Nuova Venezia – La grande nave minacciosa tra i kayak
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
25
mag
2015
La Msc Magnifica passa quando in acqua ci sono almeno cento imbarcazioni. I vogatori: «Non poteva aspettare?»
VENEZIA – La prima, la “Msc Musica”, è passata all’alba, prima delle sette, quando in bacino San Marco non c’era l’ombra di una barca a remi; la seconda, invece, si è infilata nel canale della Giudecca dopo aver lasciato alla sua sinistra l’isola di San Giorgio alle 7,55, intorno c’era già una decina di imbarcazioni, per la maggior parte kayak e jole arrivate un’ora prima del colpo di cannone, per la maggior parte con canottieri stranieri, francesi, tedeschi e inglesi. La terza è arrivata a San Marco alle 8,19, con il sole già alto a illuminarla e quasi a voler impedire ai fotografi piazzati sulla riva della Punta della Salute di fotografare la sua enorme stazza a causa della forte luce di fronte agli obiettivi di macchine e telefonini.
Sotto la “Msc Magnifica”, in acqua, in quel momento, il grosso delle barche non era ancora arrivato, ma un centinaio, tra il centro del Bacino e il Canale della Giudecca, era già in movimento. La grande nave è passata molto lentamente, apparentemente più lenta del solito, un rimorchiatore davanti a tracciare la giusta rotta e uno dietro, trainato con la prua voltata verso il mare in modo da poter correggere ogni minimo errore con i suoi potenti motori, in cabina di comando, accanto al timoniere, da una parte il comandante e dall’altra il pilota del Porto di Venezia, salito a bordo non appena la “Magnifica” è entrata in Bocca di Porto tra la diga di San Nicoletto e quella di Punta Sabioni.
In Marittima era già attraccata “Msc Musica”, quella passata all’alba senza farsi notare, soprattutto grazie all’ora non tanto alla stazza. Per un momento tutto è sembrato fermarsi: l’enorme nave, con i suoi sessanta metri d’altezza e i suoi 2500 crocieristi ammassati sui suoi sedici ponti, che oscuravano il sole e nascondevano il campanile di San Giorgio, ha avanzato lentamente e ancor più lentamente si muovevano il centinaio di barche a remi che erano già schierate per la partenza della Vogalonga. Una parte ferme proprio in Bacino, altre decine in Canale della Giudecca: nessuna ha ostacolato la rotta del “mostro” anche se, poco dopo, qualcuno ha confessato che lo avrebbe fatto davvero volentieri come protesta per quello che stava avvenendo.
«Come è possibile», si è chiesto con uno stentato inglese, probabilmente un canottiere austriaco ancora a riva, in attesa del colpo di cannone prima di infilarsi nella sua barca, «che facciano arrivare queste navi proprio oggi, almeno potrebbero ritardare la loro entrata in laguna. Che cosa cambia se restavano un’ora o due fuori dal Porto, in mare, in attesa che noi partissimo lasciando libero San Marco?».
Una domanda che si sono fatti in molti, anche a Venezia, alla quale hanno risposto il padre Lalo e il figlio Antonio Rosa Salva, organizzatori della 41esima regata non competitiva lagunare. Anche perché il più anziano fin dalla prima edizione, quella del 1975, quando più generazioni di Rosa Salva (Toni, Pino, Paolo, oltre a Lalo) assieme a Lauro Bergamo e Delfo Utimpergher hanno ideato e promosso la grande manifestazione del remo di maggio proprio contro il dilagare, già allora, delle barche a motore nei canali e in particolare per manifestare in modo civile e gentile contro gli effetti devastanti per il fragile tessuto cittadino del moto ondoso.
«Abbiamo incontrato più volte i rappresentanti del Porto e della Capitaneria», spiegano i due, «abbiamo parlato anche con i responsabili locali delle compagnie di navigazioni che gestiscono le crociere e ci hanno assicurato che l’entrata delle loro navi non avrebbe assolutamente ostacolato la Vogalonga, visto che la terza e ultima avrebbe fatto il suo ingresso molto prima delle 9, l’ora della nostra partenza».
Certo, comunque, che l’entrata delle tre grandi navi in un colpo solo come presentazione per una manifestazione che vuole ribadire la necessità della salvaguardia della laguna e dei suoi canali per la difesa della città non è una buona pubblicità.
E riporta al centro del dibattito ancora una volta la questione non risolta, nonostante gli anni di dibattito e diatribe, del passaggio dei “mostri” ormai alti quanto il campanile di San Giorgio e lunghi come venti granturismo in fila uno dietro l’altro proprio nel luogo più importante e fragile della città.
Forse ai 1500 veneziani iscritti alla Vogalonga quell’enorme grattacielo galleggiante sopra la loro testa non avrà fatto lo stesso effetto che ha provocato ai 6.500 foresti che hanno partecipato alla regata non competitiva perché si sono ormai abituati a vederseli passare e guardarli dal basso in alto.
Comunque, stando almeno a quello che racconta Lalo Rosa Salva, a creare più problemi alla 41esima edizione, ieri, sono stati i motoscafisti e non “Costa” o “Msc”. Poco dopo aver sparato, assieme al figlio, dalla sua piccola imbarcazione il colpo di cannone qualche attimo prima che le campane delle chiese veneziane suonassero le 9, lo hanno informato che c’è stato un problema in Rio Novo. Non è solo perché si sono svegliati in ritardo i vogatori, infatti, che decine di imbarcazioni, soprattutto di stranieri, sono arrivate in bacino dal Canal Grande dopo che tutti gli altri erano già partiti. Rosa Salva riferisce che proprio all’imbocco del Rio Novo, a piazzale Roma, c’è stato un ingorgo di taxi, che per alcuni minuti ha impedito a quelle imbarcazioni di entrare nel canale, in modo da tagliare l’ampia curva con Rialto, e raggiungere in tempo il punto di partenza della Vogalonga. Dall’altra parte, invece, tutto è filato liscio. Le imbarcazioni che hanno raggiunto il Bacino dal Canale della Giudecca sono state invitate a navigare sotto la riva delle Zattere e giunte quasi in bacino, a rimanere tra le grandi bricole e la Punta della Dogana. A controllare che tutto filasse liscio le barche di polizia, carabinieri, Guardia di finanza, Capitaneria e Protezione civile. Così, tutti coloro che sono arrivati al via da quella direzione e non dal Canal grande hanno potuto incrociare la “Msc Magnifica” che si dirigeva verso la banchina che le spettava alla Marittima per scaricare centinaia di crocieristi.
Giorgio Cecchetti