Nuova Venezia – Inchiesta Mestrinaro, Inquinanti fino a sei volte oltre il limite
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
14
apr
2013
Per il tratto della terza corsia e parcheggio dello scalo di Venezia nessun sequestro perché manca un’analisi del rischio
VENEZIA – Strade (come la terza corsia dell’A4) e parcheggi (come il P5 dell’aeroporto Save di Venezia) lastricati di rifiuti pericolosi, inquinati di arsenico, nichel, cromo da 2 a 6 volte i valori limite:
«Il misto cementato stabilizzato prodotto e venduto da Mestrinaro Spa come “Rilcem” è un semilavorato pericoloso per la salute e per l’ambiente: un rifiuto illecitamente e serialmente smaltito secondo un preordinato e strutturato disegno fraudolento e illecitamente e serialmente venduto a caro prezzo a terzi di buona fede».
Così scrive il giudice per le indagini preliminari Antonio Liguori nel provvedimento con il quale concede ai pm veneziani Terzo e Gava – dopo due anni di indagine dei carabinieri del Noe – di sequestrare 12mila metri quadrati di cantiere e 4mila metri cubi di rifiuti della Mestrinaro Spa di Zero Branco, respingendo però la richiesta di sequestro di alcune aree sulle quali il prodotto è stato utilizzato. Indagati per traffico illecito di rifiuti Lino e Sandro Mario Mestrinaro e – in posizione più marginale – l’operaio Italo Bastianella e gli imprenditori Loris Guidolin e Maurizio Girolami, che conferivano gli scarti edili contaminati. Rifiuti da smaltire e che invece i Mestrinaro – secondo l’accusa – semplicemente mischiavano con calce e cemento, rivendendoli a 39 euro la tonnellata, risparmiandone così ben 45 di trattamento. Il tutto moltiplicato per decine di migliaia di tonnellate: un «profitto illecito» da centinaia di migliaia di euro. Sottofondi inquinati, che la Procura avrebbe voluto sequestrare preventivamente, come nel caso del parcheggio dell’aeroporto Marco Polo di Venezia. Richiesta, però, respinta dal gip, pur riconoscendo che il sito è inquinato, come pure non sia «possibile escludere qui e ora che ulteriori forniture di Rilcem contaminato siano state conferite ad altri acquirenti». Perché, dunque, nei lavori della terza corsia A4 del tratto Quarto d’Altino-San Donà sono state utilizzate ben 34.157 tonnellate di Rilcem contaminato e al parcheggio aeroportuale P5 di Tessera ne sono state usate 4.145, non sono scattati i sigilli anche qui? Non c’è pericolo per la salute, dal momento che le analisi hanno riscontrato arsenico, vanadio, cobalto, nichel, Cod, rame, ben oltre i limiti di legge? Il giudice Liguori lo spiega respingendo la domanda di sequestro avanzata dalla Procura per il parcheggio dell’aeroporto Marco Polo. Al cantiere di Save Engeneering – estranea all’indagine – le analisi rivelano
«un danno ambientale grave e complesso».
Ma, aggiunge, il Decreto legge 152/2006 chiarisce che oltre il superamento dei limiti inquinanti in tabella, serve una “analisi di rischio”. Un centro residenziale, una strada o un parcheggio non hanno lo stesso impatto. Nel caso specifico bisogna valutare, cioè, se in un parcheggio la bonifica sia o no necessaria:
«Non si può imporre in altri termini il sequestro preventivo del cantiere, accettando a cuor leggero il rischio che un intervento di bonifica non risulti necessario».
La Procura potrà reiterare la richiesta, ma dovrà motivarla con un’analisi del rischio concreto per la salute e l’ambiente. L’indagine, comunque, è conclusa, si tratta ora di tirarne le fila.
Roberta De Rossi
LE REAZIONI
Il sindaco di Zero Branco pronto a chiedere i danni
ZERO BRANCO «Sono pronto a chiedere i danni alla Mestrinaro». Mirco Feston, sindaco di Zero Branco, entra a gamba tesa sull’indagine che vede l’azienda accusata di avere organizzato un traffico illecito di rifiuti, finiti a fare da fondamenta alla terza corsia dell’A4 e al parcheggio dell’aeroporto Marco Polo.
«Se le indagini riveleranno che anche a Zero Branco non si sono rispettate le normative, causando un danno ambientale, non esiterò a far costituire il Comune parte civile»,
prosegue Feston. La sua d’altra parte è una battaglia che dura da 4 anni, e questa indagine, di cui certo non può essere contento, segna però un punto a suo favore. L’obiettivo del sindaco fino ad ora è stato quella di impedire la realizzazione di un impianto di trattamento dei i rifiuti pericolosi, attraverso ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Ma ora Feston alza il tiro,
«la Mestrinaro, se la Procura confermerà quanto emerso in questi giorni, deve abbandonare Zero Branco. Non mi interessa dei sindacati, la gente qui è preoccupata».
Feston potrebbe contare anche su un consiglio comunale compatto,
«credo che se il danno ambientale c’è stato, il sindaco fa bene a dichiarare l’intenzione di chiedere i danni»
ha detto Renato Toppan, consigliere di opposizione.
«C’è grande preoccupazione», conferma Alberto Andreatta consigliere della Lega Nord, «perché al momento non si capisce se anche i nostri cittadini abbiano subito qualche danno. Va chiarito che l’indagine non c’entra nulla con l’impianto di trattamento dei rifiuti pericolosi. Credo che l’amministrazione si debba tutelare, ma che non si può non tener conto dei posti di lavoro».
Ieri in piazza non si parlava d’altro. Un’azienda che già era percepita come una minaccia ora si trova davanti un fronte compatto.
«Siamo preoccupati, da anni diciamo che lì dentro qualcosa non funziona»
ha spiegato Nello Auretto del comitato di cittadini che da tempo lotta contro la Mestrinaro.
«Fortunatamente questo sindaco ci ascolta, e saremo al suo fianco nella battaglia per non far aprire quell’impianto. Ancora più ora che è stato scoperto questo scandalo».
Il timore per la vicinanza tra abitazioni e rifiuti è evidente,
«i materiali tossici devono trovare una diversa collocazione che non sia quella della lavorazione a ridosso delle case della Bertoneria»,
ha aggiunto Giuseppe Mesaccesi.
«Quello che interessa alle famiglie è vivere in un ambiente sano. Di rifiuti speciali e sostanze chimiche pericolose non ne vogliamo proprio sapere».
Ma chi in queste ore sta cercando di capire se c’è stato un grave inquinamento ambientale nel proprio Comune è anche il sindaco di Roncade Simonetta Rubinato. I lavori di allargamento della A4 hanno interessato direttamente il territorio comunale. Appena appreso dell’inchiesta della Procura, ha inviato una comunicazione ad Autovie Venete chiedendo di essere informata di tutti i dettagli della vicenda.
«Seguiremo con attenzione gli sviluppi dell’indagini»,
ha detto Rubinato, che ha chiesto anche analisi sui materiali utilizzati nei 9 chilometri di A4 che riguardano Roncade. Federico Cipolla
RUZZANTE E PIGOZZO (PD)
«Adesso Zaia e Chisso facciano chiarezza»
VENEZIA
«Lunedì, in consiglio regionale presenterò un’interrogazione, rivolta in particolare all’assessore Chisso, affinché venga al più presto a riferire in aula sui risvolti e i contorni di questa inchiesta».
A dirlo il consigliere regionale del Pd, Piero Ruzzante, sugli sviluppi emersi dall’operazione “appalto scontato”.
«Ci risiamo. Ancora una volta un’azienda a cui la Regione Veneto ha appaltato dei lavori pubblici è coinvolta in qualcosa di più grave del solito malaffare, visto che i danni al centro dell’inchiesta presuppongono anche implicazioni per l’ambiente e quindi per la salute dei cittadini».
ADRIATICA STRADE
«Siamo in assoluta buona fede ed emergerà dall’indagine»
CASTELFRANCO «Siamo in buona fede». Così Loris Guidolin, l’imprenditore di Castelfranco titolare della Adriatica Strade Costruzioni Generali Srl difende la posizione propria e dell’azienda in merito all’indagine sul traffico illecito di rifiuti. «Pur avendo un ruolo assolutamente marginale nell’indagine, abbiamo conferito i rifiuti di terre e rocce da scavo alla Mestrinaro Spa accompagnati da formulari di identificazione dei rifiuti e analisi che ne assicuravano la perfetta corrispondenza alle norme di legge», hanno fatto sapere dalla Adriatica Strade attraverso una nota. «Nel procedimento penale verrà provata la totale buona fede della società e del suo titolare Loris Guidolin». L’imprenditore è indagato, seppur in modo marginale rispetto ai fratelli Lino e Sandro Mario Mestrinaro, per aver conferito nell’impianto di via Bertoneria parte di quei rifiuti che poi sarebbero serviti per il “Rilcem”, il misto cementato prodotto dalla Mestrinaro e oggetto della inchiesta della Procura di Venezia. (f.c.)