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L’INTERVENTO

di Riccardo Colletti  – Segretario generale Filctem Cgil di Venezia

Dopo l’incontro nazionale tra i segretari generali e il nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ci troviamo di fronte al totale disimpegno della società sul mondo della raffinazione e alla poco trasparente idea sulla chimica verde in quanto, dalle dichiarazioni che abbiamo letto, non si capisce se l’Eni intenda rispettare i passi fatti a Porto Marghera e, soprattutto, il piano investimenti per creare la nuova chimica. Le segreterie nazionali hanno convocato ieri gli esecutivi unitari per programmare le forme di protesta coinvolgendo tutte le categorie interessate perché, proprio il prolungamento della fermata del cracking e la poca chiarezza sul secondo step della Raffineria, inevitabilmente mettono in grande difficoltà le aziende degli appalti e dei servizi collegati a questa attività. Con questo intervento vorrei richiamare quel piccolo nucleo di politica onesta che è rimasta in questo territorio affinché, insieme a noi, si assuma la responsabilità della difesa delle attività produttive e dell’occupazione nell’area di Porto Marghera. Troppi sono coloro che, in questi ultimi vent’anni, utilizzando la politica hanno commesso lo scempio di questo territorio tra corrotti, disonesti e affaristi che sono quelli che hanno determinato l’uscita di importanti gruppi industriali in favore della speculazione. È ora di dire basta agli spot pubblicitari che abbiamo sentito anche pochi giorni fa dall’ennesimo presidente del Consiglio che tra le sue proposte metteva al centro quella dell’occupazione, e del lavoro in generale, dicendo che è stanco di sentire i partiti del “no”. Purtroppo è da tempo che noi sentiamo i partiti del “no” e tra questi vi è il ministero dell’Ambiente che ha sempre strumentalmente negato la possibilità di effettuare gli investimenti non concedendo permessi specifici che potessero far ripartire gli impianti, in accordo anche con le aziende che magari avevano già idea di disimpegnarsi da questo territorio e l’Eni ha una grande responsabilità su queste scelte. Dalle ultime dichiarazioni, Eni si nasconde dietro un parere del Ministero per non far ripartire il cracking di Porto Marghera; se realmente i problemi fossero le caldaie della centrale del cracking, perché Eni non si fa fornire il vapore dalla società Edison che è a 50 metri dagli stessi impianti del cracking fino a quando il ministero dell’Ambiente darà il parere favorevole per il riavvio delle caldaie della centrale? Questa strategia del disimpegno di Eni o della poca chiarezza su come questa società italiana dovrebbe muoversi nei prossimi anni è forse una strategia condivisa con il nuovo presidente del Consiglio e con questo Governo? E se così fosse, come si concilia il disimpegno di Eni e quindi un ulteriore e spropositato aumento della disoccupazione con le dichiarazioni fatte dall’ennesimo presidente del Consiglio secondo cui il lavoro e l’occupazione sono tra le priorità di questo Governo? Chi c’è dentro il nuovo consiglio di amministrazione dell’Eni… amici degli amici degli amici dei nuovi politici oppure persone capaci di rafforzare strategicamente l’industria italiana sia nella chimica sia nella raffinazione? Perché in effetti le scelte di disimpegno complessivo su questi settori stanno rafforzando le industrie russe ma anche quelle tedesche e, guarda caso, proprio in questi settori strategici per la vita industriale di questo Paese. Purtroppo noi siamo portati a pensare male e ormai a non essere più sorpresi quando si aprono inchieste e qualcuno va a finire in galera. Cosa c’è di nuovo in Italia nelle scelte politiche che si stanno compiendo che ci può far pensare il contrario? E il sindacato in questo caso può restare da solo a combattere una battaglia di così ampie proporzioni? Il gruppo Eni in questo territorio ha compiuto disastri dal punto di vista occupazionale ma, se si disimpegna sugli investimenti previsti a Porto Marghera, di sicuro ci saranno anche quegli ambientali e nessuno può permettere a questa società di decidere il futuro di questo territorio senza che venga messa sul banco degli imputati. La prova evidente di quanto sostengo è che Eni non rinuncia a dare i 38 milioni per le bonifiche sui terreni chela stessa società sta cedendo a una Newco creata dal Comune di Venezia e dalla Regione Veneto; è questo l’obolo che Eni sta pagando alle istituzioni? Peccato che sull’altare del sacrificio ci vanno a finire i lavoratori e le loro famiglie; dove sono finiti tutti quelli che dicevano che le scelte che si stavano compiendo su Porto Marghera erano innovative e strategiche e che addirittura si creava nuova occupazione? Perché c’è questo silenzio che sembra essere la condivisione dell’atto finale della chiusura di tutte le industrie di Porto Marghera? Magari i soldi che metterà l’Eni a disposizione per le bonifiche faranno gola ai prossimi consorzi che si costituiranno per la gestione dei duemila ettari di Porto Marghera, ma se questo dev’essere l’epilogo è necessario amplificare a tutti i livelli della nostra organizzazione e del sindacato tutto per aprire una battaglia che salvaguardi l’occupazione e le attività industriali italiane. Per questo chiediamo alla confederazione della nostra organizzazione di aprire una vertenza pesante nei confronti di questo Governo e della società Eni assieme alla nostra categoria.

 

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