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Sei mesi di lavori per la sistemazione delle gallerie Giaupa Ventosa e Perarolo

Rfi investe 4 milioni di euro e ci saranno i bus, ma i sindaci sono preoccupati

BELLUNO – Niente treni per Calalzo fino al 31 luglio. Nel tavolo convocato ieri in Prefettura, al quale hanno partecipato Rfi, Trenitalia, i sindaci, la Forestale, la Provincia e il viceprefetto, Rete ferroviaria italiana ha confermato che investirà sulla tratta, per eseguire lavori che erano già stati previsti, ma che gli interventi richiederanno circa sei mesi. Si tratta di mettere in sicurezza le gallerie “Giaupa Ventosa”, tra Ospitale e Perarolo, e “Perarolo”, a nord dell’omonima stazione. Rfi pensava di eseguire i lavori fra maggio e agosto, ma dopo l’intensa nevicata di fine gennaio la situazione è peggiorata: dal rivestimento della “Giaupa Ventosa” cadono detriti sui binari per le infiltrazioni d’acqua, mentre nella galleria “Perarolo” sono aumentate le fessurazioni. Perché la linea torni in funzione, Rfi deve completare l’intervento: spenderà 4 milioni di euro e «verranno avviati da subito gli interventi di consolidamento delle gallerie», si legge nella nota inviata a margine del confronto. «Contemporaneamente si procederà con la ricostruzione di alcuni tratti di barriere paramassi danneggiati dalla recente caduta di detriti dai versanti e con l’esecuzione di interventi diffusi di manutenzione alle opere di difesa della ferrovia».

Anche con il taglio delle piante. Fino al 31 luglio, chi arriva da Padova dovrà scendere a Ponte nelle Alpi e, per raggiungere il Cadore, dovrà salire sul bus sostitutivo. «E’ preoccupante come chiusura», spiega l’assessore pontalpina, Monica Camuffo, «molti hanno già abbandonato il treno dopo i disagi dell’orario cadenzato. Se sommiamo una chiusura così prolungata si rischia di perderne altri».

Camuffo si dice «stupita» anche del fatto che «il movimento franoso è noto da decenni e lo stanno monitorando, ma allora perché non sono mai intervenuti fino ad oggi? Perché si è arrivati ad una situazione irreversibile? E’ stata resa esplicita la mancanza di manutenzione».

Chiesto di mantenere la tratta aperta almeno fino a Longarone, «visto che i lavori si concentreranno nella zona oltre Perarolo», in modo da non intasare le strade, ma: «L’ingegnere di Trenitalia ha risposto che, forse, va ancora più veloce l’autobus del treno, e visto che c’è la navetta perché lamentarsi? Lo faccio perché questa strategia non mi piace, sembra lasciar intendere una dismissione della linea. Servono rassicurazioni».

Più ottimista il sindaco di Calalzo Luca De Carlo: «Eravamo preoccupati che i lavori si protraessero fino ad agosto, invece ci giocheremo solo mezza estate. Inoltre se si investono 4 milioni di euro viene da pensare che la tratta non sarà dismessa. Anche se ci sono esempi illustri di soldi pubblici che vengono buttati (vedi l’ospedale di Auronzo), penso che la cifra investita sia importante: ci hanno detto che è un decimo del bilancio annuale di Rfi per le manutenzioni».

Il sindaco di Perarolo, Pierluigi Svaluto Ferro, si augura che i lavori terminino prima del 31 luglio: «E’ fattibile se li iniziano subito. E’ auspicabile riavere la ferrovia aperta per l’estate perché è la stagione in cui viene utilizzata di più dai turisti».

Alessia Forzin

 

LA MANUTENZIONE SUI BINARI

De Carlo: «Tagliamo le piante ma ci lascino almeno la legna»

BELLUNO – Chi taglia gli alberi troppo vicini ai binari? Su questo aspetto il sindaco di Calalzo ha redarguito Rfi in Prefettura: «Mi hanno chiesto di fare un’ordinanza, a marzo 2013, per tagliare le piante vicino alla linea», spiega Luca De Carlo, «il Comune, le Regole e i cittadini hanno fatto il loro dovere, chi non ha rispettato quell’ordinanza è stata proprio Rfi. Le piante ancora in piedi sono quelle che avrebbero dovuto tagliare loro».

De Carlo ha fatto una proposta a Rete ferroviaria italiana: «Ci lascino tagliare le piante o i rami e ci lascino la legna». Rfi lo valuterà ma «si è detta disponibile ad accettare».

Il problema alberi c’è anche a Perarolo: «Quando hanno costruito la ferrovia si sono tenuti larghi per l’acquisizione delle fasce di rispetto», spiega il sindaco, Pierluigi Svaluto Ferro, «se oggi Rfi non riesce a fare le manutenzioni, cerchi la collaborazione con i Comuni. E si dia più libertà a noi montanari di gestire il territorio come facevano i nostri nonni: oggi molta gente non taglia le piante perché ha paura di prendere una multa, è inconcepibile».

Sia da Ponte che da Perarolo è giunta la richiesta di costituire un tavolo per discutere del futuro della tratta Ponte – Calalzo e del suo rilancio: «Dobbiamo sollecitare la Regione per capire che tipo di tratta vogliamo», rimarca Svaluto Ferro, «magari potremmo votarla più al turismo».

Il sindaco di Perarolo pensa a pacchetti che colleghino l’aeroporto di Venezia al Cadore, via binari, facendo fermare i treni solo nelle stazioni fra Vittorio e Calalzo: «Sono solo idee, ma dobbiamo iniziare a discuterne. Sarà anche una delle peggiori tratte in Italia, per la lentezza dei treni, ma è anche una delle più belle sotto l’aspetto turistico».

(a.f.)

 

PORTOGRUARO. Tornano più agguerriti che mai i “No Tav “del Veneto orientale, che assieme all’associazione PortogruaroVive, organizzano un convegno sulle conseguenze negative del trasporto, con un titolo che è tutto un programma: “Il territorio portogruarese, dalle centrali per la produzione di energia elettrica alla linea ferroviaria per il Tav”.

Il convegno si svolgerà domani con inizio alle 20,30 nella sala del caminetto della villa comunale di via Seminario, e verrà moderato dal giornalista e regista Ivan Vadori.

Interverrà Ivan Cicconi, ingegnere e presidente del Comitato di sorveglianza della stazione unica appaltante della Regione Calabria.

Parteciperà, inoltre, il professor Michele Corti, presidente del coordinamento nazionale Terre Alpe dei comitati “No biogas e biomasse”.

(r.p.)

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TRASPORTI»LA TRATTA BELLUNO-CALALZO È CHIUSA DA 20 GIORNI

Amministratori sul piede di guerra: «Questo ritardo nei lavori ci fa pensare che Rfi voglia sopprimere la linea per il Cadore»

BELLUNO – Si conosceranno oggi gli interventi necessari sulla tratta ferroviaria Belluno-Calalzo, chiusa dal 30 gennaio a causa del maltempo. E soprattutto si saprà a chi toccherà farli e pagarli. Al tavolo in prefettura, oltre ai dirigenti di Ferrovie dello Stato e Rfi, ci saranno anche i sindaci. E questi sono pronti a dare battaglia per veder ripristinato al più presto il servizio. C’è chi ha paura di essere di fronte a «un piano per toglierci anche questa via di comunicazione. Ma noi non ci stiamo».

Diversi gli elementi che fanno temere il peggio. «Prima c’erano i costanti ritardi e le cancellazioni dei treni, poi i disagi con l’orario cadenzato, ora la chiusura. E non si sa fino a quando».

Secondo quanto riferisce Ferrovie dello Stato, gli alberi sulla linea sono già stati tolti, ma resta il pericolo frane, unito ai problemi della galleria di Perarolo, dove Rfi aveva già intenzione di intervenire, grazie a un investimento di oltre 2,5 milioni di euro. La pioggia e la neve avrebbero aumentato le infiltrazioni nella galleria, rendendo quindi imprescindibile un intervento per motivi di sicurezza.

«Ho scritto alla prefettura e a Rfi, chiedendo di capire i motivi dell’interruzione della tratta, ma ancora non ho ricevuto risposta. A mio parere qui c’è la volontà di Rfi di chiudere la linea», dice il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini, che aggiunge: «Ci vuole troppo tempo per togliere gli alberi dalle rotaie», conclude Vendramini, lanciando l’idea per l’istituzione di un tavolo con la Regione Veneto.

«Io ho già capito perché ci hanno chiamato in prefettura: cercano qualcuno che faccia la manutenzione. Ma non spetta certo ai Comuni vigilare su questo, bensì a Rfi», dice Livio Sacchet, sindaco di Ospitale, che confessa di essere ormai rassegnato. «Non possiamo avere una linea vetusta, servono più stazioni, più fermate. Se vogliamo puntare sul trasporto su gomma, trasformiamo la ferrovia in pista ciclabile. Ma ce lo dicano chiaramente».

A prendere posizione anche i sindacati: «Sappiamo che ci sono dei problemi per gli alberi caduti, per i versanti franosi e per la galleria di Perarolo. Ma chiediamo che i treni arrivino almeno a Longarone e poi da lì parta un servizio di autobus sostitutivo», dice Patrizio Castiglia della Uilt. «Il voler risparmiare sta portando a questi risultati».

Gli fa eco, Rudy Roffarè della Cisl: «Sappiamo che ci sono punti critici lungo la linea, ma mentre Enel ha ripristinato subito la linea, qui invece siamo come al primo giorno. Siamo preoccupati».

La senatrice Raffaela Bellot si è data da fare inoltrando un’interrogazione al ministro dei Trasporti Lupi, mentre per Dario Bond «la tratta ha bisogno di investimenti specifici e bisogna concentrarsi sulla qualità del servizio», dice invitando Trenitalia e Rfi a «un maggiore dialogo fra loro».

Paola Dall’Anese

 

Nuova Venezia – Mestre-Adria: ritardi quotidiani

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19

feb

2014

Pendolari infuriati: «Non riusciamo mai a rispettare l’orario di lavoro»

CAMPONOGARA – Pendolari infuriati lungo la linea Mestre-Adria a causa di ritardi che ogni giorno da quasi due settimane si accumulano anche per 30-40 minuti. Motivo? Lavori urgenti di manutenzione della linea dopo i dissesti causati dalle recenti forti piogge.

A fare la denuncia per i residenti è l’ex vicesindaco di Fossò, Paolo Carraro, che ogni giorno sale in treno alla stazione di Calcroci di Camponogara per andare a lavorare a Venezia. «Ogni giorno», dice Carraro, «migliaia di pendolari che prendono il treno dalle 7 alle 8, sulla linea Mestre-Adria dalle stazioni di Mira Buse, Oriago, Porta Ovest, Sambruson, Calcroci, Prozzolo, Campagna Lupia e Bojon, arrivano in ritardo agli uffici a Mestre e Venezia dove lavorano o dove, come gli studenti, vanno a scuola. Queste persone accumulano ritardi che poi significano disagi per tutta la giornata. Molte persone, a causa dei ritardi dei treni, sono costrette a perdere importanti appuntamenti o a viaggiare nei treni ammassate e in piedi».

I treni, ricordano i pendolari, latitano per 30-40 minuti e poi arrivano con il contagocce. Chiede che questa situazione termini al più presto anche il sindaco di Camponogara Giampietro Menin. «Sistemi Territoriali deve garantire un servizio continuativo e di qualità», chiosa Menin, «non sono accettabili questi ritardi».

Qualche mese fa alla stazione di Prozzolo i pendolari infuriati per i costanti ritardi sulla linea hanno protestano mettendosi di traverso sulle rotaie ed impedendo ai convogli di partire. Sistemi Territoriali, la società che gestisce la linea, sua ammette i ritardi e ne spiega i motivi assicurando che i disagi termineranno nel giro di pochi giorni .

«Si tratta di ritardi dovuti», spiega il presidente Gianmichele Gambato, «a lavori di manutenzione della linea necessari dopo piccole frane causati dalle ingenti piogge delle scorse settimane. Essendo questa una linea prevalentemente a binario unico, si creano rilevanti problemi di coordinamento dei tempi di transito dei convogli. I lavori si stanno facendo nel tratto tra Adria e Piove di Sacco. Saranno conclusi nel giro di qualche giorno».

Alessandro Abbadir

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Sbarra abbattuta nel Trevigiano disagi sulla linea Venezia-Bassano 

NOALE. Ancora disagi per i pendolari dei treni sulla Venezia-Castelfranco-Bassano. Colpa dell’ennesima sbarra abbattuta, questa volta tra Castello di Godego e Castelfranco. I regionali hanno subito ritardi fino a 51 minuti, specie per i convogli provenienti da Vicenza. Stessa scena della scorsa settimana: studenti in ritardo, coincidenze e appuntamenti saltati o posticipati. Tutto è partito attorno alle 7.30 e, a cascata, i treni hanno iniziato a non rispettare più l’orario; così il regionale 5706 da Santa Lucia a Bassano, è arrivato a destinazione con 30 minuti di ritardo, anziché le 8.05 come previsto. Il regionale 5709 è stato cancellato così come il 5014. Il regionale 5713, in partenza da Bassano alle 8.25, è giunto a Santa Lucia 17 minuti dopo: è andata peggio a chi, a quell’ora, faceva il tragitto inverso, perché il Venezia-Bassano delle 8.56 (regionale 5714) è giunto a destinazione con 27 minuti di ritardo. Anche i regionali 5717, 5721 e 5726 hanno avuto dei problemi; il primo da Bassano a Venezia è arrivato 16 minuti dopo, il secondo, sempre sulla stessa direttrice, 39 minuti più tardi e il terzo, stavolta verso Bassano, ha viaggiato 17 minuti oltre il previsto. Solo dopo mezzogiorno il traffico è tornato regolare.

(a.rag.)

 

Regionale cancellato in partenza a Bassano

SALZANO – Treni in ritardo e sovraffollati, su Facebook la protesta di studenti e lavoratori

Pendolari, un altro lunedì di passione

«Prima eravamo molto seccati, ora siamo davvero esasperati. Ritardi, cancellazioni, treni sovraffollati: per un motivo o per l’altro, ogni lunedì capita di restare a piedi».

I pendolari di Salzano, Martellago e Spinea alzano ancora la voce, nuovi pesanti disagi all’ora di punta sulla linea ferroviaria Bassano-Venezia. È stato un altro avvio di settimana da incubo per studenti e lavoratori: lunedì 10 febbraio il traffico ferroviario era andato in tilt perché un camion aveva danneggiato il passaggio a livello di Noale, questa volta il motivo non è stato specificato. A farsi portavoce della protesta, sulla pagina Facebook “Pendolari Salzano Robegano”, è un genitore di Salzano che ogni mattina porta la figlia alla stazione di Maerne.

«Lunedì il treno delle 7.08 per Venezia aveva un’ora di ritardo, mentre quello delle 7.30 era strapieno: molti pendolari sono dovuti rimanere a piedi, non era possibile salire né a Maerne né a Spinea. Alla spesa per la benzina e all’aumento del prezzo dell’abbonamento si aggiungono questi disagi».

Il treno in questione è un Regionale veloce che non ferma a Salzano, ma solo a Maerne e Spinea. I pendolari segnalano che sempre lunedì mattina altri ritardi da 20 minuti si sono verificati nelle corse precedenti, fin dalle sei del mattino.

Problemi pure ieri: «Il regionale veloce in partenza alle 7.25 da Bassano è stato cancellato – fa sapere il comitato salzanese – dunque il treno successivo era sovraffollato, con gli stessi problemi del giorno prima». Situazione più regolare, invece, sulla Venezia-Padova.

Gabriele Pipia

 

TRASPORTI IN TILT

Cancellate due corse, forti ritardi per tutti i convogli regionali

S. MICHELE – Pomeriggio difficile ieri per i trasporti ferroviari tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. La linea Venezia-Trieste è rimasta bloccata per circa un’ora e mezza tra le 15.20 e le 16.45, quando la circolazione ferroviaria è stata ripristinata. Il treno regionale 2214 partito da Trieste è rimasto bloccato sul binario a circa un centinaio di metri dall’impatto e, solo dopo i rilievi, ha ripreso la corsa. Intanto sette treni regionali hanno registrato ritardi fino a 40 minuti, due regionali sono stati cancellati e due limitati nel percorso fino a Portogruaro.

(m.cor.)

 

Corriere delle Alpi – Treni. Ponte-Calalzo: futuro incerto

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19

feb

2014

Ferrovia/incontro in prefettura

BELLUNO – Alberi che cadono, dissesti idrogeologici sui versanti lungo la linea, che evidenziano il rischio di frane: servono interventi congiunti tra tutti i soggetti interessati per riaprire la tratta ferroviaria Ponte nelle Alpi-Calalzo, chiusa dal 30 gennaio scorso.

È durata mezz’ora la riunione in prefettura con Corpo forestale, Rfi, Provincia e Sezione Difesa idrogeologica e Forestale di Belluno. Un incontro pensato per fare il quadro della situazione sulla martoriata linea ferroviaria. Dall’analisi complessiva della situazione, che presenta diversi aspetti di criticità, è emersa la necessità di effettuare una ricognizione puntuale delle aree per le quali, in ragione della caduta alberi e delle problematiche idrogeologiche riscontrate, appare necessario un intervento specifico e coordinato da parte di più soggetti, a vario titolo competenti. È stato chiesto a Rfi (che ha detto che coglierà l’occasione per intervenire anche sulla galleria sopra Perarolo, investendo complessivamente 4 milioni di euro) di fornire un report contenente l’individuazione puntuale e l’esatta localizzazione delle suddette criticità. E per avere il quadro della situazione, domani alle 15.30 sempre in Prefettura è stato convocato un incontro, al quale presenzieranno anche i sindaci dei Comuni interessati (Ponte nelle Alpi, Longarone, Castellavazzo, Ospitale, Perarolo, Pieve di Cadore e Calalzo), nonché i rappresentanti di Trenitalia e della Regione del Veneto. Ma rispetto alla mancata convocazione nell’incontro di ieri e al mancato intervento lungo la tratta, protestano i sindaci, che lamentano il degrado in cui viene lasciata la ferrovia. E si chiedono «se ci sia la volontà di tenere aperta la ferrovia e di utilizzarla poi a livello turistico».

«Mi aspettavo di essere convocato per oggi», dice il sindaco di Calalzo Luca De Carlo, «se il motivo del contendere in Prefettura è sapere chi deve mettere i soldi, io non ci sto. Non si possono chiamare i sindaci solo quando devono essere operativi e poi si decidono le cose senza di loro».

Arrabbiato anche il primo cittadino di Perarolo, Pierluigi Svaluto Ferro: «Questi incontri non servono a nulla, se non si dice chiaramente cosa si vuol fare di questa ferrovia, perché non c’è futuro, così come è strutturata oggi. Se vogliono rilanciare questa tratta, devono investirci dei soldi, se invece la vogliono chiudere, che ci diano le alternative. Così non si può andare avanti, anche perché manca un’integrazione tra gomma e rotaia. Io stesso, qualche mese fa, ho portato dei responsabili di Rfi in giro per mostrare la fragilità del territorio; ho anche scritto una lettera, ma non ho ricevuto risposta. I paramassi ci sono, ma non sono manutenuti adeguatamente. E si sa che il degrado crea degrado. Anche questo ritardo negli interventi per ripristinare la tratta fa pensare che dietro ci sia un disegno strano», conclude Svaluto Ferro.

Paola Dall’Anese

 

Quarto. Il comitato: «Residenti e turisti hanno il diritto di tornare a casa anche il sabato sera»

Sindaco contro la Regione: «Senza una mobilità adeguata i nostri albergatori sono penalizzati» 

QUARTO D’ALTINO «Da Venezia si deve poter tornare a casa, anche la sera tardi». A protestare è, ancora volta, il comitato pendolari di Quarto, che torna a sottolineare i disagi di abitanti, residenti, lavoratori, turisti e turnisti, che dalla città lagunare devono tornare nel Veneto Orientale, in hotel o a casa propria. Il comitato ritorna su quanto accaduto sabato sera, riportando la testimonianza del pendolare bloccato sul bus sostitutivo che non voleva ripartire vista la quantità di persone all’interno.

«È ormai oggettivo», spiega il comitato, «che è necessario il treno soprattutto il sabato sera e che c’è un richiesta di mobilità in uscita da Venezia anche a sera tardi. Le responsabilità sono tutte dell’assessore ai Trasporti regionale. I nodi stanno venendo al pettine».

Ad intervenire è il sindaco di Quarto, Silvia Conte, proprio all’indomani degli Stati generali dei treni che si sono svolti a San Leonardo.

«In che lingua dobbiamo dirlo al presidente Luca Zaia e all’assessore Renato Chisso che i treni servono anche ai turisti? In questi giorni in cui a Milano si è svolta la Borsa Internazionale del Turismo, in cui Regione, consorzi e operatori privati investono energie e denaro per promuovere le destinazioni turistiche del Veneto, questa è la situazione che i turisti trovano: il fine settimana, di Carnevale per giunta, non c’è un treno che li possa riportare in albergo e il pullman messo a disposizione è preso d’assalto. Purtroppo scenario già previsto e inevitabile, dopo l’entrata in vigore dell’orario cadenzato voluto dalla Regione. La capacità di competere nel turismo passa anche dalla qualità del servizio di trasporto pubblico. Non riuscire a garantire mobilità adeguata ai turisti oltre che ai lavoratori, rischia di vanificare gli sforzi anche positivi fatti per promuovere nuovi prodotti turistici e il turismo nei centri minori».

Una richiesta che viene anche dagli albergatori proprio adesso che si sta discutendo di tassa di soggiorno. Da aprile dovrebbe essere aumentata la tariffa in vigore dall’anno passato a Quarto, ma la categoria chiede che vista la crisi di settore, sia mantenuta la cifra della bassa stagione.

«Gli albergatori», prosegue il sindaco, «sostengono anche di essere svantaggiati rispetto al servizio di trasporto pubblico. Non possiamo per colpa della Regione perdere competitività e annullare tutti gli sforzi che stiamo facendo per cercare di puntare su di un settore importante, che a Quarto conta 150mila presenze annue».

«Capisco i problemi enormi e davvero grandi della Regione» spiega il presidente della Confcommercio mandamentale Angelo Faloppa, «ma in zone come le nostre servirebbero benefici provenienti da metropolitana regionale, treni, mezzi pubblici. Non si tratta solo di Quarto, trovatemi una spiaggia ben servita, bisognerebbe incentivare mezzi diversi dalla gomma».

Marta Artico

 

le manifestazioni

Doppia protesta, tremila voci

Genitori e alunni per le scuole pulite, pendolari contro la Regione

Stati generali dei comitati a Venezia. Legambiente: inserire nel bilancio i finanziamenti per ripristinare le corse

VENEZIA – Un tavolo permanente regionale sul trasporto pubblico assieme ad associazioni, comitati pendolari, studenti e lavoratori, e risorse in termini di spesa corrente e finanziamenti da inserire subito nel bilancio regionale, per cambiare passo e invertire la rotta, ripristinando le corse mancanti e migliorando il servizio. È quanto emerso ieri mattina, nella sala San Leonardo, dove si sono svolti gli Stati Generali dei pendolari, che hanno visto riuniti i portavoce del Veneto Orientale, di Quarto d’Altino e Marcon, i pendolari di Salzano e Robegano, ma anche il comitato di Mogliano e il Treno dei Desideri, che ha parlato per conto della zona sud del Trevigiano, di Vittorio Veneto e del Bellunese. Con loro i rappresentanti di Trenitardo (La banca del tempo perduto), che ingloba l’Associazione Studenti Universitari, il sindacato studentesco, Zoe Lab, il Coordinamento universitario e la Rete della Conoscenza. A coordinare la mattinata, preceduta da un momento di presidio con tanto di vuvuzelas e fischietti davanti alla stazione di Santa Lucia, Luigi Lazzaro e Andrea Ragone di Legambiente Veneto.

Un momento di confronto, per fare il punto della situazione e chiarire alcune richieste, a chi ancora non fossero chiare. «Quello che vogliamo», precisa Ragone, «è che in questo momento in cui si sta discutendo il bilancio, la Regione investa denaro e metta dei soldi per il trasporto pubblico ferroviario».

Il rapporto Pendolaria 2013, distribuito ieri, mette a confronto gli stanziamenti delle altre regioni. Nel 2013 la Lombardia ha investito 1,19 per cento del bilancio per i treni e il materiale rotabile, la Toscana lo 0,76 per cento, l’Emilia Romagna lo 0,54. E il Veneto? «La nostra Regione», continua, «lo 0,31 per cento. Trenitalia ha le sue colpe, ma la Regione anche. Vogliamo fare massa critica per migliorare una situazione scadente. Si è voluto attuare un orario cadenzato con risorse pari a zero e chi usa il treno è, di fatto, un cittadino di serie “b”».

Tra i partecipanti Luciano Renier, della Fiab, Ivano Moetti (Federconsumatori), Ezio Ordigoni, dell’Orsa regionale. «Avevamo invitato l’assessore Chisso», spiega Lazzaro, «ma non ci ha risposto, mentre l’assessore all’Ambiente Conte aveva altri impegni».

Tra le richieste a breve termine messe per iscritto, quella di «ripristinare le corse eliminate, di inserire corse nei buchi di servizio durante il giorno, di adeguare la composizione dei treni alle frequentazioni nelle diverse fasce orarie».

A lungo termine: «La creazione di un tavolo permanente, la richiesta di destinare almeno l’1 per cento del bilancio regionale per il trasporto pubblico ferroviario».

Fondamentali l’integrazione oraria tariffaria tra treni ed altri mezzi di trasporto e il biglietto unico regionale.

Una forte protesta è arrivata dai pendolari della linea Venezia-Ponte delle Alpi-Calalzo. «I sindaci bellunesi si sono impegnati formalmente a venire a Venezia ed incontrare l’assessore Renato Chisso, ma sono passati due mesi e non è successo nulla. Non capiamo perché gli amministratori veneziani ci mettano la faccia, al contrario di quelli del bellunese e del trevigiano, che non sono altrettanto sensibili. Il problema del trasporto pubblico va risolto a livello regionale».

«Che cosa ha fatto il presidente della Provincia di Treviso?», domanda Lidia Scarpa, «nulla. I sindaci del bellunese si sono impegnati solo a parole, quelli del trevigiano nemmeno».

Tra i presenti il consigliere regionale Gennaro Marotta (Idv) e il consigliere Bruno Pigozzo (Pd). «Bisogna agire sulla spesa corrente (servono almeno 4-5 milioni di euro subito per coprire i buchi e dare riposte ai pendolari)», ha detto Pigozzo, «sono necessari investimenti per sanare una situazione scoppiata in mano alla Regione, se guardiamo il modello europeo, il Veneto è arretrato». Aggiunge: «Servono 20 milioni per completare l’Sfmr e un programma che al 2020 raggiunga i 120 milioni di investimento. È ora di dare risposte al trasporto locale».

Marta Artico

 

«Solo promesse, finora è cambiato poco»

Nucera (Meolo): dalle 10 alle 13 non si torna da Venezia.

Fuga (Mogliano): costretti a pagare il taxi

VENEZIA «Nonostante gli incontri e le promesse, è cambiato poco, stiamo ancora attendendo l’anticipo del treno da Portogruaro alle 4.13, la reintroduzione di un treno decente nelle fasce notturne, la copertura nei fine settimana».

Angela Maria Stortini, rappresenta i pendolari del Veneto Orientale. «Vogliamo una copertura in tutte le fasce per i turisti, un approccio mirato e programmi a lungo termine».

Nicola Nucera, tra i portavoce dei pendolari, è di Meolo: «Il mio paese», spiega, «nei giorni festivi è ancora più isolato rispetto, ad esempio, a San Donà. Dalle 10 alle 13 non si può andare a Venezia, e da Venezia dalle 10.25 alle 12.57, non si può tornare a Meolo. Quello che chiediamo è di eliminare i buchi, ok i treni ogni mezzora, ma almeno uno all’ora nelle fasce meno affollate. L’ultimo treno della sera, da Meolo, ad esempio, è alle 22.11, poi ci sono due pullman alle 23.12 e alle 24.20 e ci impiegano oltre un’ora per tornare a casa».

Marco Fuga, fa parte del comitato pendolari di Mogliano: «L’assessore regionale Chisso», precisa, «ha mantenuto una piccola promessa, ci ha messo un autobus alle 5.11 da Mogliano per Venezia, ma noi abbiamo bisogno di un treno per andare al lavoro durante le giornate festive, ci sono persone costrette a dormire in ufficio oppure a prendere un taxi. Personalmente con alcuni colleghi siamo stati costretti a prendere proprio il taxi, già tre volte dividerci la spesa.

«Anni fa», racconta Franco Marotto, di Maerne, «c’era un autobus che partiva da piazzale Roma alle 21.45 per Maerne, poi l’hanno tolto ed ho iniziato a prendere il treno delle 21.14, che oggi è stato spostate alle 20.56. Come torno a casa? Con il nuovo orario mi è toccato munirmi di bici, prendere l’auto e trovare un parcheggio a Spinea. Tra benzina, macchina strisci all’auto, spendo molto di più e rischio la vita».

Diego Tiozzo, assieme a Lidia Scarpa, fa parte del comitato Treno dei Desideri, rappresenta la linea Venezia-Ponte delle Alpi-Calalzo ed è portavoce della zona di Vittorio Veneto. «Il nuovo orario», spiega, ha accentuato le criticità della linea che collega la pianura alla montagna. La rottura del carico a Conegliano ha provocato un allungamento dei tempi di percorrenza, ci mettiamo più di due ore per fare 100 chilometri: il servizio è stato frammentato ed è peggiorato perché i treni continuano a rompersi».

(m.a.)

 

I sindaci: «Servono cinque milioni»

Primi cittadini con i manifestanti: per turnisti e studenti i problemi restano

VENEZIA – Assieme ai manifestanti ieri mattina, a partecipare al presidio e al successivo incontro dei pendolari, anche diversi sindaci e amministratori della Provincia.

Tra loro il sindaco di Quarto, Silvia Conte. «Il lavoro fatto finora è stato utile», ha sottolineato il sindaco altinate che tiene i contatti con i primi cittadini del Veneto Orientale e del Trevigiano, «ma i pendolari ad oggi, alle parole non hanno visto succedere i fatti».

Prosegue: «Il momento della concretezza è questo, visto che si discute il bilancio. Non si possono promettere treni senza soldi, bisogna che vengano stanziate delle risorse. Inoltre, non ci sono ancora garanzie sui treni nei periodi delle vacanze, in cui gli studenti e i lavoratori sono rimasti senza e sui convogli del fine settimana, del sabato e della domenica. Ribadiamo che quella che ci è stata propinata, non è la rivoluzione che attendevamo: solo a Quarto in un anno ci sono 150mila presenze turistiche che devono poter contare su di un servizio che non c’è. Basta pensare, parlando di cose spicce, che la nostra stazione non ha ancora la pensilina».

Precisa: «Servono almeno 5 milioni di euro per ripristinare i treni soppressi. È ora di investire sul trasporto pubblico locale e domandarsi che Veneto vogliamo».

«In questo momento», sottolinea Silvia Lasfanti, consigliere comunale di San Donà, presente assieme a Daniele Terzariol e Lorena Marin, «non sono stati risolti i problemi dei turnisti e degli studenti delle superiori iscritti a Venezia, ma anche dei ragazzi residenti nei comuni limitrofi e che vengono a scuola a San Donà. Alcuni istituti si trovano in difficoltà e rischiano di chiudere».

Tra i partecipanti Andrea Follini, sindaco di Marcon, assieme all’assessore Guido Scroccaro. «La gente oggi è costretta ad utilizzare l’auto», aggiunge Gianni Foffano, pendolare e consigliere altinate, «i disagi non sono stati per nulla eliminati. Chiediamo il tavolo permanente, una rivisitazione dell’orario, ma anche una sinergia ferro-gomma per pianificare la tariffazione unica e per andare incontro a chi come me e molti altri lavoratori prende treno e vaporetto».

(m.a.)

 

Trenitardo: «Con il nuovo orario sono stati inseriti convogli difettosi che si guastano»

VENEZIA. Ieri per la prima volta, ai pendolari, sindaci, ammistratori e agli esponenti di Legambiente, si sono uniti anche i rappresentanti di Trenitardo (La banca del tempo perduto). I giovani, dati alla mano, hanno documentato disservizi e gap dell’orario cadenzato entrato in funzione oramai da oltre due mesi.

«Studio a Padova ma sono di Montebelluna», spiega Davide Quagliotto, «da un bel pezzo raccogliamo i ritardi dei treni nelle varie linee e siamo in grado anche di fare una diagnosi del problema». Prosegue: «Tra le tratte con forti criticità c’è la Mantova-Padova, la Padova-Belluno, la Milano-Venezia. In quest’ultimo caso la linea è stata spezzata a Verona, ma le coincidenze non sono garantite. Oggi dai dati che abbiamo, un treno su quattro ha un ritardo superiore ai cinque minuti. Spesso quando i pendolari protestano, c’è chi obietta che le loro proiezioni non sono veritiere. Noi siamo invece qui per fare da collante e dimostrare con i dati sulla tratta raccolti, come stanno le cose». E ancora: Il nuovo orario ha spezzato le tratte ed aumentato le corse, ma ha prodotto la necessità di inserire anche treni malfunzionanti, pertanto i guasti continuano».

Chiude: «La mobilità è penalizzata dalla mancanza di fondi, è necessario reinserire i treni mancanti e rivedere il materiale rotabile».

(m.a.)

 

Gazzettino – Treni. Pendolari, l’ira contro la Regione

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16

feb

2014

Gli stati generali mettono sotto accusa Palazzo Balbi per ritardi e disservizi

Nel trasporto pubblico investito il 7,5% sulle ferrovie , il 92.4% sulla strada

PROTESTA – I pendolari del Veneto ieri hanno manifestato davanti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia a Venezia

I pendolari del sistema ferroviario veneto si sono ritrovati ieri mattina a Venezia, rappresentati dai comitati locali provenienti da tutte le province, rispondendo all’appello di Legambiente Veneto. Da Belluno, Verona, Vicenza, fino a Quarto d’Altino, Salzano, Robegano e Mogliano, oltre a tutti i territori del Veneto orientale, un centinaio di rappresentanti hanno costituito «Gli Stati Generali dei pendolari veneti», organismo creato per avere potere di presenza e di colloquio formale presso la Regione Veneto.

Un salto di qualità nella lotta dei pendolari per ottenere un servizio migliore, supportata dall’esigenza ambientale di favorire il trasporto su ferrovia piuttosto che quello autostradale.

La Regione, invece, sembra agire nel senso contrario, se è vero, come hanno accusato i comitati, che gli investimenti di Palazzo Balbi per le infrastrutture del pubblico trasporto contano un 92,46 per cento dedicato alle strade e solo il 7,54 in favore del sistema ferroviario locale.

L’ulteriore riduzione delle corse, secondo un piano di «orario cadenzato», è stata la goccia che ha fatto traboccare la pazienza dei pendolari, che si son detti già colpiti da anni dai ritardi, dalla povertà di corse e di coincidenze, dallo stato manutentivo dei vagoni.

Insomma, ora gli Stati Generali vogliono sedersi di diritto ai tavoli regionali che trattano la mobilità ed i contratti con Trenitalia, come utenti ma anche cittadinanza attiva. In questo hanno ricevuto l’immediato l’appoggio dei consiglieri regionali Gennaro Marotta (Idv) e Bruno Pigozzo (Pd), oltre a numerosi sindaci (alcuni presenti all’incontro: Quarto d’Altino, Spinea, Marcon. Tuttavia i pendolari cercheranno l’ampia condivisione e la solidarietà di altri consiglieri ed enti locali. Un movimento che va a scuotere la poltrona dell’assessore di riferimento, Renato Chisso, definito, come azione amministrativa, molto più rivolto alla strada che alla ferrovia.

«Eppure – hanno detto i comitati – un buon utilizzo del treno rappresenta un favore all’ambiente e al portafoglio delle famiglie, molte delle quali sono costrette ad usare la macchina, con un aggravio dei costi e perdita continua di possibili utenti ferroviari».

Se Pigozzo ha definito il trasporto locale regionale importante quanto l’alta velocità, insistendo sulla ripresa progettuale della metropolitana di superficie, la prima cittadina di Quarto d’Altino, Silvia Conte, ha preso in considerazione il pendolarismo quotidiano turistico, a suo parere cliente di un non efficiente servizio di mobilità pubblica regionale, capace di limitare, se non inficiare, le prospettive e le strategie turistiche del Veneto.

Gli Stati Generali chiedono alla Regione di investire un punto in più a bilancio per il trasporto ferroviario, mettendo sul piatto almeno 5 milioni euro per coprire i disservizi in merito al numero delle corse e dei vagoni, riorganizzandoli secondo i flussi dell’utenza.

Inoltre pretendono il ripristino delle corse eliminate con l’orario cadenzato e l’istituzione di un tavolo permanente regionale sul trasporto pubblico, al quale possano partecipare associazioni, comitati, studenti e lavoratori.

Altra proposta, il biglietto: unico regionale, con l’integrazione oraria e tariffaria fra treni ed altri vettori di trasporto, fino ad arrivare all’«intermobilycard», avanzato da Legambiente, ticket regionale ricaricabile come unico sistema di tariffazione per treno, bus e trasporto acqueo lagunare».

I comitati si organizzeranno nel nuovo strumento attraverso l’utilizzo dei social forum in internet.

Tullio Cardona

 

IL GIORNO DELLA PROTESTA E i pendolari uniscono i comitati. Anche i sindaci in prima linea

Scuole e treni, Venezia alza la voce

Oltre 2mila tra famiglie e lavoratori al girotondo per la pulizia delle aule. Paura sul ponte di Calatrava

SCUOLA – Erano oltre duemila le persone che hanno manifestato, in modo molto colorato, davanti alla stazione ferroviaria di Venezia per chiedere più pulizia nelle scuole. Paura sul ponte di Calatrava, che ha “tremato” per l’eccessivo carico.

TRENI – Contemporaneamente a questa mobilitazione c’è stata la manifestazione dei pendolari che sono tornati a chiedere più treni ed un investimento più convinto da parte dell’amministrazione regionale.

 

IL GIORNO DELLA PROTESTA E i pendolari uniscono i comitati. Anche i sindaci in prima linea

Scuole e treni, Venezia alza la voce

Oltre 2mila tra famiglie e lavoratori al girotondo per la pulizia delle aule. Paura sul ponte di Calatrava

I TRASPORTI SI MOBILITANO

I PRESENTI – I comitati del Veneto orientale tra i più decisi

GLI STATI GENERALI – Anche consiglieri regionali e i sindaci di Spinea, Marcon e Quarto d’Altino alla giornata di protesta contro i disservizi

«La Regione investe troppo poco per migliorare le linee ferroviarie»

Tutela dell’ambiente con il trasporto su ferrovia, aiuto ai bilanci delle famiglie attraverso la possibilità di usufruire del treno, migliore qualità della vita. Queste sono state le principali tematiche che, promosse da Legambiente Veneto, hanno dato vita agli “Stati generali dei pendolari veneti”. Nella sala San Leonardo, ieri mattina si sono dati appuntamento i rappresentanti dei comitati presenti nella regione, dopo una breve manifestazione nel piazzale della stazione ferroviaria. C’erano, fra gli altri, i comitati Veneto orientale, Quarto d’Altino, Salzano-Robegano, Mogliano, Il Treno dei Desideri, Trenitardo e molti altri provenienti da tutte le province venete. Un centinaio fra rappresentanti ed aderenti, uniti nel chiedere alla Regione Veneto una più marcata attenzione verso il servizio di trasporto locale su ferrovia. «La Regione – hanno enunciato i comitati – investe nel servizio ferroviario lo 0,31 per cento del bilancio, a fronte dell’1,19 della Lombardia; se poi guardiamo la spesa relativa alle infrastrutture, scopriamo che si è investito il 92,46 per cento in strade e solo il 7, 54 nel trasporto ferroviario, con soppressione di treni, ore buche, ritardi continui, sovraffollamento, sporcizia». «Chiediamo a Regione e a Trenitalia di ripristinare le corse eliminate con l’orario cadenzato per turnisti e studenti, l’inserimento di corse nelle ore lasciate sguarnite, l’adeguamento della composizione dei treni alle frequentazioni nelle diverse fasce orarie. Inoltre, come Stati generali dei pendolari veneti, pretendiamo la creazione di un tavolo permanente regionale sul trasporto pubblico, al quale possano partecipare associazioni, comitati, studenti e lavoratori. Infine proponiamo il biglietto unico regionale e l’integrazione oraria e tariffaria fra treni ed altri vettori di trasporto».

In particolare, Legambiente ha caldeggiato la riorganizzazione del servizio e l’«intermobilycard», biglietto regionale ricaricabile come unico sistema di tariffazione per treno, bus e vaporetto. «È giunto il momento che i pendolari veneti escano da una situazione da preistoria – hanno detto da Legambiente – la Regione deve investire in tal senso almeno un punto percentuale in più, aprendo il confronto pubblico sul contratto di servizio con Trenitalia e realizzando uno sportello di ascolto per i pendolari. Lo stesso Governo deve aumentare gli investimenti dedicati alla mobilità ed i comuni ripensare, in sede di pianificazione urbanistica, ai parcheggi d’interscambio».

(t.c.)

 

I pendolari tornano a chiedere più treni

Pigozzo: «È necessario finanziare il progetto della Sfmr, la metropolitana di superficie»

Alla nascita degli Stati generali dei pendolari veneti, hanno partecipato anche consiglieri regionali e i sindaci di Quarto d’Altino, Spinea e Marcon. «Cercheremo in consiglio regionale di costruire una rete per reperire maggiori risorse da destinare al trasporto ferroviario locale – ha promesso Gennaro Marotta, consigliere Idv – un’azione che potrà coinvolgere anche colleghi della maggioranza, sensibili ai problemi del pendolarismo. Sull’assessore al Mobilità Renato Chisso non si può contare, troppo ingessato nelle sue scelte e decisioni. Dobbiamo tutelare più di un percorso, come la linea Bassano – Padova».

«Chisso e la giunta regionale hanno dimostrato poco interesse verso il trasporto ferroviario locale – ha osservato Bruno Pigozzo (Pd) – ed ora la questione è scoppiata loro in mano. Il contratto stipulato con Tranitalia mostra maglie molto rigide, perciò occorrono 5 milioni di euro per rispondere alle necessità dei cittadini, coprendo i buchi del servizio. Da tempo proponiamo di riprendere le fasi del progetto Sfmr, la metropolitana di superficie. Prima fase: 20 milioni; per realizzare la seconda e terza fase servono 120 milioni, ma nei prossimi 7 anni potremo attingere ai fondi europei stanziati ad hoc, per 150 milioni. Il trasporto pubblico locale riveste la medesima importanza dell’alta velocità, ma dobbiamo tornare alla piattaforma progettuale per la Sfmr».

«Con gli Stati generali è giunto il momento del salto di qualità – afferma Silvia Conte, sindaco di Quarto d’Altino – ovvero la nascita di un filo diretto tra i pendolari e la Regione. Nel pendolarismo è giusto inserire anche i turisti: molti non riescono a rientrare alla sera dalle varie località per mancanza di treni e questo diviene un danno per l’intera politica turistica nel Veneto. La cartina tornasole sarà questo imminente carnevale: Chisso ha detto chiaramente che, poiché è «il carnevale di Venezia», i treni straordinari deve pagarli quel comune. Una strategia di trasporto in ambito turistico non funziona il questo modo, per esempio i nostri 150mila turisti, in mancanza di autobus per Quarto, non possono partecipare alle manifestazioni veneziane, o di altre città, nelle ore serali. Da noi abbiamo effettuato un sondaggio: il 25 per cento della popolazione prende il treno, un altro 25 per cento vorrebbe usufruirne, ma il servizio così organizzato non lo permette. Ciò significa perdita di utenza, più automobili, spese per l’assicurazione e costi maggiori per le famiglie già vessate dalla crisi».

 

TRENI E MOBILITÀ – Pendolari contro palazzo Balbi. Oggi sit-in davanti alla stazione

Si farà sentire stamane la protesta di Pendolari e Legambiente contro la Regione Veneto. Stanchi di non essere ascoltati dall’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso i Comitati del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino promuovono un sit-in a partire dalle 10 nella stazione di Santa Lucia. Alla manifestazione hanno aderito i comitati dei Pendolari di Salzano e Robegano, Mogliano, Trenitardo, Treno dei Desideri mentre è attesa la partecipazione di altre associazioni e portatori di interessi nel comparto del trasporto pubblico.

In contemporanea nella sala San Leonardo a Cannaregio, Legambiente Veneto promuove la costituzione degli “Stati Generali dei Pendolari Veneti” con tutti i comitati e le associazioni interessate. Tale incontro determina un primo passo per l’istituzione di un tavolo permanente sulla mobilità che coinvolga i cittadini che si spostano per lavoro e studio e consenta un confronto con esperti e amministratori che finora è mancato.

Alla creazione degli Stati generali dei pendolari passati da 150 a 160 mila in Veneto lo scorso anno, sono stati invitati tutti i sindaci della tratta Venezia- Portogruaro ed enti pubblici come la Provincia e la stessa Regione Veneto.

La manifestazione odierna è il momento centrale di un febbraio “caldo”, iniziato con la denuncia alla magistratura per le violazioni ai diritti alla mobilità, al trasporto universale e all’informazione da parte della Regione. Oltre al ripristino delle corse eliminate con l’orario cadenzato, le richieste dei pendolari vertono sulla necessità di integrare il trasporto pubblico tra ferro e gomma, il biglietto unico, la mobilità sostenibile e una verifica costante degli investimenti regionali.

Continua anche la campagna di segnalazione dei disguidi, Comitati e Legambiente invitano tutti i passeggeri a segnalare le difficoltà incontrate nella sezione Veneto del sito di Trenitalia e dei pendolari www.facebook.com/comitatopendolarivo.

Davide De Bortoli

 

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