Gazzettino – Lova. Idrovora, progetto da rivedere
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24
ott
2014
CAMPAGNA LUPIA – La commissione di Salvaguardia restituisce le carte al mittente
«Mancano i dati sull’inquinamento e la valutazione di impatto ambientale»
LAGUNA DA TUTELARE – Il progetto per il potenziamento dell’idrovora di Lova non va bene, pericoloso per la laguna
I sindaci di Campagna Lupia, Campolongo e Camponogara hanno chiesto un intervento del presidente della Regione Luca Zaia perchè il progetto del potenziamento dell’idrovora vada avanti velocemente. Ma la commissione di Salvaguardia ieri lo ha restituito al mittente in quanto “non esaminabile”. Lo stop, deciso all’unanimità, sarebbe un atto dovuto, e non un cavillo. Mancano completamente infatti i dati sulle quantità e qualità degli inquinanti che verrebbero sversati in laguna, per essere certi che lo scarico sia coerente con i limiti imposti dalle normative. E manca anche la valutazione di impatto ambientale, che pure il Consorzio di Bonifica Acque Risorgive aveva richiesto nel dicembre dell’anno scorso ma aveva chiesto di interrompere. E quindi quel documento non è mai stato completato.
Una storia anomala, quella dell’impianto idrovoro di Lova che già pompa 12 metri cubi al secondo e che si pensava di incrementare di altri 2,5 metri cubi al secondo attraverso la realizzazione di una nuova botte a sifone che passerebbe sotto la Romea e il Taglio Novissimo, con scarico nel canale lagunare. E che è incappato all’esame della Commissione di Salvaguardia solo perchè gli scarichi del bacino scolante avvengono in laguna, maggiormente tutelata rispetto al mare e quindi con un iter più tortuoso dei progetti realizzati da altre autorità di bacino limitrofe. Del resto la Commissione regionale non poteva dare un parere in assenza di documenti così importanti e in contrasto con normative come il Piano di area della Laguna e dell’area veneziana. Perchè la Regione stessa sostiene che il piano direttore del Bacino scolante del 2000 deve privilegiare azioni di prevenzione, che devono essere sostenute per intervenire sulla generazione dei carichi inquinanti mentre i carichi residui vanno ulteriormente abbattuti sfruttando le capacità di autodepurazione insite nel territorio.
La Salvaguardia, già nella seduta precedente, aveva suggerito un cambio completo di filosofia, in modo da intercettare le acque a monte per non farle gravare tutte a valle. E di coinvolgere Regione e Consorzio per far sì che siano utilizzate le aree golenali e le anse per la depurazione, così da contenere anche i costi per gli espropri.