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LA PROTESTA

Capi reparto messi ad affettare il prosciutto per un giorno

LO SCIOPERO – Presidio dalle 3.30 del mattino

Volantinaggio a tutti i clienti

La spesa tra fischietti e bandiere

Quasi 200 dipendenti di Auchan hanno incrociato le braccia contro i 65 licenziamenti annunciati

Bandiere, fischietti, megafoni. Tutte cose che nell’atmosfera ovattata e tirata a lucido dei centri commerciali faticano a vedersi. E decine e decine di lavoratori che distribuivano volantini – non quelli con le “offerte speciali” – ai clienti che, da mattina a sera, entravano spingendo il carrello per la spesa del sabato.

«Il supermercato è rimasto aperto – diranno poi i dipendenti di Auchan -, ma lo sciopero è riuscito. Quasi in duecento su 323 dipendenti dell’ipermercato mestrini hanno aderito. Hanno dovuto mettere i capi reparto ad affettare la mortadella per tenere aperti i banchi».

Poche casse aperte, non più di 6 o 7 quelle con le cassiere negli orari di punta («ma di solito al sabato le tengono tutte accessibili»), il bancone del pesce fresco chiuso perché, mancando gli addetti, nessuno se l’è sentita di pulire le trote o le seppie, stesso discorso per la macelleria. Più di qualcuno, tra i clienti arrivati, si è accorto che non era un sabato come tutti gli altri, anche se dalla direzione hanno mobilitato tutto il personale disponibile per caricare gli scaffali all’inverosimile la sera prima e nell’intera giornata di ieri, per sopperire alle assenze dovute allo sciopero nazionale contro i licenziamenti annunciati da Auchan, 65 solo a Mestre.

«Alle 3.30 eravamo già qua, per convincere i primi colleghi che arrivavano ad aderire allo sciopero» spiegano lavoratori e sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs. Poi, dalle 9, si sono piazzati tutti agli ingressi del centro commerciale con bandiere e volantini, andando su e giù da un ingresso all’altro. Tante donne e tanti giovani: «Siamo persone, non dei numeri. Non possono mandarci via così». Arriva anche don Enrico Torta, parroco di Dese da anni vicino alle battaglie dei lavoratori degli ipermercati: «Non fatevi trattare come dei bicchieri di plastica. Questi prima vi usano e poi vi gettano».

E poi politici e candidati di vari partiti. C’è Tiziana Agostini, del Pd («il partito che ha voluto le liberalizzazioni da cui è iniziato tutto» dicono qui): «Io non ho votato Bersani – risponde -. Sono sempre stata contraria alle aperture selvagge che hanno portato a questi risultati: gente mandata a casa e centro di Mestre desertificato».

Pierangelo Pettenò (sinistra di “Veneto nuovo”, presente anche con Sebastiano Bonzio) accusa: «La Regione ha le sue colpe, ma sono stati i Comuni ad autorizzare i raddoppi delle superfici dei centri commerciali proliferati ovunque».

E l’ex assessore provinciale al lavoro, Paolino D’Anna (“Venezia domani” di Francesca Zaccariotto): «Io non sono andato all’inaugurazione della “Nave de vero”. Dicevano che avrebbero dato lavoro a mille persone, in realtà erano molte di meno e tanti interinali. I licenziamenti? La posizione di Auchan è sconcertante e assurda».

L’unico candidato sindaco a farsi vedere è Davide Scano (Movimento 5Stelle): «Paghiamo anni di errori. Noi faremo tutto il possibile per tagliare la grande distribuzione dagli strumenti urbanistici e contrastare le aperture domenicali. In parallelo, bisogna rilanciare Mestre agevolando le attività e i locali che vogliono promuovere iniziative in centro».

 

LA DIREZIONE – Il responsabile dell’ipermercato: «Calato il numero dei clienti»

«Questi tagli sono indispensabili»

A Mestre il fatturato è sceso dai 90 milioni del 2011 a 70 milioni

«I 65 esuberi? Non sono una forzatura. In tutti questi anni non abbiamo mai mandato via nessuno, ma oggi la situazione non è più sostenibile. Il fatturato dell’ipermercato di Mestre è sceso dai 90 milioni di euro del 2011 ai 70 milioni che ci aspettiamo di raggiungere quest’anno».

Marco Roberti è il direttore dell’Auchan di Mestre. È fiero – nonostante lo sciopero massiccio – di essere riuscito a garantire l’apertura quasi regolare dell’ipermercato di via Don Tosatto, mettendo tra corsie, banconi e casse anche tutti i capi reparto che, di solito, non toccano il denaro o la merce (e qualche problema l’hanno avuto quelli messi alla gastronomia, con fette di prosciutto tagliate non proprio alla perfezione).

«Non è calato, se non di qualche euro, lo “scontrino medio” di chi viene ad Auchan – spiega Roberti -. Attualmente la spesa media è pari a 32 euro: il vero problema è il calo del numero dei clienti perché la concorrenza li ha redistribuiti tra tutti gli altri iper e supermercati che sono stati aperti in questi anni. Il Gruppo Auchan ha fatto delle proposte concrete al tavolo sindacale per cercare di ridurre al minimo le ricadute occupazionali. Sono le organizzazioni dei lavoratori che hanno deciso di far saltare la trattativa e di proclamare questo sciopero».

I numeri del calo del fatturato della sede di Mestre sono comunque meno “terribili” del dato nazionale della catena, sceso dai 3,2 miliardi del 2010 ai 2,2 previsti quest’anno (un terzo in meno), ma il presidente ed amministratore delegato di Auchan, Patrick Espasa non sembra lasciar spazio a ripensamenti sul taglio di 1.426 posti in Italia che, a Mestre, riguarderebbero solo i dipendenti ai livelli più bassi: «Lo dobbiamo fare per tutelare gli altri 10mila posti di lavoro – spiega Espasa -. Per risanare il bilancio abbiamo lanciato un piano industriale con due priorità. La prima è di diffondere un nuovo progetto commerciale più semplice e moderno, basato sull’“every day low price” (prezzi bassi tutti i giorni, ndr.); la seconda priorità è di migliorare l’efficacia e la redditività dell’azienda, attraverso la riduzione dei costi generali di gestione, dei consumi di energia, della logistica, dei canoni di locazione, e soprattutto il costo del lavoro».

(f.fen.)

 

Crisi Auchan, lavoratori in piazza

Il gruppo francese annuncia 1500 esuberi, un terzo in Piemonte, Lombardia e Veneto. Il sindacato: sì alla solidarietà

ROMA – Scendono in piazza i lavoratori di Auchan per difendere il proprio posto di lavoro dopo che il gruppo francese della Gdo ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per circa 1.500 dipendenti.

Le proteste sono scattate in mezza Italia con dieci regioni colpite dalla decisione di Auchan di tagliare il personale. Solo nel mezzogiorno sono stati dichiarati circa 700 esuberi, di cui 270 in Sicilia, oltre 200 in Campania, 150 in Puglia e circa 100 tra Abruzzo e Sardegna. Più di 100 tagli sono previsti nei punti vendita del Lazio e della Marche mentre nel Nord Italia i lavoratori coinvolti sono oltre 500 tra Piemonte, Lombardia e Veneto.

«Non rassegnatevi!» incita il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: «Auchan dopo aver occupato il territorio, inventato centri commerciali, di fronte alla crisi decide di tagliare 1.426 posti», aggiungendo: «Siamo oggi in tutte le piazze del nostro Paese, in particolare in quelle del mezzogiorno perché bisogna contrastare questa multinazionale e non bisogna rinunciare ad una lotta giusta per la difesa dei posti di lavoro,».

A Roma invece è il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, a dare il proprio sostegno ai lavoratori di Auchan Lazio che manifestano a Piazza Farnese. «Ogni volta che c’è una crisi, a pagare sono sempre i lavoratori», denuncia il leader della Uil.

«Il governo deve agire rapidamente e permettere al sindacato di fare una trattativa di solidarietà e non di mobilità».

Il gruppo transalpino replica con l’amministratore delegato, Patrick Espasa, che in una nota scrive: «Il nostro piano di intervento deve essere strutturale e profondo per ritrovare la nostra leadership e l’utile netto positivo entro il 2017. Auchan drede al rilancio dell’Italia, terzo paese in Europa e 11esimo più ricco al mondo, ed anche al potenziale del sud dove è presente la metà dei nostri ipermercati». Lunedì intanto il sindacato incontrerà l’azienda al Ministero del Lavoro «per proporre, come alternativa ai licenziamenti, la riduzione d’orario a 32 ore per tutti i dipendenti a parità di di salario».

 

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