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Forniamo alcune precisazioni per meglio comprendere la questione delle fermate dei treni a Preganziol, oggetto di un articolo del 18 gennaio. L’adozione dell’orario cadenzato prevede, sulle direttrici principali, e quindi anche sulla linea Venezia – Udine, l’alternanza di servizi veloci, che effettuano solo le fermate principali, e servizi regionali, che effettuano invece tutte le fermate. La frequenza con cui servire le singole stazioni, è stabilita dal committente del servizio, la Regione Veneto. Nel caso di Preganziol la decisione è stata di far fermare solo i servizi regionali, dando la fermata dei treni veloci a Mogliano dove si è sempre registrato un flusso di viaggiatori tre volte superiori rispetto a Preganziol.

Inoltre, l’eventuale fermata per i treni veloci comporterebbe, oltre che il rallentamento dei treni veloci che perdono la propria specificità penalizzando i viaggiatori provenienti da distanze maggiori, anche variazioni di orario con pesanti ripercussioni sui nodi di Treviso, Conegliano e Udine. In particolare, i Regionali Veloci per Conegliano sono impostati per garantire l’allacciamento con Belluno, con un tempo di interscambio adeguato che la fermata di Preganziol abbatterebbe. È sulla base di queste considerazioni, di natura anche tecnica, che il Committente ha operato le sue scelte. Oggi però ha avviato dei tavoli di confronto per valutare la possibilità di eventuali altre soluzioni e le loro ricadute.

Infine, le riduzioni di servizi a Preganziol il sabato, nei festivi e nel periodo estivo riflettono, come per tutto il Veneto, la filosofia del modello cadenzato, che in quei periodi prevede una diminuzione dei treni rispetto all’offerta feriale. Anche in relazione a questa scelta operata ci sono dei tavoli in corso. La decisione spetta, come sempre, alla Regione.

Ufficio Stampa Trenitalia – Veneto

 

VITTORIO VENETO – Una mail all’assessore: «Quel treno ci aspetti»

Treno per andare al lavoro soppresso, treno per tornare a casa idem. E i pendolari spazientiti scrivono “in diretta” all’assessore regionale chiedendole (vanamente) di bloccare il treno. Giornata nera quella di mercoledì per chi ha dovuto utilizzare le ferrovie Udine-Venezia e Belluno-Conegliano. Sulla tratta principale un problema tecnico nel capoluogo friulano ha innescato una serie di ritardi tra i treni del primo mattino, che hanno toccato punte di un’ora come nel caso del regionale 2807, uno dei più utilizzati dai pendolari che già in precedenza avevano dovuto registrare la cancellazione (tra Conegliano e Treviso) del convoglio 2853, il primo utile per chi arriva dal bellunese e dal vittoriese ed è diretto a Treviso o Venezia.

Qualche problema ha riguardato anche la linea che unisce montagna e pianura: in tarda mattinata il 5635 Belluno-Treviso è rimasto fermo con il motore acceso per 20 minuti in stazione a Vittorio. A metà giornata i guai non erano ancora finiti: il treno delle 17.31 per Sacile è stato cancellato. Ai pendolari diretti a Vittorio e Belluno hanno dovuto prendere il convoglio successivo per Conegliano, in partenza da Venenzia alle 17.45, per l’occasione con un quarto d’ora di ritardo. Tra la cancellazione e la partenza posticipata del treno successivo i pendolari, alcuni dei quali aderenti al comitato “Il treno dei desideri”, erano certi – come poi è avvenuto – di perdere la coincidenza per Vittorio e di dovere attendere quasi un’ora a Conegliano. Durante il viaggio hanno scritto un’e-mail alla Regione e per conoscenza all’assessore ai trasporti Elena Donazzan: «Non ci viene garantito che il treno delle 18.41 Conegliano-Belluno ci aspetti e pertanto dovremo usufruire di quello successivo, alle 19.41! Le sembra accettabile che il convoglio più utilizzato da chi studia e lavora a Venezia non sia per nulla garantito? Le chiediamo di chiamare con urgenza Trenitalia chiedendo di fare aspettare il treno delle 18.41 per Belluno sul quale contavamo di salire per rincasare dopo una giornata di lavoro».

Che ha invece riservato una lunga attesa a Conegliano. E ieri Trenitalia si è scusata con l’assessore Donazzan e con gli utenti, spiegando che il disservizio è stato causato da un fattore molto umano, un’indisposizione del capotreno legata a una svista organizzativa. E precisa che non accadrà più: in futuro per analoghe situazioni verrà assicurato il servizio di bus sostitutivo.

Luca Anzanello

 

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Comunicato stampa Opzione Zero – 30 gennaio 2015

Silvano Vernizzi per anni a capo del settore infrastrutture e  della valutazione ambientale in Regione. Insieme a lui anche l’altra indagata Paola Noemi Furlanis, attuale responsabile della struttura VAS-VINCA. Tutti project financing della cricca hanno sempre ottenuto via libera dalle commissioni per la valutazione di impatto ambientale, alcune non sono nemmeno state sottoposte a verifica, come Veneto City. Zaia deve sospendere tutte le “grandi opere sospette”, non solo la “Jesolo mare”. A rischio sono l’ambiente e l’incolumità dei cittadini.

Finalmente, dopo il MOSE, cuore e fondamento delle cricche malavitose nostrane, i riflettori iniziano ad illuminare le autostrade, altro settore nel quale continuano a sguazzare le cricche malavitose del cemento e dell’asfalto.

E subito salta fuori un nome che ancora mancava all’appello, quello di Silvano Vernizzi.

Indagato non significa colpevole, ma come più volte denunciato dai comitati veneti, Vernizzi è stato, ed è tutt’ora uno degli uomini chiave del “sistema Veneto”: per anni a capo del settore infrastrutture della Regione, il “feudo” dell’ex-assessore Renato Chisso, Vernizzi ha avuto pieni poteri sul Passante di Mestre e sulla Pedemontana come Commissario governativo, e ora è amministratore delegato di Veneto Strade.

Ma non è tutto, perché la vera anomalia che getta un’ombra sospetta su tutti i grandi progetti in Veneto, è che Silvano Vernizzi, negli stessi anni, era a capo di un altro settore strategico della Regione: quello per le valutazioni ambientali (VIA, VAS e VINCA). Insieme a lui, un ruolo importante lo aveva pure un’altra indagata, Paola Noemi Furlanis, a lungo segretaria generale della struttura di coordinamento VAS e VINCA, e ora a capo della struttura medesima.

Sarà dunque un caso che nessuno dei project financing ideati dagli “assi pigliatutto” degli appalti come Mantovani o Adria Infrastrutture, non abbia mai ricevuto un parere negativo dalle commissioni per la valutazione ambientale. Alcuni di questi sono addirittura stati esclusi dalle verifiche che per legge sarebbero obbligatorie. Un esempio su tutti quello di Veneto City: nel 2011 fu proprio Paola Nomei Furlanis con il benestare di Vernizzi, a firmare il parere di “non assoggettabilità a VAS” del mastodontico progetto presentato dalla Veneto City spa, di cui amministratore delegato era il solito Piergiorgio Baita.

A questa decisione i comitati rivieraschi, tra cui anche Opzione Zero, si opposero in tutti i modi: presentando migliaia di osservazioni, raccogliendo ben 11.000 firme, dando vita a vivaci proteste, fino a presentare ricorsi al TAR. Ciò nonostante, i Sindaci di Dolo e Pianiga (Maddalena Gottardo e Massimo Calzavara), e Luca Zaia firmarono l’accordo di programma per una operazione immobiliare chiaramente speculativa di proporzioni inaudite.

Il marciume che sta affiorando dalle inchieste sulla Regione Veneto è ancora la punta dell’iceberg.

Per Opzione Zero la sospensione delle procedure di gara della “Jesolo mare” non basta: il Presidente Zaia ha il dovere morale e politico di approvare una moratoria su le altre “grandi opere”, a cominciare da quelle che non sono nemmeno state sottoposte  a valutazione ambientale come Veneto City. In ballo non c’è solo la corruzione, ma anche la sicurezza dei territori e l’incolumità dei cittadini.

Nel frattempo Opzione Zero chiederà nuovamente audizione ai magistrati di Venezia e al capo dell’anticorruzione Cantone per fornire tutte le informazioni utili a far luce su questa vicenda, sul Passante di Mestre e su tutte le altre opere che insistono sulla Riviera del Brenta.

 

Nuova Venezia – Inchiesta autostrada del mare

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29

gen

2015

La Procura riprende fedelmente un ricorso amministrativo di Net Engineering

Zaia sospende la gara dell’Autostrada del mare: per rispetto delle indagini

Gli indagati sereni «Procedure corrette»

VENEZIA – Cinque punti ripresi fedelmente dal ricorso amministrativo di un concorrente escluso dalla gara – la Net Engineering di Monselice, in contenzioso con la Regione per il metro di superficie – e riportati nell’avviso a comparire inviato ai membri della commissione di gara e del Nucleo di valutazione investimenti della Regione del Veneto. L’ipotesi è turbativa d’asta, le violazioni sono di carattere amministrativo. Gli indagati diserteranno l’appuntamento con i magistrati e mandano i legali: risponderanno con una memoria scritta. Ma fanno sapere di essere assolutamente tranquilli e sereni: mai ricevuto pressioni dai politici, mai fatto pasticci, abbiamo seguito le procedure standard. La Procura dimostri il contrario, ma le carte che ha in mano sono carta straccia, smontabile facilmente sul piano amministrativo.

Il segnale tuttavia è chiarissimo: la Procura di Venezia dopo la grande retata che ha decapitato il sistema Galan ha aperto il fascicolo dei progetti di finanza in campo stradale. Dopo toccherà a quelli sanitari. Dunque, chi sa parli prima di sentire nuovamente il titillar di manette.

Il governatore Luca Zaia coglie la palla al balzo e chiude la pratica Autostrada del mare (200 milioni di euro per 19 chilometri di strada per 40 anni di gestione a pedaggio) da Meolo a Jesolo Lido. La delibera regionale con cui l’altra sera la giunta ha sospeso la procedura fa esplicito riferimento all’inchiesta: «essendo pervenute notizie di un’indagine in corso della Procura della Repubblica in merito all’intervento si ritiene opportuno sospendere tale procedura di gara in attesa di approfondire tali notizie per il tramite dell’Avvocatura regionale». Addio all’Autostrada del mare e siamo solo all’inizio.

L’accusa – tutta amministrativa – riguarda sei funzionari accusati ora di turbativa d’asta per l’eccessiva indulgenza nei confronti del promotore del progetto di finanza dell’Autostrada del mare: quella Adria Infrastrutture che faceva riferimento a Claudia Minutillo, l’ex segretaria di Giancarlo Galan. Ma che in realtà era una società controllata da Piergiorgio Baita, l’ingegnere delle tangenti del sistemi Galan e che aveva regalato piccole quote di minoranza all’ex ministro e a Chisso. Sono stati chiamati a comparire i membri della commissione di gara (costituita dai funzionari regionali Paola Noemi Furlanis, Stefano Angelini e Antonio Strusi) e dai membri dell’epoca del Nucleo di valutazione investimenti Silvano Vernizzi (ex segretario regionale alle infrastrutture), Adriano Rasi Caldogno (ex segretario regionale della programmazione Adriano Rasi Caldogno) e Mauro Trapani (all’epoca e tuttora capo del servizio finanziario della Regione).

Ecco le contestazioni cui fanno riferimento i magistrati. I commissari non hanno preventivamente individuato i criteri matematici per la valutazione dell’offerta; non hanno inserito il costo degli espropri; non hanno adottato un coefficiente di attualizzazione nel piano economico finanziario dell’opera; non hanno escluso l’offerta di Adria Infrastrutture in quanto avrebbe violato l’articolo 46 della legge regionale 27/2003; hanno consentito alla società di apportare sostanziali modifiche alla proposta post gara, alterando la par condicio nei confronti dei concorrenti.

Secondo gli indagati la Procura non avrebbe altro che il ricorso amministrativo di Net Engineering in mano: dunque, perché presentarsi? Nessuno di loro vuole sentirsi chiedere direttamente se Galan o Chisso abbiano esercitato pressioni per affidare il progetto di finanza alla società di Claudia Minutillo. Dunque, meglio scrivere. Per questa ragione i legali (l’avvocato Marco Vassallo per Vernizzi, Rasi Caldogno, Furlanis e Angelini; l’avvocato Paolo Rizzo per Antonio Strusi; l’avvocato Fernando Cogolato per Mauro Trapani) hanno suggerito di non presentarsi. Ma la partita a scacchi tra accusa e difesa sembra solo all’inizio.

Daniele Ferrazza

 

IL CAPITOLO DEI PROGETTI DI FINANZA DELL’ERA CHISSO

È stato aperto un fascicolo anche sulla Nogara mare

VENEZIA – Oltre alla «Via del mare» che doveva unire l’A4 a Jesolo e a tutto il litorale adriatico, c’è un’indagine sulla «Nogara – mare», la strada, anch’essa molti discussa, che doveva raggiungere la Romea in terroriorio polesano, partendo da Verona. Intanto, cinque dei sei finiti sotto inchiesta per la «Via del mare» hanno già deciso: avvalendosi della facoltà che il codice penale concede a tutti gli indagati di tacere, si avvalgono della facoltà di non rispondere e neppure si presenteranno, oggi, nell’ufficio del pubblico ministero lagunare Stefano Ancilotto, alla cittadella della Giustizia di Piazzale Roma, a Venezia.

Si tratta dei componenti della Commissione istruttoria regionale incaricata di valutare le varie proposte di project financing dell’opera in questione, il rodigino Silvano Vernizzi, ora amministratore delegato di Veneto Strade, il veneziano Adriano Rasi Candogno, ex segretario regionale alla Programmazione e attuale direttore generale dell’Asl di Feltre, il trevigiano Stefano Angelini, dirigente regionale delle Infrastrutture, la veneziana Paola Noemi Furlanis, responsabile del coordinamento delle Commissioni di valutazione di impatto ambientali, tutti difesi dall’avvocato veneziano Marco Vassallo, il sandonatese Antonio Strusi, dirigente del settore Risorse finanziarie, difeso dall’avvocato lagunare Paolo Rizzo, e il vicentino Mauro Trapani, dirigente regionale del settore Bilancio, difeso dall’avvocato di Vicenza Fernando Cogolato. I due difensori dei primi 5 hanno già comunicato al rappresentante della Procura che oggi non si presenteranno, mentre Trapani, anche se sembra intenzionato anche lui a tacere, potrebbe decidere di presentarsi per dirlo personalmente al pubblico ministero, comunque lo deciderà oggi.

Il reato contestato ai sei è quello di turbativa d’asta, per aver sostanzialmente favorito la proposta di project financing avanzata da «Adria Infrastrutture» e alle ditte ad essere associate, nonostante prevedesse un contributo pubblico «sensibilmente superiore all’imposto massimo previsto», consentendo inoltre «di apportare in corso di gara sostanziali modifiche alla proposta inizialmente presentata in violazione dei principi del par condicio e di imparzialità». Al vertice di Adria Infrastrutture nel 2009 c’era Claudia Minutillo e la società era emanazione della «Mantovani» di Piergiorgio Baita. Dopo essere stati arrestati i due avevano raccontato, tra l’altro, che soci occulti di «Adria» erano l’allora presidente della Giunta regionale Giancarlo Galan, ora deputato agli arresti domiciliari dopo la condanna a due anni e mezzo per corruzione, e l’allora assessore alle Infrastrutture Renato Chisso, pure lui condannato nell’inchiesta sul Mose ed entrambi esponenti di Forza Italia. Allora Galan e Chisso in Regione facevano il bello e il cattivo tempo, facile dunque capire perché i componenti della Commissione potrebbero aver favorito la proposta di Adria Infrastrutture. Intanto, la difesa sembra voler puntare sulla prescrizione, che scatterà nel luglio 2016, a sette anni e mezzo dai fatti.

Giorgio Cecchetti

 

Lettera ai sindaci e agli operatori turistici: non è etico sostenere un progetto di chi è finito in carcere

Legambiente: «Meglio il tram del mare»

JESOLO «Ritenete sia etico sostenere un progetto proposto da soggetti, e da un sistema, finiti in carcere per corruzione? Si rivendica l’utilizzo della “finanza di progetto”, ma dire che il Veneto ha bisogno di una rinascita, utilizzando gli strumenti che ci stanno avvicinando alle Regioni controllate dalle varie mafie, ci sembra quanto meno inopportuno». Legambiente Veneto Orientale ha scritto al presidente dell’Aja, Massimiliano Schiavon, e ai sindaci del territorio, proponendo di aprire un confronto su mobilità e turismo. «Quando si parla di Jesolo, si dimentica che, alle sue spalle, vi è un territorio che non deve essere sacrificato sull’altare dei milioni di turisti diretti al mare», scrivono gli ambientalisti, «vi sono bellezze che, se valorizzate, possono ridistribuire sul territorio benefici e occupazione. Integrare treno e aereo con i bus toglierebbe migliaia di auto dalle strade. Come mostrano i dati statistici, i turisti del Nord Europa privilegiano il treno o altro all’auto. Lo stesso vale per il traffico pendolare: non basta una strada a risolverlo, servono scelte di trasporto per gli anni a venire. Perché non riconsiderare il sistema del “Tram del Mare”? Un trasporto collettivo leggero e diffuso che porta i turisti su tutto il litorale con impatti molto più bassi».

L’inchiesta della Procura sulla via del Mare infiamma anche la politica. «Solo ora Zaia decide di sospendere il progetto. Ma cosa ha fatto in tutti questi anni da presidente per impedire che scoppiasse questa vicenda?», attacca Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd, «quali controlli ha svolto sull’operato dei dirigenti regionali? Perché non ha voluto imporre molto prima uno stop a quest’opera sulla quale erano già palesi le ombre e che da un anno e mezzo il Pd chiedeva di fermare? A questo punto è doveroso che Zaia venga in Consiglio regionale per riferire sulla situazione». «La notizia della sospensione di tutti i procedimenti inerenti la gara per la via del Mare rappresenta un’importante vittoria per il territorio, i comitati e le comunità locali che da tempo protestano contro un’opera inutile», aggiunge la deputata Arianna Spessotto (M5S), che ricorda di aver più volte chiesto a Vernizzi – inutilmente – di accedere al Piano economico del progetto.

Giovanni Monforte

 

Un progetto contestato: protestò anche don Bizzotto

MEOLO – La via del Mare come la Tav litoranea. Negli ultimi anni sono state queste le due grandi opere che hanno infiammato il dibattito nel Veneto orientale, mettendo in contrapposizione gli interessi del mondo turistico, jesolano in particolare, con quelli di salvaguardia del territorio dei Comuni dell’entroterra. Ma con una differenza: quella contro la Tav è stata una battaglia quasi unitaria, mentre la via del Mare è stata terreno di scontri aspri tra le forze politiche, con i circoli del Pd e il Movimento 5 Stelle sulle barricate a fianco di comitati e ambientalisti. Fu proprio il Pd, nel 2010, a organizzare la prima manifestazione di protesta: un corteo di auto che partì dalla zona industriale di Meolo giungendo fino a Jesolo, per dire no alla trasformazione della Treviso Mare in strada a pedaggio. L’altra manifestazione contro l’opera fu realizzata da Legambiente, che organizzò un presidio a Meolo. Negli anni sono state moltissime le assemblee pubbliche che si sono tenute a San Donà, Musile e + Meolo, dove lo scorso anno arrivò anche don Albino Bizzotto, il sacerdote padovano che da anni si batte contro i project-financing. A Meolo nacque pure il comitato “Sì Treviso Mare”, per chiedere una strada più sicura ma senza pedaggi. Della via del Mare si è occupato più volte il Parlamento, con una serie di interrogazioni presentate negli anni, in particolare da Simonetta Rubinato (Pd) e da Arianna Spessotto (M5S). È delle scorse settimane, invece, la notizia che sul progetto ha messo la lente d’ingrandimento anche l’Autorità nazionale anticorruzione, guidata dal magistrato Raffaele Cantone, a cui si sono rivolte proprio Spessotto e Rubinato. Nel frattempo, il sindaco di Meolo, Loretta Aliprandi, si è fatta carico di promuovere un fronte dei sindaci che ha già incontrato l’assessore regionale Coppola per ribadire il no all’opera.

(g.mon.)

 

Il sindaco di Jesolo e gli albergatori ritengono fondamentale l’infrastruttura

Contrario da San Donà Cereser: servono idee alternative per la viabilità

JESOLO – Indagini sull’Autostrada del Mare, preoccupazione sul litorale, ma l’opera deve andare avanti. A San Donà, invece, il sindaco Andrea Cereser esce dal coro e spinge a pensare a opere alternative. Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, non entra nel merito delle inchieste. Sulla stessa linea gli albergatori jesolani che invitano a pensare ai lavori e non agli indagati.  «Le verifiche ancora in corso da parte della Procura di Venezia devono togliere ogni dubbio sulle procedure finora adottate dai tecnici della Regione», dice Zoggia, «però si faccia in fretta e, una volta sgombrato ogni dubbio, non si rinunci a realizzare questa opera che resta fondamentale per l’economia di tutta la costa. Io come sindaco di una città che vive di mare e di turismo ho l’obbligo di pensare al futuro. L’importante è che ora non si faccia confusione sulla necessità di questa nuova strada». «Non commento l’operato della magistratura», precisa, «spero anzi che venga fatta chiarezza fino in fondo, ma l’ inchiesta non determini una rinuncia al progetto. Jesolo, come tutti i Comuni del litorale, non può fare a meno di quest’opera per l’economia del turismo, per risolvere il problema legato alle code e le lunghe attese estive per raggiungere le nostre località, per crescere nell’offerta. Senza infrastrutture adeguate il turismo non può essere competitivo. Jesolo ha bisogno di infrastrutture come la Via del Mare. Quando la magistratura avrà fatto tutte le verifiche necessarie mi auguro che si possa procedere con il progetto, nella massima trasparenza e regolarità, come ho sempre auspicato in questi ultimi giorni».

Cereser non è dello stesso avviso e si apre ancora la spaccatura tra i due sindaci sull’infrastruttura. «Dobbiamo risolvere il problema dei flussi verso le spiagge ma con progetti alternativi all’Autostrada del Mare», ribatte il sindaco di San Donà Cereser con l’assessore alla Viabilità Francesca Zottis, «finalmente è giunto lo stop al progetto e si possono valutare alternative che rendano scorrevoli i flussi verso il mare». Nel settembre 2013, prossimi al bando per la realizzazione dell’autostrada, il Comune di San Donà, insieme a quelli di Noventa, Monastier, Roncade, Silea e Treviso, aveva richiesto la sospensione della procedura di gara alla luce della scarsa trasparenza dell’operazione all’indomani dell’inchiesta Mose. E invocava la sospensione delle procedure di gara.  «Nel programma con il quale questa amministrazione si è presentata agli elettori, quasi due anni fa», ricordano, «esprimevamo contrarietà a un’operazione di “esproprio al contrario” quale è il progetto di Autostrada del Mare, con cui si intendeva sottrare alla proprietà dei cittadini un’opera pubblica come il tratto di Treviso-Mare da Meolo e il sedime della variante alla Statale 14, per affidarla a privati che inseriranno un pedaggio. Riteniamo inutile un’autostrada verso il mare se poi il problema è l’imbottigliamento alle porte delle spiagge. Attendiamo i risultati dell’inchiesta della magistratura, ma auspichiamo che lo stop sia occasione per ripensare un progetto ambiguo e valutare alternative migliori e più trasparenti».

Giovanni Cagnassi

 

VENETO – Oggi previsti gli interrogatori degli indagati ma presenteranno solo memorie difensive

Moretti attacca Zaia: in Regione uno scandalo al giorno. La Lega: guardi a quelli in cui è coinvolto il Pd

I CONSIGLIERI DEM – Il governatore riferisca su appalti e indagini

La prima a puntare il dito é Alessandra Moretti: «Ormai in Regione Veneto c’è un caso giudiziario al giorno» accusa la candidata del centrosinistra alle prossime regionali. «Ma dov’è Luca Zaia? É sempre più ridicolo che il Presidente della Regione, che era vice di Galan nel 2007, anno in cui si svolse la gara per il project financing della Treviso-mare sui cui oggi indaga la Procura, si tiri sempre fuori da ogni scandalo». Si alzano i toni dello scontro politico attorno a questa inchiesta, costola di quella sul sistema Mose, per cui il pubblico ministero, Stefano Ancilotto, ha indagato sei funzionari regionali per turbativa d’asta. Notizia dell’altro ieri, a cui il governatore ha risposto bloccando, in via cautelativa, la gara per la cosiddetta autostrada del Mare, opera da 200 milioni di euro per collegare Meolo a Jesolo. Una scelta che ora potrebbe aprire un ulteriore contenzioso, a fronte di una procedura ormai avanzata con le offerte già in campo. Si vedrà…

Intanto a scatenarsi ieri sono stati i politici. Contro la Moretti si è scagliato il capogruppo leghista Federico Caner: «Bisogna essere davvero senza pudore per sostituirsi, a differenza nostra, alla magistratura ed emettere sentenze prima ancora che la giustizia abbia fatto il suo corso. Accusare Zaia dicendo che non poteva non sapere cosa accadeva negli uffici tecnici, è come dire che la Moretti non poteva non conoscere quanto stava succedendo nel suo partito relativamente ai recentissimi scandali che hanno coinvolto un consigliere regionale, il Comune di Venezia e autorevoli esponenti democratici, tra cui due parlamentari suoi colleghi».

Ma il Pd non ha mollato la presa. Ieri pomeriggio, in commissione consiliare lavori pubblici, i consiglieri Stefano Fracasso e Piero Ruzzante hanno formalmente chiesto che Zaia vada «urgentemente» a riferire in merito ad appalto e inchiesta su un progetto su cui gravano «ombre» di cui il Pd aveva già chiesto conto un anno e mezzo fa.

Bruno Pigozzo, vicepresidente della commissione, ha ricostruito: «Ancora nell’agosto 2013 ho presentato assieme al mio gruppo un’interrogazione nella quale sottolineavamo la necessità di rinviare il bando di gara ed attendere l’esito dell’inchiesta giudiziaria in corso sul Mose. Il progetto preliminare della via del mare infatti è stato presentato dalla società Adria Infrastrutture di Claudia Minutillo e dal Consorzio Vie del Mare di Piergiorgio Baita, proprio i due imprenditori finiti in carcere per presunta fronte fiscale e costituzione di fondi neri. A fronte delle nostre reiterate richieste di maggiore vigilanza e cautela, Zaia ha fatto spallucce e non si è degnato di dare risposte, trincerandosi nel silenzio. Questo è continuato fino ad oggi, a scandalo esploso». E contro il governatore si è lanciata anche la senatrice Pd, Laura Puppato: «È ora che in Regione Veneto si facciano le pulizie di primavera. Gli intrecci di potere, interessi e mancati controlli sono troppo evidenti». Quanto al governatore, «non sa, non conosce, non risulta in grado di controllare i suoi sottoposti a partire dai suoi assessori – ha accusato -. I soggetti coinvolti sono sempre gli stessi: vanno messi in condizione di non fare altri danni».

Fin qui la politica. Sul fronte giudiziario oggi è il giorno fissato per gli interrogatori degli indagati – Silvano Vernizzi, Adriano Rasi Caldogno, Mauro Trapani, Antonio Strusi, Stefano Angelini e Paola Noemi Furlanis: tutti componenti della commissione regionale incaricata di valutare il project – che rischiano, però, di andare deserti. In questa fase i difensori, gli avvocati Marco Vassallo, Paolo Rizzo e Fernando Cogolato, sembrano orientati a presentare delle memorie difensive, in attesa di studiare meglio le carte. Va detto che su tutta l’indagine pende la prescrizione che scatterebbe a fine mese, ma che proprio in virtù della convocazione di oggi slitterà di un anno e mezzo.

Roberta Brunetti

 

LA NUOVA INCHIESTA -Via del Mare, Jesolo difende l’opera «Serve a tutto il litorale»

VIA DEL MARE Con l’apertura dell’inchiesta si chiede di fermare tutto. Cereser: «È un esproprio al contrario»

Jesolo sotto choc, gli altri esultano

Zoggia l’unica voce a favore: «La magistratura proceda, ma l’opera serve»

«Le verifiche ancora in corso da parte della Procura di Venezia devono togliere ogni dubbio sulle procedure finora adottate dai tecnici della Regione. Però si faccia in fretta e, una volta sgombrato ogni dubbio, non si rinunci a realizzare questa opera che resta fondamentale per l’economia di tutta la costa».

Il sindaco Valerio Zoggia non entra nel merito dell’inchiesta in corso sulla Via del Mare, però difende il progetto auspicando la sua realizzazione. «Come sindaco di una città che vive di mare e di turismo ho l’obbligo di pensare al futuro della città che amministro – aggiunge il primo cittadino di Jesolo -. L’importante è che ora non si faccia confusione sulla necessità di questa nuova strada». «Il turismo è importante per l’economia della nostra Regione, ma Jesolo si dimentica che, alle sue spalle, vi è un territorio che non deve essere sacrificato – replica invece Maurizio Billotto, presidente di Legambiente -. Le scelte sulla mobilità non devono essere viste solo in funzione del litorale, puntando sull’auto come negli anni ’60.

«Lo stop è un’importante vittoria per il territorio, i comitati e per le comunità locali, che da tempo protestano contro un’opera inutile, profondamente legata al sistema corruttivo che ha caratterizzato l’aggiudicazione degli appalti per le grandi opere in Veneto in questi anni», sostiene Arianna Spessotto, deputata del M5S, che esulta per la decisione del governatore Zaia di sospendere l’iter della gara d’appalto per la realizzazione della Via del Mare.

«Finalmente è giunto lo stop al progetto e si possono valutare alternative che rendano scorrevoli i flussi verso il mare -«Da un anno e mezzo chiedevamo la sospensione della gara. Solo ora, di fronte all’indagine che coinvolge sei dirigenti regionali, Zaia decide di bloccare il progetto – interviene Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd -. Ma perché non ha voluto imporre molto prima uno stop a quest’opera sulla quale erano già palesi le ombre? Non ha ascoltato i ripetuti richiami, non ha dato risposte e si è trincerato nel silenzio. Fino ad oggi, a scandalo esploso. Sono evidenti le sue gravi responsabilità».

(ha collaborato Fabrizio Cibin)

 

Gazzettino – Dopo il Mose la Via del mare: sei indagati

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28

gen

2015

Dopo il Mose la Via del mare: sei indagati

Avvisi di garanzia a Rasi Caldogno e Vernizzi

Ipotesi di turbativa d’asta per l’affidamento dell’opera alla Adria Infrastrutture del duo Baita-Minutillo. E Zaia “sospende” il progetto

VENEZIA – Inchiesta sull’affidamento della “Via del Mare” ad Adria Infrastrutture della coppia Baita-Minutillo

Dopo il Mose, le strade: 6 indagati

L’OPERA Nel mirino i componenti della Commissione regionale che dal 2009 valutò i project financing

«L’assessore ci disse di pagare» Ora dovranno restituire i soldi

LA REGIONE – Zaia sospende immediatamente i procedimenti in corso sulla gara

I MANAGER – Turbativa d’asta avvisi di garanzia anche a Vernizzi e Rasi Caldogno

Sei indagati per turbativa d’asta in relazione all’affidamento alla società Adria Infrastrutture dell’incarico per la realizzazione, in project financing, della cosiddetta “Via del Mare”, la superstrada a pedaggio tra Meolo e Jesolo, un’opera da 200milioni di euro. Il sostituto procuratore di Venezia, Stefano Ancilotto, ritiene che vi siano state irregolarità nell’affidamento del “project” e ha fissato gli interrogatori per domani mattina al Palazzo di giustizia di piazzale Roma.

Sotto inchiesta sono finiti i componenti della Commissione istruttoria regionale incaricata di valutare le varie proposte di project financing relative all’opera: l’attuale amministratore delegato di Veneto Strade, il rodigino Silvano Vernizzi, 61 anni; l’ex segretario regionale alla programmazione, Adriano Rasi Caldogno, 59 anni, di Mestre, attuale direttore generale dell’Usl 2 di Feltre; il dirigente del settore Bilancio di Palazzo Balbi, il vicentino Mauro Trapani, 54 anni; il dirigente del settore Risorse finanziarie, Antonio Strusi; il dirigente regionale del settore Infrastrutture, Stefano Angelini e la responsabile del Coordinamento delle Commissioni di valutazione di impatto ambientale, Paola Noemi Furlanis. I sei sono difesi dagli avvocati Marco Vassallo, Paolo Rizzo e Fernando Cogolato.

La Procura contesta loro una serie di presunte irregolarità nella procedura, tra cui il non aver escluso la proposta di Adria Infrastrutture, pur a fronte di una proposta che contemplava un contributo pubblico sensibilmente superiore, e di aver poi consentito alla società del gruppo Mantovani (successivamente coinvolta nello scandalo sul “sistema Mose”) di apportare in corso di gara sostanziali modifiche alla proposta inizialmente presentata. Il tutto tra gennaio del 2009 e luglio del 2014.

Sulla procedura di assegnazione del project relativo alla “Via del Mare” si è già pronunciato il Tar, confermandone la validità e respingendo il ricorso di un’altra azienda esclusa, la Net Engineering, e su questo punterà sicuramente la difesa per dimostrare che tutto si è svolto in piena legittimità.

La Procura, invece, ritiene che ulteriori elementi sull’esistenza di una turbativa d’asta siano emersi dall’inchiesta sul Mose, in particolare dal filone che riguarda l’ex presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita e l’ex amministratrice di Adria Infrastrutture, Claudia Minutillo (già segretaria dell’ex presidente della Regione Giancarlo Galan).

La contestazione del solo reato di turbativa d’asta significa che non vi è alcun sospetto del pagamento di tangenti (in tal caso l’ipotesi sarebbe di corruzione) né del fatto che la gara possa essere stata “truccata” per fare l’interesse di qualcuno (la contestazione sarebbe di abuso d’ufficio).

Con molte probabilità nessuno degli indagati si presenterà davanti al magistrato, dando incarico ai rispettivi legali di predisporre una memoria difensiva, ciascuno per il ruolo avuto nelle procedure. Di sicuro sarà evidenziato che, nel corso dell’inchiesta sul Mose, sia Minutillo che Baita hanno raccontato che non correva buon sangue con Vernizzi («Ci metteva i bastoni tra le ruote», hanno dichiarato), tant’è che l’ex presidente della Mantovani era stato costretto a trovare altri “appoggi” in Regione. Versione non compatibile con favoritismi ad Adria Infrastrutture.

I lavori per la realizzazione della superstrada non sono ancora iniziati, in attesa che la Regione dia il via alla gara per la loro assegnazione. E ieri il presidente della Regione Luca Zaia ha immediatamente disposto la sospensione, in via cautelativa, di tutti i procedimenti inerenti la gara. «Massima fiducia, come sempre, nella magistratura», ha dichiarato.

Nel corso degli anni non sono mancate le voci contrarie all’opera: recentemente il Movimento 5 Stelle aveva chiesto che venisse bloccata e l’Autorità nazionale anticorruzione ha chiesto copia degli atti per valutare le procedure adottate.

Gianluca Amadori

 

IL CASO – Molte voci si erano levate contro l’affidamento alla Adria Infrastrutture, al centro del ciclone Mose

La “Via del mare” si ferma in Procura

Sei indagati per turbativa d’asta per la contestata superstrada a pedaggio da Meolo a Jesolo. C’è anche Vernizzi

L’INCHIESTA – Sei dirigenti regionali sotto inchiesta per turbativa d’asta per la “Via del Mare”, la contestata superstrada a pedaggio da Meolo a Jesolo. Fra gli indagati, il dg di Veneto Strade Silvano Vernizzi e l’ex segretario alla programmazione Adriano Rasi Caldogno.

OLTRE IL MOSE – L’inchiesta, coordinata dal pm Stefano Ancilotto, riguarda la procedura seguita per l’affidamento del project financing alla società Adria Infrastrutture, la società già coinvolta nell’inchiesta sul Mose.

 

«Via del Mare sotto inchiesta: opera inutile, serve chiarezza»

Via del Mare sotto inchiesta. «È ora che si faccia chiarezza» dice Loretta Aliprandi, sindaco di Meolo, che guida il fronte del «no» dei sindaci dell’entroterra, contrari ad un’opera ritenuta inutile.

«Ho sorriso quando l’ho saputo. Sono molto soddisfatta dell’apertura di questa indagine e spero che si chiuda qui la storia di un progetto inutile» commenta la deputata Arianna Spessotto del M5S, che un mese fa ha portato la vicenda della Via del Mare all’attenzione del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone.

«Penso che anche la mia segnalazione sia servita a dare il via all’inchiesta- sostiene Spessotto -È certo partita con le dichiarazioni di Claudia Minutillo sul project financing della Via del Mare, nell’ambito delle indagini sul Mose, e la recente richiesta di documentazione della gara d’appalto, avanzata da Cantone, che probabilmente ha fatto tremare più di qualcuno negli uffici regionali, ha convinto ad avviare le indagini. Spero che porteranno la Giunta regionale a votare al più presto il blocco definitivo di quest’opera».

Nel 2012 erano stati Claudia Minutillo per «Adria Infrastrutture» e Piergiorgio Baita per il «Consorzio Vie del Mare», assieme alla società «Strada del Mare», a presentare il progetto preliminare della superstrada a pedaggio, da realizzare in project financing, che avrebbe collegato il nuovo casello autostradale Meolo-Roncade con il litorale jesolano. Le tre società si sono poi fuse in un unico gruppo promotore, la «Strada del Mare srl» che, per contratto, ha il diritto di prelazione sugli altri partecipanti all’appalto per la progettazione, costruzione e gestione della superstrada. Alla gara regionale, all’esame della commissione ora sotto indagine, sono state presentate solo due proposte di project: ovvio a chi sarà assegnata.

«Al di là della nostra contrarietà sull’opera, che riteniamo inutile a risolvere il problema del traffico- sottolinea la sindaca Aliprandi -siamo in tanti a chiederci che interessi ci sono sotto. A chi giova? Non al territorio. E allora, perché si vuole insistere a realizzarla?».

 

Nuova Venezia – Autostrada del mare: Vernizzi indagato

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28

gen

2015

il malaffare in veneto»le inchieste

VENEZIA – Dalle costole dell’indagine sul Mose, il pubblico ministero della Procura di Venezia Stefano Ancilotto ha sfilato una nuova inchiesta, puntando l’obiettivo sull’assegnazione dei lavori per il project financing “Via del mare: collegamento A4, Jesolo e litorali”: un progetto da 250 milioni di euro, per il quale la commissione tecnica regionale ha dichiarato vincitore l’Ati capeggiata da Adria Infrastrutture. Non proprio un’azienda qualunque, essendo la società che era amministrata da Claudia Minutillo – già segretaria-braccio destro di Giancarlo Galan quand’era governatore e che guidava a bacchetta l’ex assessore ai Lavori pubblici Renato Chisso – uno degli indagati-cardine dell’inchiesta Tangenti Mose, sul giro di false fatturazioni che ha costituito i fondi neri di Mantovani e Consorzio Venezia Nuova.

Nella nuova indagine non si parla di tangenti, ma di turbativa d’asta. Il pubblico ministero Ancilotto ha iscritto al registro degli indagati la commissione tecnica che ha assegnato ad Adria (proponente del project financing) la realizzazione del primo stralcio della Via del Mare, ora cantierabile e per la quale in questi mesi si sta discutendo in Regione l’iter del secondo stralcio.

Sei gli indagati: il commissario straordinario di tutte le grandi opere viarie della Regione Veneto, Silvano Vernizzi, e altri cinque dirigenti e funzionari regionali come Stefano Angelini (residente a Preganziol), Paola Noemi Furlanis (residente a Portogruaro), Antonio Strusi (residente a San Donà di Piave), Adriano Rasi Caldogno (Mestre, attuale direttore generale dell’Asl di Feltre), Mauro Trapani (Vicenza).

Ieri sono partiti gli avvisi a comparire, per un interrogatorio – alla presenza dei loro avvocati Marco Vassallo e Paolo Rizzo – in calendario per il 29 gennaio.

Per il pm la commissione non avrebbe preventivamente individuato il criterio matematico per valutare le offerte dei partecipanti, né calcolato il costo degli esprorpi, ammettendo Adria Infrastrutture nonostante la sua proposta contemplasse un contributo pubblico superiore all’importo massimo previsto dalla legge, permettendole anche di modificare in corso di gara in maniera sostanziale la proposta iniziale.

Una serie di favori, dunque, anche se nell’ipotesi di reato non vengono contestate né tangenti, né pressioni da parte di politici come Galan e Chisso (ai quali invece nell’inchiesta tangenti vengono proprio contestati anche interessi privati in project financing autorizzati dalla Regione).

«La Procura contesta irregolarità di natura prettamente amministrativa sulle quali il Tar Veneto si è già espresso, dichiarando la totale legittimità di quelle procedure», commenta l’avvocato Marco Vassallo, facendo riferimento al ricorso di Net Engineering, «si tratta di accuse che contraddicono le stesse dichiarazioni di Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo, caposaldi dell’accusa, che hanno messo a verbale che il loro nemico in Regione era proprio Vernizzi, che gli aveva messo i bastoni tra le ruote».

Roberta De Rossi

 

la PARLAMENTARE DEL PD  Rubinato: «Giusta la nostra denuncia»

TREVISO «Oggi abbiamo la conferma che i nostri dubbi erano fondati, avevamo visto giusto. Fino alla sentenza rimane la presunzione di innocenza per gli indagati, ma il territorio e gli amministratori locali che si sono sempre battuti contro questo “esproprio per privata utilità”, possono adesso tirare un sospiro di sollievo».

Così Simonetta Rubinato,deputata Pd, già sindaco di Roncade, commenta l’inchiesta sull’appalto della via del Mare. È stata lei, a chiedere la «sospensione della gara per la via del Mare», anche con un’interrogazione al ministro Maurizio Lupi, e a mettere in discussione «la legalità dell’iter e anche il buon andamento dell’amministrazione, ossia la scelta più corretta sul piano economico e finanziario». A denunciare il caso su Report, e a inviare un dossier al presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone.

Rubinato ricorda « le ombre che si erano addensate su Adria Infrastrutture, società promotrice del project financing, finita nel mirino della Procura di Venezia», e come «queste non lasciassero presagire nulla di buono».

Il progetto dell’autostrada a pagamento era sempre stato avversato da sindaci e comunità locali. «Usa lo strumento del progetto di finanza per adeguare una strada già pagata dai cittadini, e sottrarla agli stessi cittadini per 40 anni, con il pedaggio», continua Rubinato, «scelta scellerata, che non risolveva nemmeno il problema del traffico, fermato all’imbuto della rotonda della Frova».

Di qui la battaglia per un progetto a stralci, con un costo sostenibile. E sulla vicenda prende posizione Luca Zaia: «Ripongo come sempre la massima fiducia nell’operato della magistratura, seguiremo con attenzione l’evoluzione dell’inchiesta che riguarda fatti del 2009. Nel frattempo, in via cautelativa, ho fatto sospendere la gara oggetto dell’inchiesta».

 

PREGANZIOL – Non conosce pause la battaglia dei pendolari di “Treno, fermati”. La conferma al termine dell’assemblea pubblica dell’altra sera in sala Granziol.

Irene Mori e Cristina Vianello, promotrici della raccolta di 940 firme e del sit-in della scorsa settimana in stazione, hanno confermato che proseguiranno le iniziative per ottenere le stesse fermate dei treni della stazione di Mogliano.

Richieste ribadite nella lettera che il comitato ha inviato al presidente della Regione Luca Zaia, all’assessore alla mobilità Elena Donazzan e ai consiglieri della Seconda Commissione regionale che si occupa anche di trasporti.

I pendolari ricordano che prima dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato a Preganziol fermavano 230 treni in più nell’arco di una settimana.

«Le stazioni di Preganziol e San Trovaso -sostengono i pendolari- servono un bacino d’utenza molto ampio che va dalla zona di Treviso sud fino a Casier, Casale, Quinto e Zero Branco».

Chiedono perciò il ripristino del treno che parte da Venezia a mezzanotte, utile a chi lavora nel settore alberghiero. Attualmente l’ultimo treno da Venezia è alle 21.15.

(nd)

 

Il sindaco di Meolo Aliprandi e il deputato Spessotto (M5S) attaccano gli albergatori di Jesolo

MEOLO – Autostrada del Mare, fuoco di fila contro gli albergatori jesolani. A più di un amministratore dei Comuni dell’entroterra non sono piaciute le dichiarazioni del presidente dell’Aja, Massimiliano Schiavon, che ha sollecitato una rapida realizzazione della superstrada Meolo-Jesolo, non lesinando stoccate al fronte del no.

«Anziché consumare inutili polemiche, il presidente Schiavon dovrebbe unirsi ai sindaci, alle altre associazioni di categoria e ai cittadini per perseguire lo stesso obiettivo, ovvero rendere efficiente il nostro sistema infrastrutturale che è inadeguato per la mancanza di un progetto globale», attacca il sindaco di Meolo, Loretta Aliprandi, «sono anni che i nostri territori contrastano la via del Mare, poiché è palese la sua inutilità e insostenibilità economica, come palese è il fatto che con tale progetto non vengono affrontati i veri nodi critici della viabilità che porta al litorale, perché il problema si pone all’ingresso di Jesolo».

Aliprandi sottolinea che esistono soluzioni alternative che tengono conto delle necessità del turismo.

«Progetti che potrebbero recare beneficio ai nostri territori e offrire un servizio vantaggioso per il litorale», aggiunge il sindaco di Meolo, «parliamo di una riqualificazione della Treviso-Mare quale arteria di scorrimento veloce, a step, affrontando prima i tratti più pericolosi e via via gli altri, mantenendo la strada pubblica e libera. Altra proposta è quella della creazione di un sistema metropolitano su rotaia che colleghi entroterra e litorale. Un’autostrada sarebbe la morte per l’entroterra e non recherebbe beneficio all’unico punto critico, l’ingresso a Jesolo».

A breve i sindaci del “no” avranno un nuovo incontro con l’assessore regionale Coppola.

«È ormai evidente che la via del Mare non risolverà il problema degli incolonnamenti a ridosso del litorale, ma tenderà ad amplificarli», commenta la deputata del M5S, Arianna Spessotto, «l’infrastruttura terminerà all’altezza della rotatoria Frova, quindi a monte degli esistenti colli di bottiglia. È altrettanto certo il riversamento del traffico sulle arterie secondarie e nei piccoli centri considerato che, in aggiunta ai vecchi problemi irrisolti, si aggiungerà quello del pedaggio. Per tutte queste ragioni, e per il grado di distorsione su cui si è innestato l’iter dell’opera, il M5S ritiene che sia necessario stralciare il progetto». Spessotto si è resa disponibile a un confronto con gli amministratori jesolani.

Giovanni Monforte

 

PREGANZIOL – Uno striscione “Fermati treno” per contestare la riduzione degli arrivi in stazione

L’ALTRO FRONTE – Integrazione ferrovia-bus per chi abita in altri comuni

PREGANZIOL – Attrae l’attenzione del passanti il cartello con la scritta “Fermati Treno” sistemato sulla facciata del municipio di Preganziol a sostegno della battaglia che i pendolari stanno portando avanti da diversi anni per avere più fermate dei treni alla stazione di via Roma. Venerdì della scorsa settimana c’era stato un partecipato sit-in di protesta organizzato da Cristina Vianello e Irene Mori, le due battagliere pendolari che hanno raccolto in poco tempo 940 firme a sostegno della richiesta alla Regione e a Trenitalia che la stazione di Preganziol possa avere le stesse fermate dei treni che ha Mogliano. I pendolari possono contare sul pieno sostegno della Giunta comunale guidata dal sindaco Paolo Galeano.

Prima dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato c’erano 230 fermate in più dei treni a Preganziol nell’arco della settimana. I tagli decisi da Trenitalia la domenica hanno ridotto a otto il numero delle fermate dei treni per Venezia e a sette verso Treviso. Prima le fermate domenicali erano ben sessanta. A sollevare le vibrate proteste dei pendolari addetti al settore alberghiero e della ristorazione è l’ultimo treno, che parte da Venezia alle 21,15. Ne risente parecchio anche chi si occupa di ricettività alberghiera a Preganziol. Dopo il sit-in della scorsa settimana, i pendolari hanno chiesto un incontro con il presidente della Regione Luca Zaia e i dirigenti di Trenitalia sul problema dell’adeguamento delle fermate dei treni a Preganziol.

Un altro fronte di battaglia è rappresentato al servizio di trasporto pubblico Actv e Mom lungo il Terraglio. Gli utenti che da Mestre devono arrivare vicino a Treviso, una volta giunti a Preganziol devono scendere dai bus dell’Actv per salire sui mezzi di Mom per arrivare a destinazione. Si punta a ottenere una tratta unificata con il pagamento di un unico biglietto treno-autobus.

N.D.

 

SAN DONA’ / PORTOGRUARO

“Prigionieri” nel treno. Si scatena la polemica: «Casi troppo frequenti»

Pendolari “prigionieri” nel treno Venezia-Portogruaro, il consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo attacca il governatore Luca Zaia. «Il perseverare di guasti tecnici è dovuto a scarsa manutenzione dei mezzi e carenza di risorse» accusa Pigozzo. Anche la Filt Cgil critica Regione e Trenitalia.

SAN DONÀ Dopo l’ennesimo “blocco” in stazione dei pendolari «Poche risorse, troppi guasti»

Pigozzo:«Zaia in ritardo». Simonaggio:«Bisogna investire»

«Il primo ad essere in ritardo è Zaia». È polemico Bruno Pigozzo consigliere regionale del Pd e vicepresidente della Commissione Trasporti, in merito a quanto accaduto giovedì 15 a circa 250 pendolari, rimasti intrappolati a San Donà sul treno partito da Venezia alle 16.41 e diretto a Portogruaro.

«Siamo alle solite – evidenzia Pigozzo – Ennesimo ritardo per guasto con blocco della linea sulla Venezia-Portogruaro. Comprensibile se obbligatorio a causa di incidente (investimento), come avvenuto la scorsa settimana, ma il perseverare di guasti tecnici di convogli o della linea è un problema organizzativo che va affrontato e risolto. La frequenza cronica di questi episodi è imputabile a scarsa manutenzione dei mezzi e carenza di risorse».

Per Pigozzo è prevedibile inoltre che il pagamento delle penalità di Trenitalia non eviterà nuovi guasti e ulteriori disagi, traducendosi nell’ennesima beffa per i pendolari. Il consigliere regionale fa propria una soluzione già indicata da tempo da Filt Cgil.

«Mettere qualche risorsa propria in più oltre al fondo nazionale – continua Pigozzo – Se la regione Veneto ritiene prioritario questo servizio. Zaia dirà che il Governo non applica i costi standard sulla ripartizione delle risorse ma quanto si è battuto finora sui tavoli romani per questo obiettivo? Arriva tardi».

Anche Ilario Simonaggio, segretario di Filt Cgil del Veneto rinnova le critiche nei confronti di Regione e Trenitalia.

«Il 2014 è trascorso tra promesse che non hanno avuto seguito, pochissime modifiche ma nulla di concreto. Alla gente interessano i risultati non le chiacchiere». Alla Regione Filt Cgil chiede di destinare almeno l’1 per cento del bilancio relativo alle somme non vincolate, per investimenti al trasporto pubblico, circa 10milioni di euro per correggere le situazioni più criticate dai Comitati dei Pendolari come l’orario cadenzato.

 

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