Gazzettino – L’Europa “affossa” le bonifiche
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
19
mar
2015
La Corte di giustizia dell’Ue dà ragione ai privati: chi non ha inquinato non deve ripulire le aree
Il proprietario che non ha inquinato non ha l’obbligo di bonificare, e quindi tanto meno di pagare le transazioni imposte dal ministero dell’Ambiente per rinunciare a cause milionarie di richiesta danni. Dopo vari tribunali amministrativi italiani, tra cui lo scorso febbraio il Veneto (che ha dato ragione alla Idromacchine), ora è la Corte di giustizia dell’Unione europea a stabilire definitivamente questa regola. La Corte di giustizia è l’organo giurisdizionale che interpreta le norme del Trattato e tutti i regolamenti comunitari, anche in relazione alle norme dei singoli Stati aderenti. Per cui la sentenza emessa il 4 marzo scorso dalla terza sezione appare come una pietra tombale sulle pretese di una parte della giurisprudenza amministrativa italiana di costringere i proprietari di terreni inquinati a bonificarli, anche se quell’inquinamento non è stato da loro causato ma da precedenti proprietari o da altre fonti esterne.
In buona sostanza la sentenza stronca l’impianto messo in piedi dal ministero dell’Ambiente italiano dai primi anni Duemila in poi per racimolare i fondi necessari a bonificare i siti più inquinati del Paese. Nel caso veneziano, parliamo naturalmente di Porto Marghera. In questi anni, per il petrolchimico, lo Stato ha concluso transazioni con una quarantina di aziende private incassando 552 milioni di euro, parte integrante dei 787 milioni destinati al marginamento delle rive dell’area industriale, la famosa “grande muraglia”, per isolare la laguna dai terreni inquinati della zona industriale. Il marginamento è stato completato al 94%, la muraglia dunque non è ancora finita ed ora sarà molto difficile che lo Stato riesca a prendere altri soldi dai privati.
Per cui la colossale opera rischia di rimanere incompleta. Le aziende, tra l’altro, non la volevano non solo perché costosissima ma anche per il fatto che avevano commissionato degli studi dai quali si ricavava che con poche decine di milioni di euro si poteva disinquinare in modo alternativo grazie ad una rete di pozzi piazzati nei punti giusti.
«Tutta la normativa ambientale è di derivazione comunitaria, per cui la sentenza della Corte di giustizia stabilisce un principio molto netto – commenta l’avvocato Alessio Vianello dello studio Mda di Mestre che ha seguito molte imprese di Porto Marghera -. In tutte le cause in corso abbiamo sempre svolto l’eccezione riconosciuta ora dalla sentenza europea, anche se purtroppo alcune cause le abbiamo transate perché le aziende avevano programmato investimenti e non potevano rimanere bloccate anni dai giudizi pendenti intentati dal Ministero. Questa è una grande svolta».