienza», spiega Dal Negro. Esiste una via d’uscita? «Le sette città capoluogo del Veneto hanno espresso la loro contrarietà al nuovo piano casa e credo che come Anci saremo chiamati a valutare quale tipo di ricorso presentare. Alla Corte costituzionale si può appellare solo la Regione e non i sindaci ma noi troveremo altre soluzioni. Intanto le concessioni edilizie vanno rilasciate».

Albino Salmaso

 

IL VICEGOVERNATORE DEL VENETO “PADRE” DELLA LEGGE CONTESTATA

«Cari sindaci, cancellate dai Prg le nuove lottizzazioni»

Marino Zorzato: capisco le preoccupazioni dei Comuni ma non sarà possibile costruire nelle zone agricole

PADOVA «Sa cosa le dico? Mi piacerebbe proprio che le gru e i cantieri edili spuntassero come funghi in Veneto. Sarebbe il segnale della ripresa, l’uscita dalla crisi».

Marino Zorzato, vicegovernatore e assessore all’Urbanistica rilancia la polemica con i sindaci: «Abbiano il coraggio di cancellare dai Prg le aree vincolate a lottizzazione e mai utilizzate su cui fanno pagare l’Imu carissima ai cittadini».

Ingegner Zorzato, il sindaco di Asiago Andrea Gios ha bocciato il suo Piano Casa 3: teme uno scontro frontale ? «No, affatto. Il sindaco di Asiago risponderà di fronte ai cittadini delle sue scelte: ha adottato una delibera che si configura come un atto di disobbedienza verso la Regione ma ha sbagliato interlocutore. La nostra legge mette tutti i cittadini del Veneto sullo stesso piano e prevede una sorta di bonus per abbattere le cubature esistenti e riedificare gli stessi volumi. Il governo da anni concede la detrazione fiscale del 50% sulle ristrutturazioni e chiunque la può utilizzare, a prescindere dal parere del sindaco. Ecco, il Piano Casa 3 del Veneto è in perfetta sintonia con tale principio e mi sembra assai bizzarra l’idea di chi vuole penalizzare i propri cittadini. Non lo può fare».

I sindaci ribattono che avete tolto loro ogni potere in materia urbanistica e spalancato le porte a colate di cemento nei centri storici e nelle campagne: è vero? «Capisco le loro preoccupazioni in materia di governo dell’urbanistica, ma temo che non abbiano letto bene la legge che non consente nessun aumento delle cubature in zona agricola. Si può intervenire solo con la demolizione dei fabbricati in zona a rischio idrogeologico, ma è una garanzia per tutti. Se dovessero emergere casi clamorosi di speculazione edilizia bloccheremo i cantieri. Nelle campagne la ristrutturazione può essere effettuata solo dal conduttore del fondo agricolo a titolo principale».

I sindaci dicono che si possono riconvertire le baite di montagna in miniappartamenti: è davvero così? «No. Si tratta di una clamorosa bufala, i vincoli sono coercitivi e la legge va letta e applicata in tutti i suoi dettagli. Capisco le preoccupazione di Asiago e Cortina ma i sindaci hanno tutti gli strumenti per controllare le richieste di ampliamento, nessuno potrà devastare i centri storici. Le 62 mila pratiche di ampliamento presentate in questi anni hanno consentito di non essere travolti dalla crisi e tra qualche giorno andrà in discussione in consiglio regionale la legge sul consumo zero del territorio».

Ma allora perché i sindaci annunciano ricorso alla Corte Costituzionale? «Non so se potranno mai presentare ricorso alla Consulta, le leggi della Regione vanno applicate. Formulo una proposta concreta: chi vuole evitare nuove colate di cemento deve cancellare dai Prg le aree vincolate a destinazione residenziale e mai utilizzate. Poi ci sono anche i terreni bloccati da 10 anni per gli ampliamenti delle zone industriali rimasti sulla carta. Peccato che i Comuni facciano pagare l’Imu ai proprietari dei terreni con le aliquote massime, una vera stangata. Se i sindaci vogliono recuperare aree agricole ora sanno fare: rivedere i vecchi Prg».

Albino Salmaso

 

RAI TGR – Salasso autostrade

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2014

Intervista al Comitato “Opzione Zero”

 

Televenezia – Rincara l’autostrada

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2014

Televenezia – Carissime autostrade

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2014

 

Mattino di Padova – Quattro treni soppressi, nuove proteste

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3

gen

2014

L’incidente di un merci nel Veronese ha rallentato tutte le corse da e per Padova.

Accuse dei passeggeri sul web

Un treno merci, ieri, alle 16.45, si è rotto mentre percorreva il tratto fra le stazioni di San Bonifacio Veronese ed Altavilla Vicentina. Di conseguenza è rimasto sconvolta anche tutta la circolazione dei treni passeggeri nella tratta fra Verona Porta Nuova e Padova/Venezia. Sino a sera tutti i treni da e per Venezia hanno riportato ritardi sino a 80 minuti mentre, nella fascia oraria tra le 17 e le 19.15, risultavano cancellati già quattro treni. Ossia l’Eurostar Freccia Bianca, proveniente da Venezia, per Milano che parte da Padova alle 18.14, i due treni regionali delle 18.05 per Venezia (arrivo previsto alle 18.55) e delle 19.05 (19.55). Soppresso anche il regionale veloce Venezia-Verona, che parte da Padova alle 19.40. In sole due ore, quindi, sono stati cancellati quattro treni per lo scontato effetto domino che causa un treno che accusa un guasto su una linea a soli due binari e non a quattro, come, invece, non può succedere, ad esempio, sulla linea Mestre-Padova, che è a quattro binari dal 2008. Fra i convogli che hanno accusato un grande ritardo c’è anche quello diretto a Venezia che parte alle 17.14 ed arriva a Santa Lucia alle 17.40. Intorno alle 18.15 accusava già un ritardo di 75 minuti. Ed i disagi che, ieri pomeriggio, hanno dovuto sopportare i viaggiatori diretti o in arrivo a Padova e Venezia, non sono finiti con il treno che si è guastato nel tratto tra Vicenza e Verona. Il treno Eurostar Lecce–Bari- Venezia, in arrivo nella città del Santo alle 21.39, alle 17 risultava ancora fermo tra le stazioni di Termoli e Vasto per uno stop sulla linea ferroviaria a causa di un allarme bomba lanciato da una telefonata anonima alle 16.30. I passeggeri diretti, quindi, a Padova, Venezia o addirittura a Treviso, sono arrivati alle rispettive destinazioni nel cuore della notte. Per tutto il giorno il servizio twitter «trenitardo» ha diffuso ritardi sulla linea padovana segnalati da utenti spazientiti: 44 minuti sul Padova-Bologna delle 18.30, 20 minuti sul Venezia -Trieste delle 15, o sulla Padova-Belluno. A volte sono stati espressi giudizi sarcastici: «Orari nuovi, ritardi vecchi» è stato il commento più diffuso.

Felice Paduano

 

TRASPORTI ferroviari

Guasto a un treno, ritardi fino a 80 minuti

Pomeriggio di disagi sulla linea per Milano. Pendolari rimasti bloccati alla Stazione 

Un treno merci, ieri, alle 16.45, si è rotto mentre percorreva il tratto fra le stazioni di San Bonifacio ed Altavilla Vicentina. Di conseguenza è rimasto sconvolta anche tutta la circolazione dei treni passeggeri nella tratta fra Verona Porta Nuova e Padova/Venezia. Sino a sera tutti i treni da e per Venezia hanno riportato ritardi sino a 80 minuti di ritardo, mentre, nella fascia oraria tra le 17 e le 19.15, risultavano cancellati già quattro treni. Ossia l’Eurostar Freccia Bianca, proveniente da Venezia, per Milano che parte da Padova alle 18.14, i due treni regionali delle 18.05 per Venezia ( arrivo 18.55 ) e delle 19.05 ( 19.55), Soppresso anche il regionale veloce Venezia -Verona, che parte da Padova alle 19.40. In sole due ore, quindi, sono stati cancellati quattro treni per lo scontato effetto domino che causa un treno che accusa un guasto su una linea a soli due binari e non a quattro, come, invece, non può succedere, ad esempio, sulla linea Mestre-Padova, che è a quattro binari dal 2008. Fra i convogli che hanno accusato un grande ritardo anche quello diretto a Venezia che parte alle 17.14 ed arriva a Santa Lucia alle 17.40. Intorno alle 18.15 accusava già un ritardo di 75 minuti. Ed i disagi che , ieri pomeriggio, hanno dovuto sopportare i viaggiatori diretti o in arrivo a Padova e Venezia, non sono finiti con il treno che si è guastato nel tratto tra Vicenza e Verona. Il treno Eurostar Lecce – Bari- Venezia, in arrivo nella città del Santo alle 21.39, alle 17 risultava ancora fermo tra le stazioni di Termoli e Vasto per un suicidio.

( f.pad.)

 

FORTI RITARDI E ALCUNI CONVOGLI CANCELLATI

Quella di ieri è stata una giornata difficile lungo la linea ferroviaria Milano-Venezia.
Un giovedì segnato da parecchi disagi per turisti e soprattutto per i pendolari.
Forti ritardi e alcune cancellazioni di treni si sono infatti registrati, dalle ore 17 circa fino alla tarda serata di ieri, a causa di un guasto a un treno merci tra le stazioni di San Bonifacio e Altavilla Vicentina, appunto lungo la linea ferroviaria Milano-Venezia.
Il guasto ha determinato disagi su entrambe le direttrici. Alcuni treni regionali sono stati cancellati con un forte rallentamento della “circolazione”.
Il guasto, che come detto ha causato molti disagi in entrambe le direzioni, ha interessato in particolare un treno merci partito da Milano e diretto a Padova.
Il merci con l’utilizzo di una nuova locomotiva è giunto nello scalo di destinazione poco prima delle ore 21. Dalle ore 17 in poi, però, l’interruzione della linea ha causato la cancellazione di una decina di treni locali e di due Frecce bianche. Particolarmente penalizzati i pendolari. I ritardi sono arrivati, come punta massima, fino a 180 minuti.

I pendolari avranno un aggravio di 1.200 – 1.400 euro l’anno. La Cav però è una società controllata dalla Regione: il governatore deve intervenire

PADOVA. Caro Presidente Zaia, l’aumento dei pedaggi autostradali che colpisce gli automobilisti italiani in questo inizio del 2014 (che dovrebbe vedere come sostengono a Roma la diminuzione delle tasse), nel nostro Veneto assume una particolare rilevanza specie per la massa di pendolari che si spostano da Padova a Mestre e viceversa. Per di più in una situazione che vede operare sul nostro territorio in un raggio di poche decine di chilometri ben cinque concessionari diversi, nessuno dei quali si è sottratto agli aumenti.

Una di queste società, la Cav, è controllata dalla Regione che lei presiede e proprio la Cav è titolare della concessione dei tratti autostradali più trafficati dai pendolari. Per loro si prospetta un aggravio di costi per recarsi al lavoro che raggiunge i 1.200-1.400 euro l’anno: per molti l’equivalente di un mese di stipendio, o se vuole, l’intera tredicesima. Questo aumento non è “romano”, della Roma ladrona per intenderci, ma tutto “veneto”, tutto deciso da una società che economicamente e politicamente a Lei fa capo. Ecco perché mi permetto di invitarla ad intervenire affinché la concessionaria regionale torni sulle sue decisioni o almeno valuti di attivare per i pendolari forme di abbonamento tali da escludere ulteriori aggravi, come invece prospettato ora con abbonamenti troppo onerosi. Lei sa bene che gli stipendi dei dipendenti hanno avuto e hanno dinamiche assai diverse da quelle dei pedaggi autostradali, delle assicurazioni Rca, delle bollette di luce, gas, ecc. ecc.

Ad aggravare il problema dei pendolari, è la situazione del servizio ferroviario di cui quotidianamente e amaramente diamo conto e che è inferiore per qualità e tempi di percorrenza a quello di 40 anni fa. Al punto che Lei stesso è intervenuto denunciando il contratto con Trenitalia.

Mi sono permesso di scriverle queste righe in attesa che magari i sindacati, i datori di lavoro, facciano sentire la loro voce: così non si può andare avanti. Nell’editoriale del 31 dicembre su queste colonne Francesco Jori osservava che l’anno che è appena cominciato già si annunciava carico di un aggravio a famiglia per tasse pari a 1.384 euro e, aggiungeva, «senza contare gli aumenti di tariffe e pedaggi». Che sono puntualmente arrivati facendo salire a 2.500-3.000 euro la somma totale.

Ora, caro presidente, Lei ha la possibilità di intervenire almeno nella piccola parte che le compete. Lo faccia.

Con gli auguri di un migliore 2014.

di Antonio Ramenghi

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Firma l’appello

La regione intervenga per i pendolari di Padova e Mestre.

L’aumento dei pedaggi autostradali colpisce in particolare i pendolari della tratta tra Padova, Treviso, Mirano e Mestre. Un aggravio di costi per recarsi al lavoro che raggiunge i 1.200-1.400 euro l’anno. La società concessionaria della tratta autostradale è la Cav, controllata al 50% dalla Regione Veneto e per l’altra metà dall’Anas.

Il governatore Zaia intervenga affinché la concessionaria regionale torni sulle sue decisioni o almeno valuti la possibilità di attivare anche per i pendolari di Padova, Treviso e Mestre forme di abbonamento tali da escludere ulteriori aggravi. Firma anche tu

 

caro pedaggi»PADOVA-VENEZIA

Autostrada, rivolta dei sindaci

Il Veneto si ribella «Tariffe esose»

Salasso per i pendolari, spenderanno 1480 euro all’anno Sindaci e comitati: il traffico si riverserà sulla Noalese

MESTRE – È inaspettato e per questo ancora più sgradito il regalo d’inizio anno per i pendolari dell’autostrada Venezia-Padova. Per giunta impacchettato con la carta dorata delle agevolazioni, che in verità, si scopre, sono fasulle. Gli aumenti sul sistema A4-A57 gestito da Cav fa infuriare pendolari e sindaci.

Stangata. Li chiamano adeguamenti tariffari, si tratta in realtà di un vero e proprio salasso. Un viaggio da Padova Est a Mirano-Dolo costa oggi 2,80 euro. Fino all’altro ieri erano 0,80 euro. La tariffa cresce se l’entrata è a Padova Ovest (3,60 euro anziché 1,60). I pendolari che fino a qualche giorno fa percorrevano quotidianamente il tratto Padova Est-Mestre e, utilizzando l’escamotage del tornello, spendevano di autostrada 422 euro all’anno, ora ne spenderanno 1480.

Agevolazioni. Sarebbe meglio dire «finti saldi di stagione». Per un motivo semplice: c’è un altro modo per risparmiare. Un pendolare di Mirano che volesse avere quei pochi benefici a cui l’abbonamento dà diritto, dovrebbe sottoscrivere un contratto Telepass Family, compilare un modulo, prendersi mezza giornata di permesso e andare negli uffici di Cav, di persona, per consegnare le carte. Burocrazia spinta insomma. Lo sconto gli consentirà un tragitto da Padova Est a Mirano con “soli” 1,70 euro anziché i 2,80 del nuovo ticket. Ma il nostro pendolare sarà abbastanza furbo da evitare inutili noie burocratiche e scegliere di uscire a Spinea, località Crea, sul Passante, pagando 1,60 euro e allungando solo di pochi chilometri il suo tragitto.

Nuovo traffico. Il risultato è evidente: sarà anche eliminato l’odioso “tornello” a Vetrego, o forse solo spostato proprio su Crea-Spinea. I miranesi infatti sceglieranno di percorrere il Passante e uscire a Spinea, invece che fare la vecchia A57 fino a Mirano. Per tornare a casa percorreranno poi viale Venezia, che quindi subirà un aumento di traffico. E chi invece da Mirano, S. Maria di Sala, Pianiga, Salzano, Noale e tutto il Miranese nord dovrà raggiungere Padova, non sceglierà più la cara (in tutti i sensi) vecchia autostrada ma la regionale 515 Noalese. Con caos assicurato.

Sindaci. Sindaci e comitati sono sul piede di guerra.

Mirano teme un’invasione di traffico sulle proprie strade: «Serviva una tariffa più bassa», tuona il sindaco Maria Rosa Pavanello, «tra due mesi magari aumenteranno le tariffe anche a Spinea, accorgendosi che ora il problema sarà lì».

S. Maria di Sala rischia la paralisi in centro, dove si imbocca la Noalese.

Anche a Spinea il sindaco Silvano Checchin teme che il problema si sposti a Crea. L’assessore alla Viabilità Gianpier Chinellato ha affidato a Facebook il suo pensiero: «Rimango esterrefatto».

Class-action. Sul fronte comitati Opzione Zero annuncia un’azione legale collettiva: «L’aumento è intollerabile», spiega in una nota, «il costo è insostenibile per molti pendolari, con il risultato che il Passante, che doveva essere la soluzione dei problemi di traffico a Mestre, sarà sempre più vuoto e le strade di Riviera e Miranese sempre più intasate. Responsabilità tutta in capo a Cav, quindi Anas e Regione che non hanno mai voluto arretrare la barriera di Villabona a Roncoduro come previsto dagli accordi. E si capisce perché dopo la recente approvazione dell’autostrada Orte-Mestre, il cui innesto è previsto proprio a Roncoduro, dove dovrebbe sorgere Veneto City».

Filippo De Gaspari

 

Solo Vetrego ringrazia: meno auto

La frazione sarà risparmiata dal rito del “tornello”. «Troppo inquinamento»

MIRANO – La maggioranza si sente vincitore, altri invece pensano che si potesse fare di più, specie per le agevolazioni da e per Padova. Questo lo stato d’animo dei residenti di Vetrego il giorno dopo l’entrata in vigore delle nuove tariffe autostradali. In molti uscivano proprio nel tornello miranese per poi rientrare, risparmiando dei soldi. Questo provocava delle code, specie nelle ore di punta, rendendo difficile la vita a chi abitava vicino alla rotonda. Ne sanno qualcosa i coniugi Mistron, che hanno la casa a pochi metri dal rondò ma aspettano qualche giorno per capire se la loro vita è cambiata o meno.

«Qualche camionista ha fatto il giro» spiega Germano Mistron «forse perché non sapeva delle nuove tariffe. In questi anni abbiamo subito molto inquinamento, nessuno degli ultimi sindaci ci ha difesi e si è preoccupato di noi: silenzio assoluto».

Anche la moglie Valentina è dello stesso parere. «La tariffa autostradale è alta» spiega «e non è colpa nostra ma di chi, anni fa, non è riuscito a risolvere la questione. Hanno fatto una rotonda tra le case, quando bastava spostarla di pochi metri in un terreno agricolo. E poi si sistemi via Porara: al passaggio dei tir, la nostra abitazione trema»

Per Giuseppe Stocco, vanno bene le agevolazioni per i residenti dei comuni attorno al casello ma i vetreghesi dovrebbero averne di più. «Abbiamo sopportato anni d’inferno» spiega «e 2,80 euro per andare a Padova sono tanti: dovremmo pagare poco anche se ci andassimo una volta ogni tanto».

Giancarlo Maso non dimentica quanto ha subito il paese. «Gli altri non si meritano gli sconti» fa sapere «perché nessuno ci ha aiutati nelle nostre battaglie passate. Anzi, ci hanno rifilato di tutto».

Soddisfatti i rappresentanti del comitato Rinascita Vetrego, che ringraziano Concessioni autostradali venete (Cav) per quanto fatto. «Da cittadino» dice il segretario Giuseppe Vesco «per andare a Padova non passerò per Vetrego ma come membro del comitato ringrazio Cav per aver risolto il più grave problema del nostro paese».

Gli fa eco Giorgio Babato: «Ora c’è un minimo di normalità per Vetrego» continua «dove si sono usati, in modo improprio, la rotonda e il casello. Questa viabilità doveva essere per i residenti, era diventata un passaggio per tutti. Ma c’è preoccupazione per le altre strade dove si sposterà il traffico».

Alessandro Ragazzo

 

La Cav: «L’aumento serve a pagare il Passante»

Patreve spezzata in due, ma il presidente della concessionaria Bembo non ci sta «Le nostre tariffe erano congelate da quattro anni, impossibili altri sconti» 

VENEZIA – La verità è che stiamo semplicemente pagandoci il Passante di Mestre. Altro che costo zero. Con l’aumento dei pedaggi i veneti «metropolitani» – quelli, cioè, che usano il Passante tutti i giorni – stanno sostenendo il costo della infrastruttura aperta nel febbraio 2009 e ribattezzata il Passante Vernizzi dal nome del commissario di governo che ne ha consentito la realizzazione a tempi di record. Alla faccia di un’area metropolitana che, invece di integrarsi, rischia di implodere sin dalla nascita. Il passante di Mestre è gestito dalla Cav (Concessioni Autostradali Venete), società per azioni costituita dalla legge 244/2007 ed operativa dal 2008, controllata al 50% dalla Regione del Veneto e dal 50% dall’Anas. Oggetto sociale della società Cav è quello di «rimborsare ad Anas le somme anticipate per la costruzione del Passante di Mestre, recuperare risorse da destinare ad ulteriori investimenti di infrastrutture nel Veneto e gestire il complesso sistema di attraversamento del Veneto orientale costituito dall’abbinamento del Passante alla Tangenziale di Mestre».

Insomma, una società veicolo finanziario, costituita ad hoc e che ha assorbito la gestione, oltre che del Passante, anche della vecchia Venezia-Padova (il subentro costò 75 milioni di euro), del raccordo Marco Polo per l’aeroporto e della tangenziale di Mestre. Ecco la ragione degli aumenti che stanno facendo infuriare gli automobilisti che ogni giorno usano l’infrastruttura che ha reso più vicino il Veneto. Più 13,55% l’anno scorso, più 6,26% quest’anno: un balzo complessivo del 19,81% giudicato del tutto inopportuno da molti. Ma le tariffe erano state ferme dal 2009 al 2012, fanno presente alla Cav. Con il cerino in mano resta il presidente di Cav, Tiziano Bembo, 53 anni, nominato dalla Regione (l’amministratore delegato, Piero Buoncristiano, è di nomina Anas), il quale spiega serenamente il punto di vista della società.

«Il Passante di Mestre – spiega il presidente di Cav – è costato circa 1,2 miliardi di euro. Il rimborso dell’investimento si basa su tre pilastri: il flusso di cassa generato dai pedaggi, che sono in calo (dal 2011 al 2012 sono scesi da 113 a 105 milioni), un prestito Bei da 350 milioni di euro sul quale paghiamo l’Iva (73,5 milioni) e una terza forma, attualmente in corso di perfezionamento, che consentirà di rimborsare altri 300 milioni di euro. La somma restante è finora garantita da Anas, che ne anticipato l’esborso e ne attende il rimborso».

Bembo è arrivato nel 2011 a guidare la società, direttamente dall’incarico di responsabile staff del gruppo consiliare della Lega in Regione, ed ha ereditato la situazione. Ma non fa mistero di ritenere la Cav «una società assolutamente sana»: «Garantiamo la gestione e la manutenzione di 43 chilometri di autostrada a pagamento e ben 22 chilometri aperti, cioè liberi. Ogni anno investiamo circa 10 milioni di euro di investimenti. Solo nel rinnovo della pubblica illuminazione sulla tangenziale di Mestre abbiamo messo 800 mila euro. Abbiamo 230 dipendenti, caricandoci tutto il personale della vecchia Venezia-Padova gestiamo un chilometraggio di tre volte superiore. La società genera un flusso di cassa notevole e noi dobbiamo garantirne l’equilibrio finanziario fino al termine della concessione, il 2032. Faccio presente inoltre che la nostra concessione ha una durata di 23 anni, contro una media di 40 anni di tutte le altre concessioni autostradali italiane».

Sulle agevolazioni, Bembo è tranciante: «Abbiamo istituito un abbonamento agevolato per i pendolari di Mirano, Dolo, Mira, Spinea e Pianiga interessati dalla realizzazione del passante. Abbiamo stimato che questa misura costerà alle casse della società dai 300 ai 400 mila euro. Non solo: la nuova tariffa, che in realtà abbassa il pedaggio da 3,30 euro a 2,80 dell’intero tratto Padova-Mestre, costerà circa un milione di euro alla società. Estendere i benefici ad altre categorie non è pensabile senza compromettere l’equilibrio finanziario della società».

Daniele Ferrazza

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IL TWEET – Malvestio ironizza: macché federalismo

TREVISO. Il tweet non è partito da Malta ma dalla più vicina Treviso. L’autore è Massimo Malvestio, avvocato trevigiano consulente del governatore Luca Zaia, che sui costi dei pedaggi autostradali in particolare del Passante di Mestre mostra la sua opinione: «La Cav salutata come federalismo autostradale è invece pedaggismo federale (con rischio imprenditoriale a carico degli utenti)». Così lancia una polemica che rischia però di finire come quasi sempre accade nel Veneto: seguendo il manzoniano «sopire, troncare» del conte zio.

(d.f.)

 

LE REAZIONI POLITICHE

Interrogazione di De Poli, Valdegamberi chiede un’ispezione

PADOVA. Il senatore Antonio De Poli presenterà un’interrogazione al Ministero dei trasporti e al Tesoro sul record pedaggi nel Nordest: «Chiederò al Governo di rivedere i rincari dei pedaggi autostradali che sono particolarmente pesanti per il Nord Est e rappresentano, dunque, una vera stangata per la nostra economia» afferma De Poli.

«Le autostrade venete hanno subito rincari record – fa notare l’esponente Udc -. Chiedo di sapere innanzitutto quali siano i criteri adottati per stabilire gli aumenti visto che alcune aree del Paese sono state ‘graziate’ e soprattutto di valutare una revisione delle tariffe che, così come sono stati determinati, rischiano di provocare un effetto negativo nel campo dei trasporti e del turismo, oltre che causare un prevedibile aumento dei prezzi al consumo”, continua De Poli secondo cui “questi rincari costituiscono un duro colpo alla competitività del sistema economico del Nord Est e potrebbero avere effetti pesanti nell’economia dell’intero Paese».

Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi chiede invece al governatore Luca Zaia di «avviare un’ispezione sulla gestione del sistema autostradale veneto per accertare eventuali responsabilità degli amministratori padani».

In particolare, Valdegamberi punta l’indice su 268 milioni che, in cinque anni, la società A4 Holding, che controlla lae Brescia-Verona-Vicenza-Padova e la A31 Valdastico, avrebbe bruciato. Insomma, è guerra totale contro i nuovi pedaggi.

 

I RINCARI – L’ira dei pendolari esplode su Facebook

Una mobilitazione a colpi di dossier, ricorsi e class action

AUTOSTRADA La furia dei pendolari di Riviera e Miranese dopo gli aumenti

Opzione zero annuncia class action e ricorsi. Annullato anche “il tornello”

«Un aumento del 250 % è inaccettabile: quanti potranno permetterselo?». Tra i pendolari dilaga il malumore per l’aumento delle tariffe sulla Mirano-Padova, intanto il comitato Opzione Zero annuncia:

«Stiamo preparando un dossier che metterà in luce le spericolate operazioni finanziarie di Cav, stiamo valutando ricorsi e class action».

Il nuovo piano tariffario è scattato dal 1. gennaio: il pedaggio sulla Mirano-Padova Est è passato da 80 cent a 2.80 euro, Mestre-Mirano resta gratuita, mentre Mestre-Padova è stata abbassata da 3.30 euro a 2.80. In questo modo la concessionaria autostradale con sede a Marghera ha reso inutile la manovra del tornello: per anni molti pendolari della Mestre-Padova sono usciti e rientrati a Mirano per godere della tratta gratuita tra Mestre e Mirano risparmiando così cinque euro al giorno. Ora non è più possibile, ma a rimetterci sono i residenti di Riviera e Miranese.

Il piano prevede che i pendolari paghino 1.70 anziché 2.80 euro, per un lavoratore si parla comunque di circa 500 euro in più all’anno.

«Metà della mia tredicesima andrà via solo per gli aumenti di Cav» sbotta un miranese su Facebook.

I requisiti per poter godere della tariffa agevolata sono stati pubblicati sul sito di Cav, ma attenzione: gli sconti sono rivolti solo ai residenti di Mirano, Spinea, Pianiga, Mira e Dolo. Gli altri faranno i conti con le tariffe intere, per un aumento di circa mille euro l’anno.

A farsi portavoce dei pendolari è il comitato mirese Opzione Zero, guidato da Mattia Donadel, che l’anno scorso manifestò al casello per protesta:

«Le agevolazioni per i pendolari sono risibili – si legge nella nota diffusa ieri -. Molti utenti si riverseranno sulle strade normali intasandole ancor di più. La responsabilità è di Cav, poi dei suoi azionisti Anas e Regione Veneto, che non hanno mai voluto arretrare la barriera da Venezia-Villabona a Dolo-Roncoduro. Nel dossier analizzeremo i possibili collegamenti con il Sistema Veneto, legato alla Mantovani e ancora al centro delle inchieste».

Opzione Zero attacca anche i sindaci: «Non hanno saputo opporsi con forza e ora dovranno dare risposte alla nuova emergenza-traffico».   

Gabriele Pipia

 

MIRANO E SPINEA

I sindaci: «Si rischia di intasare la viabilità dei nostri territori»

MIRANO – «Ma adesso, con queste nuove tariffe, non c’è il rischio che gli ingorghi di Vetrego si spostino semplicemente in altri punti cruciali della viabilità locale?». A porsi la stessa domanda sono i sindaci di Mirano e Spinea: ognuno tira acqua al proprio mulino, entrambi temono pesanti ripercussioni di traffico in alcune zone già congestionate.

Maria Rosa Pavanello chiedeva da tempo l’eliminazione del «tornello» di Vetrego, ma un piano con pedaggi così elevati non può soddisfare i miranesi: «Ben venga l’eliminazione del tornello, ma non basta – dichiara il sindaco -. Nonostante le riduzioni per i pendolari, penso che Cav avrebbe dovuto applicare una tariffa più bassa. A Mirano abbiamo sopportato una lunga serie di disagi per effetto di un casello che avrebbe dovuto essere provvisorio, ma che in realtà è l’unico della zona ad essere aperto sia per auto che per camion – prosegue Pavanello -. Il timore è che ora molti automobilisti si riversino sulle strade interne come Cavin e Noalese, con il risultato di portare un ulteriore mole di traffico».

Ma a rischio congestione c’è pure la camionabile Viale Venezia: molti pendolari di Mirano e dintorni potrebbero decidere di andare a prendere il Passante a Spinea: «Mi auguro che i problemi di Vetrego non vengano semplicemente spostati a Crea – commenta il sindaco Silvano Checchin . La situazione dovrà essere controllata fin da subito, gli utenti devono scegliere i caselli in ottica trasportistica e non tariffaria».

(g.pip.)

 

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