Gazzettino – Opzione Zero. Dolo. Il comitato si mobilita contro gli aumenti dei pedaggi in vigore da giugno.
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10
mag
2013
Il comitato «Opzione zero» fa sul serio, ieri mattina al casello di Mirano-Dolo è scattato il volantinaggio contro l’applicazione delle nuove tariffe autostradali prevista dal prossimo giugno. Gli attivisti del comitato mirese si sono riuniti alle 8.30 alla rotonda di Vetrego distribuendo i volantini in mezzo ad un traffico congestionato come ogni mattina all’ora di punta.
Anche ieri si sono dunque verificati ingorghi e disagi, ma molti pendolari quando ritirano il volantino e leggono il senso della protesta annuiscono con un cenno di approvazione. «Opzione zero» si oppone fermamente all’aumento tariffario della Mirano-Padova, che secondo i piani della società autostradale dal 1. giugno dovrebbe passare dagli attuali 80 cent a 2.70 euro, con sconto di 1.20 euro per i pendolari di Mirano, Spinea, Mira, Dolo e Pianiga.
Con queste motivazioni il comitato presieduto da Mattia Donadel annuncia un presidio sotto la sede di Cav in via Bottenigo a Marghera, vicino alla barriera di Villabona, per sabato 18 maggio alle 9.30: l’obiettivo è quello di radunare almeno un centinaio di manifestanti per riuscire ad influenzare una decisione che però pare già definita. «Cav è allo sbando, i debiti incombono e a loro non resta che aumentare le tariffe per farle diventare le più alte d’Italia» si legge nel volantino di protesta distribuito dal comitato.
Il passaparola corre pure sul web, con il sito internet di Opzione zero e la relativa pagina Facebook che da ieri diffondono a spron battuto la data del sit-in. Probabilmente nei prossimi giorni ci saranno nuovi volantinaggi. Per ora da Cav tutto tace, i pendolari seguono la situazione con attenzione e restano in attesa di notizie ufficiali, che potrebbero arrivare nel giro di qualche settimana.
Gabriele Pipia
Nuova Venezia – Casello Dolo/Mirano. Il 18 la protesta davanti a Cav.
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9
mag
2013
mirano. dopo i cortei al casello
Opzione Zero: i costi dell’autostrada scaricati sugli utenti
VETREGO. Il comitato Opzione Zero è di parola: organizzata la manifestazione di protesta contro tariffe e tornello di Vetrego: appuntamento di fronte alla sede di Cav, Concessioni autostradali venete, sabato 18 maggio alle 9.30.
«Cav è una società allo sbando», scrive il comitato sul volantino, «che rischia di provocare una voragine nei conti dei soci Anas e Regione». «Basta guardare il bilancio 2012 approvato dalla giunta regionale il 16 aprile»,
spiegano da Opzione Zero,
«i dati consuntivi del 2012 mostrano un vero e proprio crollo del traffico sulla rete gestita da Cav di circa il 7,5%, che fa il paio con un –7,2% di ricavo da pedaggi e una contrazione dell’utile da 17,1 milioni del 2011 a 4,3 milioni del 2012. A fronte di questa situazione Cav dovrà reperire risorse per oltre un miliardo di euro per ripagare i debiti con Anas. È chiaro che l’operazione di uniformare le tariffe sulla tratta Padova-Mestre, più che risolvere il problema del tornello di Vetrego, è stata pensata per scaricare i costi del debito sugli utenti».
La manifestazione di sabato 18, oltre a reclamare il rispetto degli accordi sul Passante (arretramento della barriera da Villabona a Dolo) e il blocco dell’aumento delle tariffe, vuole denunciare perciò anche i rischi della gestione finanziaria della società di gestione. Nello stesso giorno, in tutta Italia, ci sarà la mobilitazione dei movimenti che si battono per una “nuova finanza pubblica e sociale”.
(f.d.g.)
Casello Dolo/Mirano – Manifestazione 18 Maggio alla CAV
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8
mag
2013
CLICCARE SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRLA
Telelepass-thon: la maratona per aiutare le autostrade a fare profitto!
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La società CAV che gestisce Passante e autostrada PD-VE è ormai allo sbando!!
I debiti incombono, le banche sono alle calcagna più affamate delle iene, intanto gli appalti lievitano come pagnotte, la crisi avanza e il traffico cala…ora ci si mette anche la magistratura che dopo lo scandalo Mantovani sta per bussare alle porte del Passante…
Li abbiamo visti: i dirigenti non sanno come sbarcare il lunario, i consiglieri di amministrazione di PDL, Lega e PD non dormono più di notte e sono segnati da occhiaie nere. Perfino i Sindaci sono basiti.
Ce lo hanno detto con le lacrime agli occhi in stile Foriero che la “strada” è segnata: ci vogliono ancora sacrifici…non resta che aumentare le tariffe da giugno per farle diventare le più alte d’Italia, e pagare un altro obolo alla Cassa Depositi e Prestiti affinché sganci un altro po’ di quattrini dei correntisti postali.
Ma te ce l’hai ancora qualche spicciolo? Ti avanza un po’ di asfalto? Sai fare le righe dritte? Puoi ospitare un casello in giardino? Aiuta anche tu… facciamo sentire la nostra “solidarietà”.
SABATO 18 MAGGIO
MANIFESTAZIONE
DI FRONTE ALLA SEDE CAV
Appuntamento ore 09.30 in Via Bottenigo, 64/A 30175 – Marghera
(vicino alla barriera di Villabona: si entra dalla prima strada a dx dopo aver imboccato la SS309 direzione Ravenna)
——————–
Si usa l’ironia nel volantino del Comitato Opzione Zero che annuncia la manifestazione di fronte alla sede della CAV per sabato 18 maggio alle ore 9.30, ma c’è poco da scherzare: la CAV è una società ormai allo sbando che rischia di provocare una voragine nei conti dei suoi soci ANAS e Regione Veneto.
Basta guardare al bilancio 2012 approvato dalla Giunta regionale il 16 aprile scorso (ma non ancora pubblicato nel sito ufficiale): i dati consuntivi del 2012 mostrano un vero e proprio crollo del traffico sulla rete gestita da CAV di circa –7,5%, che fa il paio con un –7,2% di ricavo da pedaggi e una contrazione dell’utile da 17,1 milioni del 2011 a 4,3 milioni del 2012. A fronte di questa situazione nel bilancio si legge che CAV dovrà reperire risorse per oltre 1 miliardo di euro per ripagare i debiti con ANAS, e per farlo andrà a contrarre un mutuo con Cassa Depositi e Prestiti per 423,5 milioni di euro, con tassi di interesse di mercato.
E’ chiaro dunque che l’operazione di uniformare le tariffe sulla tratta Padova-Mestre più che per risolvere il problema del tornello di Vetrego, è stata pensata per scaricare ancora una volta i costi del debito sugli utenti.
Ma per Opzione Zero la questione è ancora più grave perché da questi dati si capisce come questo debito non potrà mai essere ripagato, nemmeno raddoppiando le attuali tariffe. Il meccanismo perverso di fare debiti su debiti prima o dopo esploderà con gravissime ripercussioni sui bilanci dei due soci pubblici di CAV: ANAS e Regione del Veneto.
Insomma il Passante diventa oggi l’esempio eclatante di quelle che i comitati ormai definiscono come “Grandi opere inutili e imposte” realizzate in project financing: dei veri e propri buchi neri in grado di prosciugare le tasche dei cittadini e le risorse per i servizi essenziali.
Una manifestazione doppiamente importante quella lanciata da Opzione Zero perchè oltre a reclamare il rispetto degli accordi sul Passante (arretramento della barriera da Villabona a Dolo) e il blocco dell’aumento delle tariffe, vuole denunciare l’irresponsabilità e i rischi della gestione finanziaria di CAV. Non è casuale nemmeno la data del 18 maggio, visto che in tutta Italia in quei giorni è indetta una mobilitazione dai movimenti che si battono per una “nuova finanza pubblica e sociale”, affinché la Cassa Depositi e Prestiti torni ad essere un ente completamente pubblico a servizio del bene comune e non delle banche.
Gazzettino – Casello Dolo/Mirano. Opzione zero lancia il presidio di protesta contro Cav.
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8
mag
2013
MIRANO – Il proposito covava da mesi, ora c’è ufficialmente pure la data: il comitato «Opzione Zero» ha deciso di organizzare per la mattinata di sabato 18 maggio il presidio di protesta sotto gli uffici della società autostradale Cav, in via Bottenigo a Marghera.
La scelta è stata presa lunedì sera nel corso della riunione alla sede Acli di Cazzago, nei prossimi giorni scatteranno volantinaggio e altre forme di coinvolgimento della popolazione: l’obiettivo è quello di presentarsi al sit-in con almeno un centinaio di manifestanti.
Il comitato alza la voce per denunciare la cattiva gestione finanziaria dell’ente e le conseguenze pagate dai cittadini: il riferimento è soprattutto all’aumento delle tariffe autostradali sulla Mirano-Padova (dagli attuali 80 cent a 2.70 euro, con sconto di 1.20 per i pendolari di Mirano, Spinea, Mira, Dolo e Pianiga), previsto per il sabato primo giugno anche se per ora da Cav tutto tace.
Nella giornata di sabato molti uffici di Cav saranno chiusi, ma sarà comunque attivo il punto informativo, e per gli attivisti sarà più semplice ottenere un’affluenza massiccia. Chi protesta considera tutt’altro che chiusa la questione delle nuove tariffe e punta ad organizzare un presidio di forte impatto.
(g.pip.)
La Piazza – Romea Commerciale, un altro stop al Cipe
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30
apr
2013
GRANDI OPERE.
POSIZIONI DIFFERENTI FRA I MINISTERI DELL’INFRASTRUTTURE E DELL’ ECONOMIA
Festeggiano i comitati Opzione Zero e il centrosinistra guidato da Pisana Boscolo
26-04-2013 | Romea commerciale, dal ministero arriva un altro stop che ne pregiudica l’avanzamento, e i comitati Opzione Zero festeggiano. Il sindaco di Campagna Lupia Fabio Livieri, invece da tempo si è detto favorevole alla realizzazione dell’infrastruttura che nel territorio comunale dovrebbe andare in tunnel sotto la frazione di Lova, o sul lato laguna. Le opposizioni con il consigliere Pisana Boscolo invece, hanno chiesto in più di una occasione lo stop dell’opera a Codevigo e la sua deviazione sull’autostrada Padova – Bologna. Intanto ricapitolando, lo scorso marzo la delibera di approvazione del progetto preliminare della Orte-Mestre, è stata tolta dall’ordine del giorno della seduta Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). La decisione, è stata presa, dopo la seduta preparatoria dove sono emerse posizioni differenti da parte dei ministeri dell’Infrastrutture e dell’Economia. Quello del 19 marzo, è il secondo rinvio che si è verificato in poche settimane. La Romea Commerciale è da sempre tema di scontro in Riviera del Brenta. Nella sua versione “preferita” infatti, il progetto prevede l’innesto con l’A4 e il Passante, nella zona di Roncoduro dopo aver attraversato proprio Campagna Lupia nelle frazioni di Lova, Lughetto e dopo essere finita a Sambruson, per collegarsi al Passante a Pianiga. In questi anni i comuni, comitati e cittadini hanno proposto progetti alternativi a quelli dell’innesto al Passante: da quello a Villabona, all’aggancio con l’A13, alla messa in sicurezza dell’attuale Romea, fino al progetto di variante proposto dal comitato “No Romea in Dolo”. Una proposta di innesto accusata però, di essere fatta con la logica del “Non nel mio giardino”. Intanto dopo il nuovo rinvio del Cipe per la Romea Commerciale, l’assessore grillino del comune di Mira Luciano Claut esprime soddisfazione.“Una scelta opportuna — dice — che ci auguriamo serva a riconsiderare il progetto in funzione del miglioramento e della messa in sicurezza dell’attuale Romea”. Anche il comitato Opzione Zero, che da anni si batte contro l’opera, è contento, ma mette in guardia.
“Alcuni esponenti del settore turistico di Chioggia — dice Opzione Zero — si dicono sconcertati dal mancato passaggio al Cipe della Romea Commerciale (Orte-Mestre). Evidentemente, queste dichiarazioni provengono da persone che non hanno visto il tracciato della nuova Romea che, non a caso si chiama “corridoio autostradale”. Pensare che un’arteria concepita ad elevata percorrenza, con uno svincolo a Codevigo sull’innesto della Strada dei Vivai, possa costituire una reale risorsa per flussi di tipo turistico, è pura ignoranza. Da anni Opzione Zero si batte contro la Romea Commerciale e per la messa in sicurezza dell’attuale SS309, anche proponendo la deviazione del traffico pesante sulle arterie autostradali esistenti. In questo modo, con un decimo delle risorse previste per la Orte-Mestre, è possibile rendere l’attuale Romea quello che dovrebbe essere: una via di percorrenza a servizio delle comunità e delle località turistiche. Si pensi a Chioggia, ma anche alla contiguità dell’attuale tracciato con l’oasi del Wwf di Valle Averto a Lugo di Campagna Lupia”.
INFRASTRUTTURE.
IL VARO DEL PROGETTO PRELIMINARE NON E’ STATO INSERITO ALL’ORDINE DEL GIORNO
ORTE-MESTRE, IL CIPE RINVIA
Il project financing prevede 10 miliardi di euro, una somma ingente da recuperare di questi tempi
26-04-2013 | Per ora è stato accantonato l’accoglimento del progetto preliminare della Orte-Mestre, ossia la superstrada a pagamento prevista per il collegamento del Porto di Civitavecchia con la A4 e il Passante di Mestre. La nuova “Autostrada del Sole”, come la chiamano alcuni, o Romea commerciale, come la definiscono altri alludendo allo strategico ruolo che avrebbe per la mobilità su gomma nel Nord Est, non ha avuto l’ok del Cipe (sigla che indica il Comitato interministeriale per la programmazione economica) riunitosi lo scorso 18 marzo. Per il lungo nastro d’asfalto di 400 chilometri pareva dovesse essere un passaggio risolutivo ma così non è stato, con somma soddisfazione dei comitati della Riviera del Brenta che da quasi 10 anni si battono strenuamente contro la realizzazione dell’opera, preoccupati dall’impatto ambientale che avrebbe sul loro territorio. Non solo qui, a dire il vero, il lungo serpentone rischia di essere una minaccia: investendo 11 province e 48 comuni con 139 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie, 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli, il parere di molte associazioni ambientaliste italiane pare coincidere nella facile conclusione di un’inevitabile impatto su zone di interesse storico, paesistico, ambientale come ad esempio il Parco del delta del Po, le Valli di Comacchio e Mezzano, la Riviera del Brenta, il Parco delle Foreste Casentinesi e le valli dell’Appennino centrale. Il rinvio del Cipe, tuttavia, non ha insistito sugli aspetti paesaggistici che verrebbero messi a rischio dall’opera infrastrutturale, è stato invece un rimando tacito, concretizzatosi con l’esclusione dell’argomento dall’ultimo ordine del giorno dell’assise. Una scelta che secondo l’assessore veneto alla Mobilità, Renato Chisso, è da interpretarsi nella necessità di approfondire il permanere tra le disponibilità degli incentivi fiscali previsti dalla legge 183/2011, ossia le agevolazioni che avevano permesso al Governo Monti, al momento del suo insediamento, di inserire la Orte-Mestre tra le opere prioritarie da realizzare in project financing. A palazzo Chigi, infatti, avevano fatto conto di queste risorse in quanto la loro accessibilità, stiamo parlando di un 1,5 miliardi di euro, sarebbe stata di sicuro agio per promotori e banche, senza contare che avrebbero inoltre costituito ossigeno che per il rilancio delle opere pubbliche, asfissiate dalla crisi e dal patto di stabilità. Tuttavia sarebbero state un agio, non l’aiuto risolutivo: il costo della Orte-Mestre, infatti, si aggira attorno ai 10 miliardi di euro, una somma che resta difficile da reperire anche ottenendo il 10% di sconto. D’altro canto, per un governo in carica al quale è affidato il solo compito del disbrigo degli affari correnti, non è semplice nemmeno concedere il via libera a procedere ad un’opera di queste dimensioni. Quindi tutto congelato. Forse la scelta del Cipe è stata quella di attendere tempi migliori. Al momento, infatti, non è ipotizzabile l’accantonamento della Orte-Mestre, sia dentro che fuori dal Veneto sono in molti a pensare che una sua realizzazione potrebbe essere la chiave per il rilancio dello sviluppo, il Sindaco di Cesena Paolo Lucchi e il Presidente della Provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi, per esempio, hanno caldamente auspicato la realizzazione del nastro d’asfalto e a Ravenna il vicesindaco Giannantonio Mingozzi vede nell’autostrada il naturale collegamento tra il porto di Venezia a quello di Ravenna. Anche all’interno dei confini regionali gli interessi si intrecciano con i progetti. Non va dimenticato che a Dolo, attorno alla Romea Commerciale e alla ‘Camionabile’, nasce il titanico progetto di Veneto City, quasi 2 milioni di metri cubi di nuove costruzioni, e il polo logistico di Dogaletto o ancora il porto logistico off shore che da tempo rimbalza tra la laguna veneziana e quella che fronteggia il Delta del Po. Ad Adria, inoltre, la Orte-Mestre dovrebbe incrociare la Nogara-Mare, l’altro grande progetto di strada a pagamento in project financing per la cui realizzazione è previsto un impegno di spesa che si aggira attorno ai due miliardi di euro, e ancora: più giù, verso l’Umbria, è l’Ikea a spingere per ottenere un vasto slargo a ridosso della nuova grande superstrada per un investimento che ha molti zeri e la promessa del rilancio dell’occupazione: una manna per un Paese che fa fatica a rialzarsi e che ha sempre concesso molto a chi è venuto nel nome del lavoro.
Gazzettino – Un nuovo presidio contro le tariffe autostradali
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30
apr
2013
Mirano. Il comitato “Opzione Zero” si sta mobilitando per manifestare davanti alla sede della Cav
I comitati scaldano i motori. I prossimi giorni saranno decisivi per pianificare le azioni di protesta contro l’aumento delle tariffe autostradali sulla tratta Mirano-Padova.
La conferma arriva dal comitato «Opzione Zero», che intende organizzare per lunedì prossimo un grande incontro pubblico nella sede delle Acli di Cazzago.
L’obbiettivo è mettere assieme le forze e trovare almeno un centinaio di persone disposte a manifestare a Marghera sotto le finestre della società autostradale Cav, verso metà maggio.
Nel frattempo sono già stati avviati i contatti con alcuni avvocati per intraprendere un’azione legale e si valuta pure la possibilità di organizzare una class action dopo che le nuove tariffe saranno entrate in vigore.
La data annunciata da Cav è quella del 1. giugno, il piano prevede l’uniformazione della Mestre-Padova e Mirano-Padova a 2.70 euro (ora la prima costa 3.20, la seconda 80 cent), con tariffa scontata a 1.60 euro per i pendolari di Mirano, Spinea, Mira, Dolo e Pianiga.
E’ nato il “Forum per una finanza pubblica e sociale”
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17
apr
2013
Pensare che i mercati finanziari siano una cosa lontana dalle nostre vite o materia per addetti ai lavori è un errore. I meccanismi finanziari incidono in meniera sempre più immediata, diretta e accelerata sulla quotidianità di ciascuno di noi, dalle tariffe autostradali, ai ticket sanitari, alle grandi opere, allo smantellamento del sistema occupazionale, scolastico e sociale, alla svendita dei beni comuni e dei patrimoni immobiliari pubblici. In Italia, uno degli attori principali del gioco al massacro dettato dalle regole della speculazione finanziaria è proprio Cassa Depositi e Prestiti che, con l’ingresso delle fondazioni bancarie, si sta comportando come un’istituto finanziario privato con i soldi del risparmio postale degli italiani. Ma, a differenza delle banche private, CDP è formalmente un’istituzione pubblica. Socializzare e ripubblicizzare Cassa Depositi e Prestiti significa riportare sotto il controllo pubblico e partecipato le risorse e reindirizzarle alla salvaguardia dei settori più in crisi del Paese, ridurre le misure di austerità, investire nel sostegno ai servizi e all’occupazione.
Per quanto riguarda il nostro ambito principale di comitato, CDP è direttamente implicata nel finanziamento delle grandi opere strategiche in project financing e nella devastazione del territorio. Per questo Opzione Zero, presente alla creazione del Forum, aderisce e sostiene la campagna che vuole riportare la gestione dei patrimoni finanziari pubblici nelle mani del suo legittimo proprietario, la collettività.
COMUNICATO STAMPA del “Forum per una finanza pubblica e sociale”
www.perunanuovafinanzapubblica.it
È nato il “Forum per una finanza pubblica e sociale”
Lo hanno fondato a Firenze realtà provenienti da tutta Italia
Un’assemblea partecipata da realtà provenienti da tutta Italia ha fondato oggi pomeriggio a Firenze il “Forum per una finanza pubblica e sociale”. Obiettivo del Forum lavorare in tutto il Paese affinché la finanza pubblica torni ad essere al servizio dei bisogni dei cittadini e delle cittadine e non una mera leva speculativa per i poteri economici.
L’assemblea ha approvato inoltre due percorsi paralleli per arrivare in breve tempo a definire due leggi di iniziativa popolare. La prima sulla socializzazione e ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti, la seconda sull’auditoria popolare e indipendente dei bilanci pubblici.
Il “Forum per una finanza pubblica e sociale” adotterà uno stile di lavoro aperto e inclusivo, e metterà insieme il livello locale a quello nazionale; le tante vertenze locali (acqua, beni comuni, grandi opere, difesa del territorio, occupazioni, lavoro, sanitá, ecc) disporranno così di competenze e strumenti condivisi e saranno motore delle iniziative nazionali.
La prima uscita pubblica del Forum è prevista per il 16, 17 e 18 maggio quando in tutta Italia si terranno iniziative di informazione e sensibilizzazione sui temi della finanza pubblica.
Democraziakmzero.org – Orte-Mestre, l’autostrada di Bersani
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17
apr
2013
È del 2001 la famigerata Legge Obiettivo, voluta da Berlusconi, che istituiva procedure speciali per le grandi opere pubbliche definite di interesse strategico – infrastrutture di trasporto ed energetiche, reti di telecomunicazione, le dighe del MOSE a Venezia e l’edilizia pubblica. Un provvedimento cui è seguito un proliferare di interventi normativi senza paragoni, per assicurarne l’operatività nel corso degli anni – non ultimo il D.Lgs 163/2006 Codice Appalti, che ridefinisce la disciplina nazionale del trabocchetto del project financing; così come senza paragoni è la continuità politica dei Ministri Lunardi, Di Pietro, Matteoli e Passera nel ribadirne la priorità e nell’aggiornare continuamente l’elenco delle opere – passate in un decennio da 196 a 348, di cui 189 sono infrastrutture logistiche.
Tra queste, oltre agli arcinoti Ponte sullo Stretto e TAV Torino-Lione, è inserita la Orte-Mestre, ovvero la E45-E55, detta Nuova Romea Commerciale, asse di collegamento nord-sud con la direttrice est-ovest del Corridoio V Lisbona-Kiev, all’innesto del cosiddetto Passante di Mestre.
I numeri della Orte-Cesena-Mestre sono talmente pesanti da classificarla al secondo posto, dopo il Ponte sullo Stretto di Messina: 396 chilometri di asfalto che uniranno Orte, nel Lazio, a Mestre, in Veneto. Sorgerà sul sedime della superstrada E45, da implementare, per proseguire poi interamente nuova nel tratto Emiliano-Veneto, a partire da Cesena e in parallelo all’attuale SS309 Romea, stravolgendo i territori di 5 regioni (Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Veneto), 11 province, 48 comuni. Sono previsti 140 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie, 250 tra cavalcavia e sottovie, 83 nuovi svincoli, con un consumo di suolo stimato tra i 600 e i 700 ettari al 90% agricoli.
Altrettanto pesanti sono le interferenze ambientali e paesaggistiche: nella sua corsa attraverserà 22 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone a Protezione Speciale (ZPS); interesserà il Parco del Delta del Po e la Laguna Sud di Venezia; taglierà in due le Valli del Mezzano e la Riviera del Brenta; toccherà le Valli di Comacchio e il Parco delle Foreste Casentinesi; bucherà gli Appennini Centrali…
Per non dire degli impatti dovuti all’aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico; quelli sulla sicurezza idro-geologica, a causa dell’ulteriore impermeabilizzazione dei suoli; e quelli socio-economici a spese della salute pubblica e delle economie locali, che in aggiunta al nastro di asfalto subiranno la beffa di vedere il traffico riversarsi sulla viabilità ordinaria per non pagare i nuovi pedaggi.
Eppure, di questa gigantesca arteria, che “cuba” qualcosa come 10 miliardi di euro in project financing, si sa poco o nulla. Ad oggi è ancora apparentemente ferma al palo, in attesa del pronunciamento del CIPE (il Comitato Interministeriale di Programmazione Economica) sul progetto preliminare. In realtà, la Orte-Mestre è un mostro che dorme con un occhio aperto, aspettando solo la messa a punto delle condizioni normative e tecnico-finanziarie per risvegliarsi prontamente. E, a questo scopo, le forze politiche istituzionali hanno sempre lavorato in modo trasversale…
Già il 2002 vede la creazione dell’Associazione Nuova Romea, i cui soci fondatori sono tutti parlamentari dell’Ulivo, soprattutto diessini, tra i quali spicca nientemeno che Pier Luigi Bersani. Tra gli scopi statutari vi è proprio quello di promuovere la E55, l’associazione infatti ”si propone di favorire una collaborazione interregionale di area vasta, tra istituzioni, imprese e cittadini: per la realizzazione della nuova infrastruttura stradale E55-Nuova Romea e del Corridoio Adriatico (…)”
Nel 2003, il primo progetto della cordata promotrice “Newco – Nuova Romea SpA” (composta da società autostradali, imprese di costruzione e banche di prima grandezza, tra cui Autostrade SpA del Gruppo Benetton, Autostrada Brescia–Padova, Unicredit, Antonveneta, Gruppo IMI San Paolo, Impregilo, le “coop rosse” CCC e CMC, Mantovani SpA e Adria Infrastrutture), che proponeva il solo tratto da Cesena a Mestre, viene scalzato dal progetto della Gefip Holding SA (il gruppo di famiglia dell’eurodeputato Vito Bonsignore, in cordata con MEC SpA, Banca Carige, Efibanca di Lodi, ILI SpA, Egis Projects SA e altre), che prevede la realizzazione di un unico asse autostradale da Orte a Mestre. Il contenzioso tra le due compagini si risolve davanti al Consiglio di Stato con l’acquisizione della Newco da parte di Bonsignore per 4,5 milioni di euro e l’impegno di affidare a CMC le opere previste in territorio romagnolo. Tutti serviti, si parte.
Da notare, per inciso, che l’allora vice-presidente della Newco è tale Lino Brentan, oggi agli arresti domiciliari per corruzione, nell’ambito degli appalti per il Grande Raccordo Anulare di Padova, e pure in recentissime manette si trovano Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani SpA – di fatto il general contractor del Veneto per le grandi opere “pubbliche” della Regione – e Claudia Minutillo, ex assistente di Galan e amministratore delegato di Adria Infrastrutture, accusati entrambi di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.
L’iter procede. Nel 2009 il consiglio di amministrazione di ANAS dà il via libera al progetto preliminare presentato da Gefip, che l’anno dopo ottiene il parere favorevole della commissione VIA nazionale. D’ora in avanti si tratterà di trovare le ingenti risorse necessarie e soprattutto mettere in equilibrio il piano economico per avere anche il placet del CIPE.
Ma bisogna arrivare al 2012, con il governo Monti a pieno regime, per assicurare rinnovato smalto alla Orte-Mestre. Nell’Allegato infrastrutture del documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF) 2013-2015 viene confermata come intervento prioritario e, da luglio, sbandierata dal duo ministeriale Passera-Ciaccia come di imminente sblocco ad ogni vigilia di riunione del CIPE. Sinora, però, questo passaggio non è ancora avvenuto per problemi “tecnici” tra il Ministero delle Infrastrutture e quello dell’Economia. Problemi tecnici che sono più propriamente problemi di reperimento di risorse.
Del piano economico-finanziario non è dato sapere, ma gli espedienti fiscali del governo nel corso del 2012 dimostrano che quest’opera non si regge economicamente e finanziarla sarebbe un suicidio per le casse dello Stato. I “tecnici” si stanno inventando mirabolanti escamotage per far quadrare artificiosamente i conti, dall’istituzione dei micidiali project bond alle misure di de-tassazione per le infrastrutture di importo superiore ai 500 milioni – introdotte dal Decreto Sviluppo Bis e rese operative dal CIPE a marzo di quest’anno. Per la Orte-Mestre questo significa che, oltre al contributo pubblico di ANAS di 1 miliardo e 400 milioni per effetto del project financing, lo Stato rinuncerà a 1 miliardo e mezzo di entrate IVA, IRES, IRAP. Si stanno insomma intessendo le architetture fiscali utili ad aprire una nuova voragine di debito pubblico, giacché le casse dello Stato foraggeranno direttamente l’opera, copriranno i mancati rientri delle imprese private e andranno motu proprio a debito di imposte.
Ora, dire che il piano economico di un’opera viaria non risulta economicamente sostenibile, è semplicemente ammettere che i dati di traffico non sono sufficienti a giustificarne la necessità. Infatti, così com’è dimostrata l’inutilità del TAV valsusino, visto che la portata della linea ferroviaria esistente è ampiamente sotto-utilizzata, allo stesso modo i soli 18.000 veicoli medi giornalieri in transito, nel tratto veneto dell’attuale Romea, ricalcano il flusso di una banale strada provinciale, dove i mezzi pesanti, che oggi incidono per il 30%, scelgono sempre più spesso la viabilità gratuita, con le ovvie ricadute sulla sicurezza stradale.
Insistere con il dogma delle grandi opere non è solo perseguire irresponsabilmente un modello sviluppista distruttivo – l’aumento del debito comporta l’inasprimento delle misure di austerità, dei tagli ai servizi pubblici e all’occupazione – ma è altresì sposare le logiche che vedono le infrastrutture come strumenti di neo-colonialismo territoriale e nuovi asset su cui accentrare profitto speculativo da parte dei mercati finanziari, sempre più aggressivi nei confronti dei beni comuni e delle risorse naturali.
La Orte-Mestre è concettualmente arretrata, devastante, inutile e costosissima il cui unico scopo è quello di favorire le lobbies delle filiere del cemento/asfalto (quando non del malaffare), le trappole delle concessioni autostradali e i privilegi del capitale finanziario. Ma i comitati, le associazioni, i movimenti sono ben svegli…
Opzione Zero, comitato della Riviera del Brenta nel veneziano, nato nel 2004 proprio sulla vertenza Orte-Mestre, non ha mai abbassato la guardia sulle manovre politico-affaristiche intorno a quest’opera faraonica, con un’azione incessante di approfondimento e divulgazione. Il puntiglioso lavoro di ricerca ha rivelato tutte le connessioni che la legano a doppio filo ad altre grandi opere della delirante strategia infrastrutturale e insediativa regionale detta “Bilanciere del Veneto” (Passante di Mestre, GRA di Padova e Camionabile, Nogara-Mare, Veneto City a Dolo, Polo Logistico a Mira…).
Negli anni, il progressivo allargamento della visuale prospettica sulla Orte-Mestre ha aperto sempre nuove possibilità di azione e relazione e l’11 dicembre 2010 segna una data importante per tutte le realtà dei vari territori attraversati dal nuovo asse autostradale: nasce finalmente la Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, www.stoporme.org, con lo scopo di unire le forze e le risorse per contrastare quest’opera e individuare soluzioni alternative, più economiche e sostenibili. La Rete vede la partecipazione di importanti e qualificanti organizzazioni nazionali come WWF, Legambiente, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Stop Consumo di Territorio e Salviamo il Paesaggio … ma sono tantissime le associazioni, i comitati, le articolazioni locali di movimenti e forze politiche, e le personalità che hanno già dato adesione.
L’impegno è stato sinora quello di mantenere alta l’attenzione e monitorare qualsiasi notizia riconducibile alla nuova autostrada, con continui reciproci aggiornamenti, diffondendo informazione e conoscenza sull’opera. Si sono attivati i primi passi per la preparazione dei ricorsi, qualora il CIPE dovesse sbloccare le procedure. Si stanno programmando iniziative e mobilitazioni, la prossima prevista a fine maggio sarà un importante convegno nazionale a Ravenna. Soprattutto, si sono studiate efficaci proposte alternative in risposta, non già a una ulteriore domanda di mobilità, bensì a una crescente richiesta di sicurezza, di tutela e di minor spreco di risorse: l’adeguamento e la riqualificazione delle attuali SS309 Romea ed E45 è realizzabile con un decimo degli investimenti; la deviazione del traffico pesante sulla A13 e sulla rete autostradale esistente è attuabile immediatamente; il potenziamento del trasporto ferroviario e fluvio-marittimo è sostenuto e incentivato dalle norme europee.
Con la prorogatio di Monti, si profila un alto il rischio di colpi di mano e accelerazioni su tutte le grandi opere, unico settore destinato “a rassicurare i mercati e le banche”. Parimenti, le posizioni politiche di tutte le Regioni interessate sono lontanissime dal riconsiderare, a dieci anni di distanza dalla Legge Obiettivo e nel pieno della crisi, la pianificazione territoriale, concedendo una moratoria sulle infrastrutture. Ma è anche un momento importante in cui far emergere le contraddizioni di un modello fallito e divaricare quelle faglie che i movimenti di resistenza territoriale hanno ben dimostrato di saper aprire. Su questo Stop Or-Me e le realtà che ne fanno parte non mancheranno di dare il loro vigoroso contributo.
di Rebecca Rovoletto
Nuova Venezia – Rivolta contro i project financing
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12
apr
2013
Comitati a Palazzo Ferro Fini: «Una follia». E chiedono più partecipazione
«Chi semina strade, raccoglie traffico». È questa una delle tante scritte che ieri spiccavano sulle pareti del cortile di Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, affollato di gente che urlava «Vergogna». Una delegazione di decine di comitati per l’ambiente si è riunita per esprimere il proprio dissenso su alcune grandi opere in programma che verranno realizzate attraverso il «project financing».
«È la prima volta che un così nutrito numero di comitati si unisce e viene accolto in Regione: è un ottimo segnale»
ha affermato Michele Boato dell’Ecoistituto del Veneto che, insieme a don Albino Bizzotto di Radio Cooperativa e Carlo Costantino di Altro Veneto ha organizzato la manifestazione. Tra i molti gruppi sventolavano anche le bandiere di «Opzione Zero» (contro la Romea commerciale e Veneto City ) e «No Grandi Navi» e Luciano Mazzolin di Ambiente Venezia. Al centro del mirino l’uso del project financing, definito «una follia illegale». Si tratta di un metodo considerato a rischio zero per i privati che, per quanto riguarda per esempio la realizzazione delle autostrade, assicurano ai finanziatori mediante il pedaggio il rimborso del prestito, sulla base di calcoli sul flusso di traffico. Il punto è che, essendo opere commissionate dalla Regione, se il rimborso non viene raggiunto il buco si deve sanare con i soldi pubblici.
«Per l’ospedale dell’Angelo – prosegue Boato – paghiamo 399 milioni anziché 120 e dovrebbe servire da esempio per non ripetere l’errore».
In provincia i principali «progetti di finanza» previsti sono: il Centro Protonico di Mestre, la Meolo-Jesolo, la Sub-lagunare Venezia Tessera, il Sistema Integrato Fusina Ambiente, il Nuovo Porto Off-shore. I comitati chiedono di partecipare alla Commissione della Regione per fare luce sulla galassia Mantovani. Ci si aspetta inoltre dai consiglieri una mozione che tolga all’ingegner Silvano Vernizzi alcune cariche istituzionali che possono scatenare conflitti d’interesse. Infine, ci si attende una mossa di apertura dalla Regione che, nonostante si sia dimostrata aperta al dialogo, ha approvato nel pomeriggio la realizzazione delle grandi opere.
Vera Mantengoli
IL PIANO TRIENNALE APPROVATO DAL CONSIGLIO REGIONALE
Grandi opere, avanti tutta. Il sit-in degli ambientalisti.
VENEZIA – Grandi opere pubbliche: avanti tutta, la Regione non si ferma anche se di soldi in cassa ce ne sono pochi e l’unico grande intervento che procede è il Mose, ma la cassa sta a Roma. E mentre i comitati ambientalisti «assediano pacificamente» palazzo Ferro Fini, verso le 18 arriva il via libera con 26 sì, 2 astenuti e 16 contrari. Poi tutti a casa. Il piano cave può attendere. In aula ha parlato a lungo l’assessore Renato Chisso che ha ribadito l’importanza di rimettere in moto l’economia del Veneto, un modello per tre grandi operazioni: il Passante di Mestre, l’ospedale all’Angelo e il rigassificatore. Netta l’opposizione del Pd che ha ribadito l’inutilità di un piano già esaurito per mancanza di risorse: nulla di quanto previsto è stato realizzato. Durissimo Pierangelo Pettenò (Prc) schierato in difesa degli ambientalisti, ricevuti dal presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato e dai rappresentanti di tutti i partiti tranne la Lega. L’elenco delle opere. Gli interventi finanziati con il project financing, contestati dai comitati e sui quali è stata creata una commissione speciale d’inchiesta, sono:
la «Via del Mare», cioè il collegamento A4 tra Autostrada Venezia Trieste e Jesolo e litorali; il nuovo sistema delle tangenziali lungo la A4 Verona, Vicenza e Padova; Grande Raccordo Anulare di Padova; Passante Alpe Adria e il prolungamento della A27 con il collegamento tra i caselli di Portogruaro e Latisana, Bibione e il Litorale). L’altro megaintervento è la nuova autostrada sul tracciato della Valsugana da Bassano a Trento e l’ammodernamento dell’area nord di Belluno.
In cima alle priorità e finanziati dalla Regione c’è la vera lista delle opere pubbliche: la strada regionale «Padana Inferiore» con 35,6 milioni e la superstrada Pedemontana Veneta con 173 milioni i cui lavori sono iniziati a Montecchio Precalcino: dopo lo scavo tutto si è fermato e l’autostrada è un’immensa piscina di fango.
«Ci sono i soldi per realizzare l’opera?» ha detto ieri Pettenò. «Facciamo una rapida verifica oppure si fermi tutto».
Completa l’elenco l’autostrada regionale a pedaggio «Nogara Mare» con 50 milioni, su cui pende un ricorso al Tar. Contro questi progetti, ieri si è schierato il Veneto ambientalista che non si arrende, che protesta contro le
«colate di cemento che rischiano di massacrare la campagna e le colline».
E’ il Veneto dei comitati ambientalisti guidato da don Albino Bizzotto, leader dei Beati costruttori di Pace e pacifista internazionale con marce in Bosnia e in Palestina, e da don Giuseppe Mazzocco, parroco di Adria che protesta contro la centrale a carbone nel Polesine. Al loro fianco, una galassia di associazioni ambientaliste, in sintonia con i No Tav della Val di Susa ma ancorate a una prassi democratica: la protesta deve portare a dei risultati concreti e vanno coinvolte le istituzioni. Ecco allora che ieri la galassia-ambientalista è stata ricevuta da Clodovaldo Ruffato, presidente del consiglio regionale (Pdl) e dai gruppi regionali: tutti attorno al tavolo, tranne la Lega, dilaniata dalle beghe interne tra proZaia e proTosi. (al.sal.)
«Stop alla Mantovani»
Le associazioni ricevute da Ruffato, la Lega dà forfait
VENEZIA – Don Albino Bizzotto ha celebrato persino una messa a Thiene, su un terreno che sarà espropriato per far posto alla Pedemontana: ieri la protesta è tornata a farsi sentire quando Clodovaldo Ruffato, presidente del consiglio regionale, ha incontrato la Rete dei comitati per un Altro Veneto, la Rete polesana dei comitati per l’ambiente, il Cat della riviera del Brenta e del Miranese e la Covepa della Pedemontana. «La terra è un bene di tutti, bisogna difendere gli interessi dei disoccupati e non delle grandi aziende, Zaia ha detto no al cemento ma non si è fatto vedere», ha detto don Bizzotto. Poi l’architetto Costantini ha sottolineato come il Veneto realizzi opere al fuori del Ptrc in un regime di monopolio per la Mantovani:
«C’è l’occasione di fare chiarezza con la commissione speciale d’inchiesta, ma il sistema di fatture false portato a galla era già stato segnalato dalla Corte dei Conti».
Ruffato ha garantito massima trasparenza e l’impegno a non massacrare il territorio, mentre Fracasso (Pd)ha proposto di aprire una vertenza con la giunta perché l’elenco delle grandi opere è un fiasco completo: nulla è stato realizzato. Marotta (Idv) ha sottolineato lo scandalo dell’ospedale all’Angelo di Mestre, mentre Bottacin (Verso Nord) ha criticato Galan: il governatore più liberista d’Italia, ha regalato alla Mantovani il monopolio di tutte le opere. Durissimo Moreno Teso (Pdl: ho votato contro la commissione d’inchiesta, non serve a nulla. Il project demolisce la piccola e media impresa. Nessuno saprà mai cosa c’è dietro ai contratti.
Gazzettino – Venezia. Stop,Il sit-in dei comitati veneti contro i project financing
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12
apr
2013
LA PROTESTA – I comitati e la finanza di progetto «Anche noi nelle commissioni»
VENEZIA – Le commissioni d’inchiesta sugli appalti della Regione Veneto devono consentire la partecipazione pubblica. È la richiesta dei circa 200 comitati che ieri, rappresentati dai propri portavoce, hanno effettuato un sit-in a Palazzo Ferro Fini. Una domanda di trasparenza rinnovata poi al presidente del consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato in un incontro che ha visto la partecipazione di alcuni consiglieri. Sul piatto della discussione, il cosiddetto fallimento del sistema project financing («capace di creare apparati consociativi e ammazzare la piccola media impresa locale»). (t.c.)
APPALTI IN REGIONE. AMBIENTALISTI A PALAZZO FERRO FINI
«Le commissioni d’inchiesta devono essere pubbliche»
(t.c.) Partecipazione pubblica alle commissioni d’inchiesta sugli appalti della Regione. Questa la principale richiesta delle varie associazioni contro le grandi opere, espressa ieri al presidente del consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato. Una pressante domanda di trasparenza che un centinaio di portavoce dei circa 200 comitati veneti ha trasferito a palazzo Ferro Fini, presenti alcuni capogruppo. Come si ricorderà, la Regione ha posto in essere due gruppi d’inchiesta dopo l’affaire Mantovani: una straordinaria, l’altra affidata alla prima commissione. Se Ruffato ha parlato genericamente di audizioni, la partecipazione diretta delle associazioni è stata caldeggiata da Gennaro Marotta (Idv), Pierangelo Pettenò (Rifondazione), mentre Moreno Teso (Pdl) si è detto estremamente scettico sull’esito delle verifiche, dal momento che le commissioni «avranno in mano solo documenti ufficiali e già certificati». Sul piatto della discussione, il cosiddetto fallimento del sistema project financing («capace di creare apparati consociativi e ammazzare la piccola media impresa locale») e l’opportunità, caldeggiata da Luciano Mazzolin, di metter mano ai primi finanziamenti pubblici devoluti alla Mantovani proprio con il Mose. «I comitati chiedono trasparenza – ha detto Michele Boato – questo è un primo passo; novità è la partecipazione anche di aggregazioni No grandi opere dell’area veronese».
«Invece che alle grandi opere pensiamo a curare il territorio e al trasporto davvero «pubblico» – ha invitato Carlo Costantini, per «Altro Veneto» – certi accordi con i privati in regime di monopolio portano ad operazioni a zero rischio da parte dei primi e pericolo totale per i soldi pubblici, perché poi la Regione si trova magari a ripianare pedaggi autostradali non sufficienti secondo le iniziali previsioni».
REGIONE Tiozzo (Pd): rivedere la strategia. L’assessore Chisso: serve lungimiranza, l’economia è in ripresa
Grandi opere, il Veneto sfida la crisi
Scontro in consiglio, la maggioranza vara il piano da 2,5 miliardi: dalla Pedemontana alla Nogara-Mare, dai treni alle tangenziali
Approvato il Programma triennale degli interventi nel settore dei lavori Pubblici per circa 2,5 miliardi.
Materiale per ironizzare ce n’era fin troppo, a partire dal titolo all’ordine del giorno del consiglio regionale del Veneto: “Programma triennale 2012-2014 ed elenco annuale dei lavori pubblici di competenza regionale da realizzarsi nel 2012″. Da realizzarsi un anno fa e se ne parla quasi a metà 2013? Tant’è, arrivato in aula decisamente in ritardo, l’argomento delle grandi opere da realizzare in Veneto ha monopolizzato buona parte dei lavori di ieri a Palazzo Ferro Fini. Intrecciandosi, peraltro, con i dati diffusi dalla giunta regionale sul drammatico aumento di case vuote come certificato dall’ultimo censimento: tra invendute e sfitte si sfiorano le 390mila abitazioni disabitate, con percentuali in crescita rispetto al 2001 (+21,7%), soprattutto nelle province di Treviso, Padova e Rovigo. E allora: se a causa della recessione non si vende e non si compra un mattone che sia uno, ha senso progettare nuove grandi opere? Soprattutto, se la gente in auto corre sempre di meno perché la benzina costa e l’auto sta diventando un lusso, ha senso progettare nuove strade, peraltro per la maggior parte con quel meccanismo del project financing su cui lo stesso consiglio regionale ha deciso di “indagare” dopo lo scandalo della Mantovani istituendo un’apposita commissione? La risposta di Renato Chisso è stata cristallina: sì, ha senso. Ha senso – ha detto – il proseguimento dei lavori per la metropolitana di superficie (Sfmr) con 165 milioni di euro. E hanno senso la Pedemontana Veneta, la Nuova strada regionale Padana Inferiore, la Nogara-Mare, il nuovo sistema delle tangenziali venete Verona-Vicenza-Padova, tanto per citare alcuni degli interventi programmati. Così come hanno una ragione gli interventi nel settore della difesa del suolo (476,3 milioni di cui 37,1 di capitale privato) e, appunto, quelli su strade, autostrade e concessioni (1.852,4 milioni di cui 1.627,5 di capitale privato). E le critiche?
L’assessore alla Mobilità e alle Infrastrutture è rimasto ad ascoltare il dibattito in consiglio regionale dall’inizio alla fine. Concludendo con un invito: «Bisogna avere lungimiranza». Certo, la crisi c’è ed è chiaro che deve esserci una risposta da parte della politica: «Possiamo ipotizzare che si continui a ragionare di crisi per i prossimi vent’anni, ma la verità – ha avvertito Renato Chisso – è che se non ci sarà un cambio di marcia a livello centrale nel giro di sei mesi saremo spazzati via come classe politica dai cittadini».
Chisso ha contestato le obiezioni dell’opposizione che gli ha ricordato il drastico calo di traffico automobilistico: «Non si può ragionare – ha detto l’assessore – dicendo che il dato contingente è il calo del traffico. Autovie Venete, tra l’altro, presenta un inversione di tendenza, è il segnale di rimessa in moto dell’economia. Mi chiedete di mettere la parola fine alla grandi opere e di rivederci tra dieci anni? No. Possiamo fare delle correzioni, riaggiornare il Piano regionale dei trasporti, ma allo stop non ci sto. Serve lungimiranza».
Le obiezioni dell’opposizione sono rimaste agli atti Giampiero Marchese, Pd, ha tirato le orecchie alla maggioranza: «Il piano è del 2012, diteci cosa è stato fatto». Lucio Tiozzo, capogruppo dei democratici, ha chiesto una pausa di riflessione: «È il momento di rivedere tutta la strategia sulle infrastrutture viarie in Veneto, tenendo conto delle esigenze di rilancio economico, ma anche di quelle legate alla compatibilità ambientale».
Al voto il Piano – che prevede un impegno complessivo di circa 2,5 miliardi di euro – è passato con 26 voti favorevoli, 16 contrari e due astenuti. «Lega e Pdl – ha commentato Pietrangelo Pettenò, Sinistra – in spregio agli appelli lanciati qualche ora prima dagli ambientalisti, hanno anche bocciato la richiesta di correggere il provvedimento introducendo il divieto di ricorrere alla pratica dei progetti di finanza, veri e propri buchi neri per le risorse pubbliche».
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